Dalla poesia pura all Ermetismo I modelli di Ungaretti e Montale Quasimodo e la nuova scuola «Letteratura come vita LA TRIADE DELLA POESIA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO Nei primi decenni del Novecento la poesia vive in Italia una stagione luminosa, grazie non solo ai movimenti d avanguardia, ma anche ad alcune grandi figure di poeti che assumo­ no un ruolo di guida con i loro primi libri, diventando modelli e punti di riferimento per la generazione successiva. Parliamo di Giuseppe Ungaretti e di Eugenio Montale, auto­ ri chiave di quella che viene definita poesia pura , una scrittura poetica che fa tesoro della lezione del Simbolismo (e in parte, almeno nel caso di Ungaretti, anche del Futuri­ smo), per sviluppare uno stile basato sulla nudità, sulla purezza della parola, liberata dal­ la presenza a volte ingombrante degli aggettivi, talora (sempre nel caso di Ungaretti) per­ sino da quella della punteggiatura; una poesia, infine, che cerca di essere il più possibile indipendente da condizionamenti esterni (di tipo ideologico o politico). Questi due autori sono accomunati dalla volontà di superare la retorica di stampo dannunziano (in uno dei primi versi di Ossi di seppia Montale cita polemicamente i «poe­ ti laureati ) e di raggiungere una comunicazione immediata (cioè, letteralmente, priva di mediazioni, dunque diretta) con i lettori: da ciò la ricerca di uno stile nuovo contras­ segnato dall opzione per componimenti brevi, costruiti su versi a loro volta brevi o brevis­ simi , che in entrambi i poeti è da subito personalissimo e riconoscibile, nonché destina­ to a fare scuola. Il terzo poeta che assume un ruolo di modello nel panorama italiano del primo Nove­ cento, anche se di alcuni anni più giovane dei primi due, è Salvatore Quasimodo (1901­ 1968). Per le poesie delle sue prime raccolte da Acque e terre (1930) a Oboe sommerso (1932) fino a Ed è subito sera (1942), che conclude la prima fase della sua produzione Quasimodo si può considerare il caposcuola dell Ermetismo, fiorito soprattutto a Firenze negli anni Trenta e vivace ancora nel decennio successivo. il critico Francesco Flora a coniare la definizione di Ermetismo nel 1936 (con il sag­ gio intitolato La poesia ermetica), in riferimento a una corrente attiva soprattutto nel cam­ po della poesia e della critica: in realtà Flora includeva in questo movimento anche autori come Ungaretti e Montale, che la critica recente esclude invece dal novero degli Ermetici, sottolineandone le notevoli differenze. Centrale per la definizione della nuova poetica è in quegli stessi anni il ruolo svolto da alcune riviste come Il Frontespizio (1929­1940) e Campo di Marte (1938­1939), che conferiscono agli Ermetici i connotati di un gruppo fortemente omogeneo, anche se privo di un programma condiviso o di un manifesto teorico alla maniera dei Simbolisti, dei Futuristi o dei Surrealisti. I CARATTERI DEL MOVIMENTO ERMETICO La tendenza ermetica che caratterizzerà più di qualunque altro orientamento esteti­ co la cultura letteraria italiana per circa un ventennio (grosso modo dal 1930 al 1950) afferma un idea di «letteratura come vita , secondo la celebre formula che dà il titolo a un saggio di Carlo Bo (uscito nel 1938 su Frontespizio ): «vita intesa come la realtà più intima dell uomo, in polemica con le pose magniloquenti e con le paro­ le roboanti del dannunzianesimo e del fascismo, essendo la letteratura come scrive­ va Bo «forse la strada più completa per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza . LA CORRENTE / ERMETISMO E DINTORNI / 351