T13 La casa dei doganieri Le occasioni In questo componimento, pubblicato per la prima volta nel 1930 sull’“Italia letteraria”,  Montale si rivolge a una donna ormai lontana, identificabile con Arletta  (Anna degli Uberti), musa della sua prima stagione poetica. A custodire  il ricordo della casa dei doganieri il poeta è rimasto solo, in un presente fatto  di dubbi, angosce, frustrazione. Nel componimento l’antitesi fra ieri e oggi  appare insuperabile. 4 strofe alternate di 5 e 6 versi, per lo più endecasillabi. Irregolare e fitto il tessuto delle rime. METRO La forza della memoria Tu non ricordi la casa dei ▶  doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri       e vi sostò irrequieto. 5 Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna.     Tu non ricordi; altro tempo frastorna 10 la tua memoria; un filo s’addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà.     Ne tengo un capo; ma tu resti sola 15 né qui respiri nell’oscurità. Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente     ancora sulla balza che scoscende…). 20 Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. TRECCANI ▶ Le parole valgono doganiere Il è propriamente l’impiegato doganiere di dogana , ma nell’uso corrente il vocabolo può indicare anche l’ufficiale o la guardia di finanza. La dogana è infatti l’ufficio preposto al controllo delle merci che attraversano, per entrare o per uscire, il confine di uno Stato. Alla dogana si accertano e si riscuotono i dazi doganali e altri diritti dovuti per l’esportazione e l’importazione. Il verbo , che significa ▶ sdoganare letteralmente “svincolare merci dalla ”, dogana ha assunto un significato figurato nel linguaggio comune: quale? : il poeta si rivolge ad Arletta,  1 Tu non ricordi ovvero Anna degli Uberti. Montale la  conobbe di sfuggita a Monterosso, dove lei  villeggiava. Credendola morta (scomparve  invece nel 1959), ne fece un emblema della  giovinezza perduta, sul modello della Silvia  leopardiana. la casa dei doganieri: si tratta  di un edificio destinato al controllo del  traffico marittimo in cui, secondo la trasfigurazione  del poeta, avvenne il suo incontro  con la donna. : vuota. Il poeta proietta sulla  3 desolata casa la propria angoscia. 4-5 v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi  sostò irrequieto : non la donna entrò nella  casa, ma i suoi pensieri, che per traslato introducono  una figura vivace e irrequieta. Più  che di una visita reale si tratta in ogni caso  di pura immaginazione: Montale in un’intervista  dichiarò che la casa dei doganieri venne distrutta nella sua infanzia e che la  donna non la vide mai. : vento che proviene da sudovest,  6 Libeccio caldo e umido. : la bussola, impazzita,  8-9 la bussola… non torna non segna più il nord e i dadi non  permettono alcun calcolo. Fuor di metafora,  non è più possibile orientarsi né fare  previsioni per il futuro. La bussola e i dadi  hanno la funzione di correlativi oggettivi. : altri ricordi  10-11 altro tempo… memoria si affollano nella tua mente. : il filo che lega il passato  11 un filo s’addipana al presente si dipana. Montale riprende  indirettamente il mito di Teseo: ma se  questi uscì dal labirinto grazie al filo datogli  da Arianna, il poeta resta solo e smarrito,  con un capo del filo, si direbbe di una  matassa, tra le mani ( Ne tengo ancora un  , dice nella strofa seguente). capo : “il ricordo della  12-13 s’allontana la casa casa svanisce” oppure “il luogo di una possibile  felicità è sempre più distante da noi”. : la banderuola  13-14 in cima… senza pietà di latta che segnala sul tetto la direzione  del vento, annerita dal fumo del comignolo,  gira su sé stessa. In altre parole, ci si  muove nella vita senza punti di riferimento. : l’orizzonte  La luce della petroliera rappresenta forse  17-18 Oh