Gli scritti in prosa Strettamente legata al è Canzoniere Storia e cronistoria  del Canzoniere (1948), una sorta di autocommento  del poeta ai propri versi , ma una prima, fondamentale  introduzione alla lettura della poesia di Saba è un articolo  del 1911 intitolato Quello che resta da fare ai  poeti . In esso l’autore teorizza la propria concezione di  una «poesia onesta» – diretta, priva di retorica, basata  su un’ispirazione autentica – in polemica con altre tendenze  della lirica del tempo. Nel 1946 esce la raccolta , che  Scorciatoie e raccontini presenta brevi testi scritti quasi tutti l’anno precedente,  oltre a pochi brani risalenti agli anni Trenta. L’autore manifesta  qui una tendenza all’aforisma – che si esercita  su temi sociali, politici, culturali e letterari – e una vena  ironica volta a demistificare le forzature e le rigidità delle  ideologie. Nel 1956 viene pubblicato il volume Ricordi- , che contiene testi memorialistici e narrativi  Racconti scritti per lo più negli anni Dieci e caratterizzati da uno stile aereo e a tratti fiabesco .  Un ricco epistolario , infine, attende ancora di essere ordinato. Umberto Saba. Il , scritto nel ma rimasto e pubblicato  romanzo autobiografico Ernesto 1953 incompiuto postumo soltanto nel 1975, affronta un tema che, ai tempi della sua stesura, rappresentava  ancora un tabù: l’ omosessualità . Protagonista dell’opera – ispirata a un’esperienza  giovanile dell’autore – è Ernesto, alter ego di Saba, un ragazzo di sedici anni che  affronta la propria iniziazione alla vita attraverso una relazione con un uomo ventottenne. Ernesto supera la sua fase omosessuale, che rimane però latente nel suo inconscio (il  libro si interrompe proprio con l’incontro tra il protagonista e un giovane della sua età,  Ilio). Il libero esercizio della sessualità è narrato come un fatto positivo e naturale, ed è  descritto con affettuosa ingenuità, sebbene lo scrittore, a distanza di tanti anni, guardi  a quell’episodio della propria giovinezza non senza una certa sofferenza. Ernesto Nell’ è particolarmente evidente la presenza di alcune categorie freudiane: conscio/ Ernesto inconscio, divieto sociale, trasgressione della norma interiorizzata, rimozione. Trattandosi  di un libro-confessione (anche se scritto in terza persona, come del resto Storia  e cronistoria del Canzoniere ), in cui l’autore, ormai anziano, rievoca alcuni momenti  significativi della propria adolescenza, egli ha modo di confrontarsi in esso con quanto  di irrisolto è ancora sepolto nel suo io più profondo. Se nel si ha spesso l’impressione che certi temi siano affrontati per via  Canzoniere indiretta o in modo allusivo, qui l’autore appare molto esplicito, mettendo da parte finzioni  e autocensure e impiegando un linguaggio diretto ed estremamente realistico ,  che non manca di fare occasionalmente ricorso al dialetto triestino , la lingua parlata  dall’autore nella vita quotidiana e familiare. Allo stesso tempo, il fatto che Saba si  sia rifiutato di pubblicare il libro (che uscirà postumo nel 1975) testimonia come molte  questioni della sua vita psichica siano rimaste senza soluzione. Gli elementi psicanalitici e il linguaggio