T8 Upupa, ilare uccello calunniato Ossi di seppia “Osso breve”, composto nei primi anni Venti. Nel vasto bestiario poetico di  Montale l’upupa ha un ruolo di primo piano: non funerea creatura della notte,  come voleva una secolare tradizione letteraria, bensì alato benevolo,  folletto messaggero della primavera, in grado di sospendere il naturale corso del tempo. Endecasillabi e settenari liberamente disposti. METRO La riabilitazione di un uccello Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti, che roti la tua cresta sopra l’aereo stollo del pollaio e come un finto gallo giri al vento;       nunzio primaverile, upupa, come 5 per te il tempo s’arresta, non muore più il Febbraio, come tutto di fuori si protende al muover del tuo capo,     aligero folletto, e tu lo ignori. 10 : uccello crestato dal piumaggio  1 Upupa variopinto. : allegro uccello diffamato  1-2 ilare… dai poeti dai poeti, che ne hanno fatto una creatura  sinistra e notturna, a dispetto della verità. : ruoti. il ciuffo di piume sul capo. 2 roti cresta: : pertica in legno (aereo in  3 aereo stollo quanto slanciato verso il cielo). : rimanda all’uso  4 come un finto… vento di porre galli di lamiera sui tetti di case o  capanne, per segnare la direzione del vento. Ma “galletto di marzo” è anche il nome  popolare dell’upupa. : l’upupa, uccello migratore,  5 nunzio primaverile arriva in Italia all’inizio della primavera.  : ha valore esclamativo. come : grazie a te il tempo  6-7 per te… Febbraio si ferma e resta come sospeso nel momento  del risveglio primaverile. : il mondo sembra  8-9 come tutto… capo risvegliarsi a un cenno dell’inconsapevole  upupa. : alato. 10 aligero DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Se in molte culture antiche, in quella greca ma anche in quelle persiana e islamica, l’upupa  viene ritenuta una messaggera della divinità, e la sua corona di piume un segno regale,  la Bibbia la considera un uccello «immondo», del quale è proibito consumare le carni. Il  nome onomatopeico con cui è conosciuta, derivato probabilmente dal suo richiamo, non  le ha giovato in campo letterario. Sfruttando il vocalismo cupo del suo nome i poeti hanno infatti trasformato l’upupa,  uccello per lo più diurno, in una funesta abitatrice delle tenebre. Giuseppe Parini, nel ,  Giorno le fa sbattere le ali nottetempo in compagnia di «gufi e mostri avversi al sole», gettando  strida di malaugurio. Del brano sembra ricordarsi Ugo Foscolo nei , quando  Sepolcri – nel lamentare la sorte delle spoglie di Parini – immagina un’upupa uscire al chiaro di luna  da un teschio, «e svolazzar su per le croci / sparse per la funerea campagna», dove risuona  il suo «luttuoso / singulto». A questa tradizione si rifarà più tardi Giosuè Carducci,  che in definisce «funebre» l’upupa. Giambi ed epodi Un uccello calunniato A restituire il giusto onore all’ provvede Montale. Come nei ( T1,  uccello calunniato Limoni ▶ p. 293) il poeta ligure intende contrapporsi agli stereotipi dei colleghi «laureati»: se là si  trattava di piante («bossi ligustri o acanti»), qui ci spostiamo nel regno animale a cui appartiene  l’upupa, che nella realtà assomiglia più al vivace folletto descritto da Montale che  non al lugubre uccello raffigurato dagli autori precedenti. Essa viene così ad affiancarsi  alle tante altre creature alate che popolano gli : merli, falchi, martin pescatori,  Ossi di seppia gufi, ghiandaie, pavoncelle, cormorani. La revisione di Montale  >> pagina 315  Ancora una volta Montale mette in scena un evento in qualche misura portentoso collegato  a un fenomeno naturale: l’upupa sembra in grado di comandare il tempo e regolare  il ciclo delle stagioni con i movimenti del capo. Insieme alla bella stagione, annuncia la  possibilità di interrompere il corso meccanico delle cose: ma non se ne rende conto ( e tu  lo ignori , v. 10). La consapevolezza appartiene piuttosto all’io lirico che