l’orizzonte… petroliera! (e dunque il futuro) pare allontanarsi, insieme  alla luce intermittente della petroliera. la labile possibilità di un varco, da cui la  domanda seguente ( ). Il varco è qui? : domanda fondamentale. Il rappresenta la via di salvezza,  19 Il varco è qui? varco la possibilità di sottrarsi all’usuale corso  della vita. : le onde del  19-20 Ripullula… scoscende mare si infrangono senza tregua sul rialzo  scosceso. : non so chi è  chi è morto e chi è ancora in vita. Spiega  22 non so chi va e chi resta davvero andato e chi davvero è rimasto, Montale: «La fanciulla in questione […]  andò verso la morte, ma io lo seppi molti  anni dopo. Io restai e resto ancora. Non  si sa chi abbia fatto la scelta migliore. Ma  verosimilmente non vi fu scelta».  >> pagina 329  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici dà il titolo a una breve raccolta poetica apparsa nel 1932, dunque  La casa dei doganieri a metà dell’intervallo tra gli Ossi di seppia (1925) e Le occasioni (1939), di cui è una delle  poesie meno recenti. Si tratta in effetti di un componimento cruciale nel passaggio fra  la prima e la seconda raccolta. I consueti scenari liguri rimangono, ma spostati sul piano  di un recupero memoriale. Nel contempo il tu vocativo non rimanda più a un interlocutore  generico o al poeta medesimo, ma a una donna assente, secondo una consolidata  tradizione lirica. Una poesia di passaggio Come in Leopardi, anche in Montale l’illusione amorosa si configura come mezzo per evadere  da una realtà sentita come fonte di infelicità. Lo sforzo di tenere in vita un ricordo  struggente (cui la poesia accenna soltanto) fa da argine allo spaesamento del poeta e ne  attenua la solitudine. L’immagine della casa desolata, battuta dai venti, è la trasparente  rappresentazione di uno stato d’animo. Come un tempo i doganieri, anche il poeta scruta  il mare, dove lontana si accende a tratti la luce di una petroliera (vv. 17-18). Sta qui il varco  (v. 19), la speranza di una fuga dal corso normale dell’esistenza? Oppure il riscatto risiede  nel preservare gli affetti dall’erosione del tempo che tutto consuma? Il finale non scioglie  il dubbio. Montale riprende il tema della ricerca di una smagliatura nel tessuto della quotidianità,  presente già negli Ossi di seppia (la «maglia rotta nella rete» della lirica In limine),  ma lo lega a doppio filo a una figura femminile. Di qui a poco, all’orizzonte comparirà  il profilo angelico e duro di Clizia. Il varco Le scelte stilistiche La frase , ripetuta tre volte (nella prima, nella seconda e nella quarta strofa),  Tu non ricordi fa da motivo portante della poesia e suggerisce un confronto con il più celebre appello  in versi a una giovinetta scomparsa nel fiore degli anni: «Silvia, rimembri ancora / quel  tempo della tua vita mortale». Leopardi, però, fa una domanda retorica: la risposta è negativa  in quanto Silvia è morta; invece Montale, in qualche modo, fornisce già la risposta,  a indicare la lucida certezza della perdita. L’appello si risolve nella constatazione di una  solitudine irrimediabile. Lo smarrimento del poeta si riflette nei suoi correlativi oggettivi:  la bussola […] impazzita (v. 8), il calcolo dei dadi che più non torna (v. 9), la banderuola /  affumicata (vv. 13-14) che sul tetto gira senza pietà (v. 14). Tu non ricordi Il dubbio esistenziale si traduce nell’antitesi fra dinamismo e immobilità che percorre la  poesia senza che uno dei due termini prevalga decisamente sull’altro. Dunque troviamo  da una parte verbi come attende (v. 3), sostò (v. 5), resti (v. 15), che indicano la ferma  resistenza del poeta, dall’altra verbi quali entrò (v. 4), sferza (v. 6), va (v. 8), s’allontana  (v. 12), gira (v. 14), Ripullula (v. 19), che esprimono i violenti attacchi del tempo o, come gli  ultimi due, il suo ritorno sempre uguale. Chi va e chi resta  >> pagina 330  VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE La casa dei doganieri è un luogo reale o immaginario?  1 Da che cosa lo si capisce? Qual è l’atteggiamento verso il passato della donna  2 a cui il poeta si rivolge? ANALIZZARE Individua nel testo le rime e gli : quali  3 enjambement considerazioni sul ritmo del componimento puoi  fare? Quale significato assume l’immagine dell’io lirico  4 che tiene in mano il capo del filo? Che cosa significa, a tuo parere, la metafora dello  5 sciame ai vv. 4-5? INTERPRETARE Il componimento è ricchissimo di immagini evocative.  6 Prova a spiegare il significato delle seguenti: a Libeccio sferza da anni le vecchie mura; b la bussola va impazzita all’avventura; c il calcolo dei dadi più non torna; d un filo s’addipana; e la banderuola affumicata gira senza pietà. (v. 19). Prova a fornire una spiegazione  7 Il varco è qui? del significato di questa domanda. Qual è l’atteggiamento del poeta nei confronti del  8 passato e dei ricordi che lo legano a esso? Motiva  le tue considerazioni con riferimenti a questo  testo e a ( T12,  Non recidere, forbice, quel volto ▶ p. 326). SCRIVERE PER... RACCONTARE Seguendo la traccia della poesia, immagina un dialogo  9 tra Arletta ed Eugenio, scrivendo 5 battute per  ciascuno. La bufera e altro esce nel presso l’editore Neri Pozza e viene ristampata l’anno successivo  La bufera e altro 1956 da Mondadori. La raccolta si compone di 58 poesie, scritte fra il 1939 e il 1956 e  disposte in 7 sezioni: (già pubblicata nel 1943 in Svizzera), Dopo, ,  Finisterre Intermezzo , , , . Per la prima volta Montale  Flashes e dediche Silvae Madrigali privati Conclusioni provvisorie sceglie di disporre i componimenti in ordine di composizione (sia pure con diverse eccezioni).  Ciò favorisce il riconoscimento di una : non a caso l’autore  progressione narrativa in origine aveva pensato al titolo , prima di orientarsi su un Romanzo rimando alla  . «bufera» della guerra Il , che si fa sgomento dinanzi agli ai , trova  pessimismo orrori bellici e lutti personali di nuovo un argine in una figura femminile, ispirata a Irma Brandeis, ora chiamata  Clizia . Essa nell’arco della raccolta conosce un’evoluzione, che la sublima in « visiting  angel », cioè angelo visitatore, portatore di luce in una realtà travagliata. Per una breve  fase, che coincide con il periodo di impegno politico seguito alla Liberazione, il poeta  spera che i valori da lei incarnati (la poesia, la cultura, la civiltà umanistica) possano costituire  una guida per tutti gli uomini. Presto tuttavia l’illusione cade e il mito torna ad  assumere un carattere puramente personale, proiettato in interni bui e claustrofobici,  che nelle ultime poesie rivestono un’evidenza preponderante. Fatti salvi alcuni momenti legati al tema del viaggio, dall’Europa al Medio Oriente, sui  paesaggi si proietta un’ ombra infernale e funebre . Si affollano i ricordi dei familiari perduti,  le preoccupazioni per chi rimane, la delusione verso il contesto politico e sociale del  dopoguerra. Tuttavia la poesia, come l’anguilla celebrata in una lirica, può sopravvivere  anche nascosta, nel fango di una realtà inospitale. E l’ amore può conoscere declinazioni  più concrete, come testimoniano i versi dedicati a un’altra donna, la Volpe (la poetessa  Maria Luisa Spaziani). Gli argomenti  >> pagina 331  è la raccolta più oscura di Montale. La pressione di una realtà minacciosa  La bufera e altro condensa gli oggetti in . Le scelte stilistiche e metriche  simboli difficili da decodificare esplorano direzioni differenti, aprendosi a soluzioni plurilinguistiche, che accolgono  anche espressioni prosastiche e termini colloquiali. Rimane tuttavia sempre accurato il sistema  di rimandi fonici e frequente