la osserva e che  trova nella sua presenza una tregua al «male di vivere» che lo attanaglia. L’upupa, regina del tempo Le scelte stilistiche L’allocuzione del poeta si snoda in un unico periodo, di cui crea una pausa al v. 4 tramite un  punto e virgola. Il vocativo è rilanciato a intervalli regolari da epiteti che qualificano positivamente  l’upupa: ilare uccello (v. 1); nunzio primaverile (v. 5); aligero folletto (v. 10). Meno fitto del  solito è invece il tessuto di assonanze; soltanto due, infine, sono le rime ( cresta : arresta , vv. 2  e 6; pollaio : Febbraio , vv. 3 e 7), a cui si aggiunge una rima interna ( fuori : ignori , vv. 8 e 10). Il tessuto sintattico e quello metrico VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Fai la parafrasi del testo. 1 La poesia può essere suddivisa in due parti: nella  2 prima si descrivono le azioni dell’upupa e nella seconda i loro effetti. Riferisci in un linguaggio piano le une e gli altri. ANALIZZARE Analizza la distribuzione degli endecasillabi e dei  3 settenari nel componimento. INTERPRETARE Quale significato assume l’inconsapevolezza  4 dell’upupa? SCRIVERE PER... ESPORRE Conosci altri animali che siano stati oggetto di poesie,  5 racconti, romanzi, ma anche di canzoni o film? Parlane in un testo espositivo di circa 30 righe. T9 Arsenio Ossi di seppia Composta nel 1927, la poesia venne subito pubblicata su “Solaria” e tradotta sulla rivista del poeta statunitense T.S. Eliot “The Criterion”. È un testo che fa da ponte fra gli Ossi di seppia , dove entrò nella seconda edizione del 1928, nella sezione Meriggi e ombre , e . Una violenta tempesta si avvicina Le occasioni al lungomare di una cittadina balneare. Il poeta esorta il suo alter ego , Arsenio, ad abbandonarsi alla furia degli elementi, per evadere da una quotidianità insostenibile, ma l’illusione è di breve durata. 5 strofe diseguali, fra i 10 e i 15 versi ciascuna, composte di endecasillabi (ma nella prima  METRO strofa il v. 9 è un settenario, i vv. 7 e 11 sono quinari). L’impossibile fuga di un inetto I turbini sollevano la polvere sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi deserti, ove i cavalli incappucciati annusano la terra, fermi innanzi       ai vetri luccicanti degli alberghi. 5 Sul corso, in faccia al mare, tu discendi in questo giorno or piovorno ora acceso, in cui par scatti a sconvolgerne l’ore     uguali, strette in trama, un ritornello 10 di castagnette. : folate di vento che annunciano  1 I turbini l’arrivo della tempesta. : i cavalli delle carrozze,  3 cavalli incappucciati che vengono tenuti incappucciati  in modo tale che restino tranquilli e fermi  quando non sono in servizio. : dinanzi. tu discendi: si rivolge  6 in faccia ad Arsenio. : che minaccia pioggia. 8 piovorno : che si susseguono  10 strette in trama inesorabili una dopo l’altra. : il rumore dei tuoni. Alcuni  11 castagnette tuttavia intendono petardi, e altri ancora  ritengono che il poeta si riferisca al suono  delle nacchere, proveniente dall’orchestrina  di cui si parlerà in seguito. È il segno d’un’altra orbita: tu seguilo. Discendi all’orizzonte che sovrasta una tromba di piombo, alta sui gorghi,     più d’essi vagabonda: salso nembo 15 vorticante, soffiato dal ribelle elemento alle nubi; fa che il passo su la ghiaia ti scricchioli e t’inciampi il viluppo dell’alghe: quell’istante     è forse, molto atteso, che ti scampi 20 dal finire il tuo viaggio, anello d’una catena, immoto andare, oh troppo noto delirio, Arsenio, d’immobilità… Ascolta tra i palmizi il getto tremulo     dei violini, spento quando rotola 25 il tuono con un fremer di lamiera percossa; la tempesta è dolce quando sgorga bianca la stella di Canicola nel cielo azzurro e lunge par la sera     ch’è prossima: se il fulmine la incide 30 dirama come un albero prezioso entro la luce che s’arrosa: e il timpano degli tzigani è il rombo silenzioso. Discendi in mezzo al buio che precipita     e muta il mezzogiorno in una notte 35 di globi accesi, dondolanti a riva, – e fuori, dove un’ombra sola tiene mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita l’acetilene –                         finché goccia trepido     il cielo, fuma il suolo che s’abbevera, 40 tutto d’accanto ti , sbattono ▶  sciaborda le tende molli, un frùscio immenso rade la terra, giù s’afflosciano stridendo le lanterne di carta sulle strade. TRECCANI ▶ Le parole valgono sciabordare La parola ha un valore quasi onomatopeico, nel senso che già il suo suono ne indica in qualche modo il significato: in funzione transitiva, “agitare”, “rimescolare un liquido nel recipiente che lo contiene” oppure, usato intransitivamente, con riferimento ad acqua o altri liquidi, “frangersi”, “battere ripetutamente contro un ostacolo, producendo un caratteristico rumore continuato”. Scrivi due ▶ frasi, in cui sia utilizzato rispettivamente sciabordare in funzione transitiva e intransitiva. : un altro ordine esistenziale. 12 un’altra orbita : scendi verso  13-14 Discendi… piombo il mare, sovrastato da una tromba d’aria,  color piombo. : mobile. 15 vagabonda : nuvola vorticosa  15-17 salso nembo… nubi piena di salsedine, che il vento spinge  dal mare verso le nubi. : della spiaggia. 18 ghiaia : le  18-19 t’inciampi il viluppo dell’alghe alghe aggrovigliate ti facciano inciampare. : ti liberi dalla  Adombra forse l’ipotesi del suicidio. 20-21 ti scampi… viaggio necessità di terminare il tuo cammino. : vertigine, data dalla consapevolezza  23 delirio dell’ . immobilità : le palme del lungomare. 24 i palmizi il  getto : il suono. : sovrastato. 25 spento : con un  26-27 con un fremer… percossa rumore di lamiera colpita. : spunta. :  28 sgorga la stella di Canicola Sirio, della costellazione del Cane, in cui il  sole entra in estate. I temporali sono dolci  in estate ( , v. 27), forse  la tempesta è dolce perché ristorano dal caldo. : la sera, ormai  29-30 lunge… prossima vicina, sembra ancora lontana (perché in  estate la luce dura a lungo). : se il fulmine  30-32 se il fulmine… s’arrosa lampeggia, si forma in cielo la figura di  un albero come fosse un ricamo prezioso,  mentre la luce del tramonto assume  una tinta rosata. : il timpano  32-33 il timpano… silenzioso (strumento a percussione) dei musicisti  tzigani (com’erano detti i suonatori ambulanti;  tzigano è sinonimo di zingaro) si  sostituisce al tuono che non si ode, perché  troppo lontano, al contrario di quanto  accade ai vv. 24-27. : fra le tenebre  34 in mezzo… precipita che scendono all’improvviso, per l’arrivo  del temporale. : lanterne di carta appese per ornamento  36 globi (v. 44). : dalle barche da  38-39 gozzi… acetilene pesca ( ) lampeggiano le lampade ad  gozzi acetilene (un gas che serve per illuminare). : si lega a . Il verso “a  39 finché Discendi gradino” scandisce l’inizio del temporale. : dal cielo palpitante  39-40 goccia… il cielo piovono le prime gocce. :  fuma il suolo per il vapore che si crea al contatto delle  gocce d’acqua con il terreno caldo. : attorno ad Arsenio  41 tutto… ti sciaborda tutto si agita (“sciabordare” è vocabolo  del lessico marinaresco che indica  propriamente il frangersi delle onde sulla  chiglia delle navi). : le tende allentate dei  42 le tende molli locali sul lungomare. : il fruscio dell’acqua  42-43 un frùscio… terra piovana spinta dal vento colpisce di  traverso il terreno.     Così sperso tra i vimini e le stuoie 45 grondanti, giunco tu che le radici con sé trascina, viscide, non mai svelte, tremi di vita e ti protendi a un vuoto risonante di lamenti     soffocati, la tesa ti ringhiotte 50 dell’onda antica che ti volge; e ancora tutto che ti riprende, strada portico mura specchi ti figge in una sola ghiacciata moltitudine di morti,     e se un gesto ti sfiora, una parola 55 ti cade accanto, quello è forse, Arsenio, nell’ora che si scioglie, il cenno d’una vita strozzata per te sorta, e il vento la porta con la cenere degli astri. : le sedie di vimini. 