il ricorso alle figure retoriche, che mantengono il registro  quasi sempre . su toni alti Lo stile   Testi plus –  La frangia dei capelli che ti vela T14 A mia madre La bufera e altro La poesia è scritta poco dopo la morte della madre, nell’autunno del 1942: per  il poeta, essa resterà viva innanzitutto nella memoria di chi l’ha amata, al di  là di ogni ipotesi di salvezza religiosa, nella quale comunque la madre credeva  fermamente. Endecasillabi con rime e assonanze, disposti in 2 strofe rispettivamente di 7 e 6 versi (il  METRO v. 6 è “a gradino”), seguite da un distico. Il lutto e il ricordo Ora che il coro delle coturnici ti nel sonno eterno, rotta ▶  blandisce felice schiera in fuga verso i clivi vendemmiati del Mesco, or che la lotta       dei viventi più infuria, se tu cedi 5 come un’ombra la spoglia                                                  (e non è un’ombra, o gentile, non è ciò che tu credi) chi ti proteggerà? La strada sgombra non è una via, solo due mani, un volto,     mani, volto, il gesto d’una 10 quelle quel vita che non è un’altra ma se stessa, solo questo ti pone nell’eliso folto d’anime e voci in cui tu vivi; e la domanda che tu lasci è anch’essa     un gesto tuo, all’ombra delle croci. 15 TRECCANI ▶ Le parole valgono blandire Se qualcuno ti , ti lusinga blandisce o ti alletta con parole carezzevoli. Ma si possono anche « blandire le passioni», cioè assecondarle, favorirle, oppure « blandire il dolore» cioè lenirlo, mitigarlo. Il verbo viene dall’aggettivo blando : in latino blandus , “carezzevole”. Ma nell’uso comune della lingua italiana significa “temperato, mite, dolce”. blando Sapresti indicare qualche sostantivo a cui ▶ può accompagnarsi questo aggettivo? : uccelli dal piumaggio grigio,  1 coturnici simili al fagiano. : conforta  2 ti blandisce nel sonno eterno il tuo riposo eterno. Si rivolge alla madre  da poco scomparsa. : stormo (delle coturnici)  Monterosso, terra d’origine della madre,  2-4 rotta… Mesco scomposto e felice, in volo verso le colline  del Mesco, dove è stata fatta la vendemmia. si affaccia sul Mar Ligure, ai piedi di  Punta Mesco, i cui versanti scoscesi sono  coltivati a vite. I clivi sono in  vendemmiati quanto la madre è morta alla fine di ottobre,  poco dopo il periodo della vendemmia. : mentre infuriano  4-5 or che la lotta… infuria i combattimenti. Nel 1942 la Seconda  guerra mondiale era in pieno svolgimento. : se abbandoni il  5-8 se tu… proteggerà? tuo corpo come se fosse un’ombra, chi terrà  vivo il tuo ricordo? o gentile: l’appellativo  ricorre nel coro dell’atto IV dell’ :  Adelchi «Sgombra, o gentil, dall’ansia / mente  i terrestri ardori». Così Manzoni si rivolge a  Ermengarda morente. Le certezze cattoliche  della madre restano invece estranee  a Montale, che usa la parentesi per confutarle:  la vita terrena di  non è un’ombra quella ultraterrena. : la strada, liberata dal  8-9 La strada… via peso del corpo, non apre la via della salvezza. : solo il ricordo di te, del tuo aspetto concreto, dei tuoi gesti, consente una vita oltre la morte, nella mente affollata di persone e voci. Significativamente Montale non utilizza il termine  9-13 solo due mani… tu vivi cristiano “paradiso” ma l’equivalente  pagano “eliso”, dove si riteneva dimorassero  le ombre dei defunti. : il quesito  14 la domanda che tu lasci (relativo all’aldilà) che la tua fede lascia  aperto.  >> pagina 332  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici viene pubblicata nel 1943 in coda a Finisterre, a significare la conclusione di  A mia madre una stagione della vita. Nella Bufera e altro , dove infatti la sezione successiva alla prima si  intitola Dopo, essa invece funge da snodo fra il tema della guerra e la riflessione sugli affetti  perduti, che occupa la seconda parte della raccolta. Non si tratta di ripiegarsi in consolanti  ricordi familiari, ma di cercare nel privato valori in grado di sopravvivere alla tempesta  bellica, come dimostrano anche i versi dedicati al padre in Voce giunta con le folaghe (uccelli  acquatici che fanno pendant con le coturnici della madre): «Memoria / non è peccato  fin che giova. Dopo / è letargo di talpe, abiezione / che funghisce [ammuffisce] su sé…». Montale affronta il lutto senza nulla concedere al patetico. In questo si distingue dai  tanti poeti del Novecento che hanno ricordato la madre con accenti devoti e commossi.  Giuseppe Ungaretti, per esempio, nella Madre (1930, ▶ T13, p. 193) immagina di essere da  lei condotto per mano dinanzi a Dio: «E solo quando m’avrà perdonato, / ti verrà desiderio  di guardarmi». Umberto Saba nella Preghiera alla madre scioglie una vibrante invocazione,  in cui sogna di raggiungerla e riprendere il colloquio interrotto – prima che dalla  morte di lei – dal sopravvenire dell’età adulta. A sé sta infine il caso di Giorgio Caproni,  che nel Seme del piangere (1958) dedica un intero ciclo poetico, colmo di affetto e rimpianti,  alla figura della madre Annina, rievocata nei suoi anni giovanili. I figli ricordano la propria madre Il poeta guarda con rispetto alle convinzioni cattoliche della madre, ma non le condivide.  Per lui il corpo non è un’ombra (v. 6), ma tutto ciò che abbiamo, il fragile scrigno della  nostra individualità. L’unica forma di sopravvivenza ultraterrena è quella garantita dal ricordo.  È il labile, e perciò tanto più prezioso filo della memoria a unire i vivi e i morti: non  stupisce allora, nel distico finale, il richiamo a Foscolo, l’autore che più aveva insistito, in  prospettiva laica, sull’inestimabile valore del ricordo di coloro che non sono più. La domanda  si fa gesto infatti all’ ombra delle croci (vv. 14-15), riecheggiando la famosa interrogativa  retorica che apre i Sepolcri : «All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne / confortate di  pianto è forse il sonno / della morte men duro?». Un approccio laico Le scelte stilistiche Montale evita il rischio dell’enfasi, insito nel genere della poesia “in morte” di una persona  cara, adottando un lessico piano e colloquiale (fatto salvo qualche termine aulico come  clivi , v. 3, o eliso , v. 12), al quale corrisponde però una sintassi particolarmente studiata.  Tipico della sua maniera è il ritardo della principale, che nel primo periodo compare soltanto  in forma di apodosi interrogativa al v. 8, dopo due temporali, la protasi, un inciso fra  parentesi e uno stacco di strofa che tuttavia non interrompe la frase. Il lettore è così costretto,  per decodificare correttamente, a ricominciare dall’inizio, comprendendo quanto  strettamente i due Ora che e or che (vv. 1 e 4) leghino dolore privato e tragedia storica. Nel secondo periodo prevale invece la paratassi, che connota la decisa opzione del  poeta in favore dell’unicità irripetibile dell’esperienza terrena, espressa tramite un’anafora  rinforzata dal fatto che nel testo gli aggettivi dimostrativi sono evidenziati con un diverso  carattere tipografico: solo due mani, un volto, / quelle mani, quel volto (vv. 9-10). Lessico e sintassi VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Quali paesaggi fanno da sfondo alla poesia? 1 ANALIZZARE Individua gli presenti nel componimento  2 enjambement e spiegane la funzione espressiva. INTERPRETARE In che senso può dirsi una poesia “foscoliana”? 3 A mia madre In che cosa consiste la (v. 14) della madre  4 domanda e in che senso essa si fa (v. 15)? gesto SCRIVERE PER... ESPORRE Tratta il tema della presenza dei defunti e della loro  5 memoria nella poesia italiana dell’Ottocento e  del Novecento (da Foscolo a Pascoli, da Ungaretti  a Montale) in un testo espositivo di circa 40 righe.