45 vimini : tu, come un giunco  46-48 giunco… svelte che trascina con sé radici viscide, mai  strappate. : la distesa dell’onda  50-51 la tesa… volge costituita dai vecchi legami ( ) che  antica ti avvolge ( ) torna a sommergerti. ti volge : conficca. 53 figge : indica la fine  57 nell’ora che si scioglie del temporale, ma anche della possibilità  di un miracolo. : soffocata. per te sorta: che  58 strozzata si manifesta per te. Emil Nolde, , 1910. Londra, collezione privata. Mare d’autunno I  >> pagina 318  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il nome del protagonista richiama da un lato quello dell’autore reale, Eugenio, e dall’altro  contiene il prefisso del termine “arsura”, che abbiamo già incontrato come “chiave climatica”  degli Ossi di seppia . Arsenio è una controfigura del poeta, che lo invita ad andare incontro  alla tempesta, nella quale si concentra l’idea di fuga da un’atmosfera esistenziale insopportabile.  Montale inscena in termini narrativi la dialettica fra due aspetti della propria  personalità, divisa tra scetticismo e aspirazione alla rinascita vitale. I rumori minacciosi del  temporale si mescolano alla musica di un’orchestrina che suona sul lungomare. Il momento  pare propizio alla ricerca di un’altra orbita (v. 12), cioè di un’altra dimensione, rispetto a  quella consueta in cui l’io si sente soffocare. Di qui gli imperativi con i quali il poeta esorta  Arsenio: tu seguilo (v. 12), Discendi (v. 13), Ascolta (v. 24, che all’acme della tensione apre  un momento di tregua) e ancora Discendi (v. 34). Sull’orizzonte marino, dove turbina una tromba d’aria, la luce dei (v. 38) sembra  gozzi indicare un altrove, come sarà la luce della «petroliera» nella ( T13, p.  Casa dei doganieri ▶ 328), composta qualche anno più tardi. La natura, colta in un momento eccezionale, sembra  indicare la possibilità di un «varco»: ma, ancora una volta, l’illusione è destinata a svanire. Eugenio e Arsenio Arsenio è un indeciso, roso dai dubbi, come lo Zeno di Italo Svevo, che proprio Montale  aveva da poco contribuito a far conoscere in un celebre articolo del 1925. La sua drammatica  passeggiata verso il mare non approda né a una liberazione né a un esito tragico,  ma solo a un acuirsi della percezione della propria fragilità e solitudine. Il tentativo fallito  di strapparsi alle vecchie, frustranti abitudini è reso tramite la metafora del giunco (v. 46)  che trascina con sé le proprie radici, non mai / svelte (vv. 47-48). La metamorfosi vegetale  di questo antieroe, più che al panismo di Alcyone , va riconnessa al canto XIII dell’ Inferno ,  in cui Dante si inoltra fra gli sterpi dove dimorano le anime dei suicidi, in un luogo deserto  eppure percorso da gemiti, che Montale riecheggia ai vv. 49-50 nel vuoto risonante di  lamenti / soffocati . In seguito, la ghiacciata moltitudine di morti (v. 54) in cui il protagonista  è ricacciato dal “ritorno” degli oggetti consueti (elencati per asindeto come in Forse  un mattino andando in un’aria di vetro , ▶ T6, p. 310) rimanda a Cocito, il lago ghiacciato  del canto XXXII dove sono confitti i traditori. È da notare come negli stessi anni anche  Thomas Stearns Eliot, nel poemetto La terra desolata ( The Waste Land , 1922), faccia largo  ricorso a Dante per conferire agli scenari quotidiani una patina infernale. L’uomo giunco Il fulmineo e misterioso (vv. 57-58) introduce cenno d’una / vita strozzata per te sorta in  extremis un riferimento a una figura femminile: Arletta. Donna morta troppo giovane, è  il corrispettivo della Silvia leopardiana, e tornerà nella Casa dei doganieri . Qui il contatto  con Arsenio pare dovuto, più che a una volontà, all’azione del fato: il gesto (v. 55) lo sfiora,  la parola gli cade accanto (v. 56), ma il protagonista non ha la forza, la sensibilità, la  prontezza di raccoglierla. Il vento, che all’inizio del componimento aveva aperto le porte  alla speranza, la disperde ora irrevocabilmente. La vita strozzata Le scelte stilistiche La figura retorica dominante è l’ossimoro, chiamato a tradurre sul piano stilistico la condanna  al dubbio in cui si macera il protagonista nel suo immoto andare, oh troppo noto /  delirio, Arsenio, d’immobilità (vv. 22-23). Ancora, sono in rapporto oppositivo la tempesta  dolce (v. 27), e il rombo silenzioso (v. 33) dei tuoni, surrogato dal timpano (v. 32), in  un perfetto scambio tra suoni della natura e suoni prodotti dall’uomo (l’orchestrina tzigana),  che si ripercuote nella sinestesia per cui l’arpeggio dei violini è definito getto tremulo  (v. 24), quasi si trattasse di un liquido. Alla stessa maniera, poco dopo, la stella di Canicola  non spunta, ma sgorga (v. 28). La (v. 54) in cui da ultimo Arsenio si ritrova è costituita, in realtà,  moltitudine di morti dagli uomini che gli stanno intorno: vivendo senza accorgersene un’esistenza inautentica,  essi non sono più che arredi dei luoghi che frequentano, a loro volta compressi in un  elenco asindetico, strada portico / mura specchi (vv. 52-53). Gli ossimori  >> pagina 319  L’intenzione di creare un’atmosfera suggestiva e drammatica guida anche le scelte foniche.  In primo luogo va notato il sistematico contrappunto fra il ritmo dettato dalla punteggiatura  e la metrica. A dissolvere la regolare cadenza dell’endecasillabo contribuiscono  – oltre ai numerosi enjambement – le parole sdrucciole, che compaiono con frequenza assai  superiore alla media dell’italiano, cadendo sovente in luoghi privilegiati: in particolare  ricorrono alla fine dei versi d’apertura delle strofe ( polvere , v. 1; seguilo , v. 12; tremulo ,  v. 24; precipita , v. 34). Le sdrucciole La penuria di rime perfette (notevole però , vv. 18 e 20, che correla la  inciampi : scampi salvezza a un intralcio nella regolarità quotidiana) è compensata dagli accordi fonici che  di volta in volta impostano una tonalità dominante. Evidente è per esempio la sequenza  or che si impone a partire dal v. 6 ( corso, giorno, or piovorno ora acceso, ore, ritornello, e  nella strofa successiva orbita, orizzonte, gorghi, vorticante ), la sequenza nasale + dentale  a partire dal v. 13 ( Discendi, orizzonte, tromba, piombo, vagabonda, nembo, vorticante,  elemento ecc.) e l’insistenza sulla t che connota l’ultima strofa, fitta di allitterazioni. Accordi fonici VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Dai un titolo a ciascuna strofa e sintetizzane il contenuto. 1 Perché Arsenio può essere considerato una controfigura  2 dell’autore? Che cos’è il (vv. 15-16)? 3 salso nembo / vorticante ANALIZZARE Individua tutte le allitterazioni presenti nel componimento. 4 Elenca nella tabella i vocaboli tecnici, quelli prosaici  5 e quelli letterari presenti nel componimento. Vocaboli tecnici   Vocaboli prosaici Vocaboli letterari In che cosa consiste la “tregua” espressa nella terza  6 strofa, e come è connotata dal punto di vista  stilistico? INTERPRETARE Quale significato assume il temporale? 7 SVILUPPARE IL LESSICO Distingui, nel componimento, i verbi alla seconda  8 persona dell’indicativo presente e quelli alla  seconda persona dell’imperativo presente: in che  modo questi due modi verbali contribuiscono alla  creazione del “personaggio” di Arsenio? Indicativo Imperativo     SCRIVERE PER... ARGOMENTARE In questa e in altre poesie Montale fa riferimento  9 a una serie di oggetti, di abitudini e di circostanze  che ci inchiodano alla vita di sempre, impedendoci  di aprirci a possibilità diverse. Quali  sono a tuo avviso questi oggetti e questi comportamenti  che nella vita di ciascuno funzionano  come “radici” che ci legano all’esistenza consueta?  Rispondi in un testo argomentativo di circa  30 righe, facendo riferimento alle tue esperienze  e alle tue osservazioni.