PALESTRA DI SCRITTURA Il sogno di Pestalozzi Quer pasticciaccio brutto de via Merulana , cap. 8 Le indagini condotte dalla squadra mobile di Roma hanno portato a individuare  nella zona dei Due Santi, nella campagna dei Castelli romani, il luogo dove  continuare le ricerche dell’assassino della signora Balducci. Si tratta di una tintoria  gestita da una certa Zamira, ex prostituta, nota alle forze dell’ordine come  tenutaria di una casa di tolleranza, vera attività di cui il laboratorio è copertura.  Da lei si reca il brigadiere Pestalozzi, che la notte prima ha fatto un  sogno molto particolare. Analisi e interpretazione di un TESTO LETTERARIO Avea veduto nel sonno, o sognato… che diavolo era stato capace di sognare?… uno strano essere: un pazzo: un topazzo. Aveva sognato un topazio: che cos’è, 1 infine, un topazio? un vetro sfaccettato, una specie di fanale giallo giallo, che ingrossava, ingrandiva d’attimo in attimo fino ad essere poi subito un girasole,       un disco maligno che gli sfuggiva rotolando innanzi e pressoché al di sotto della 5 ruota della macchina, per muta magia. La marchesa lo voleva lei, il topazio, era 2 sbronza, strillava e minacciava, pestava i piedi, la faccia stranita in un pallore 3 diceva delle porcherie in veneziano, o in un dialetto spagnolo, più probabile. Aveva fatto una cazziata al generale Rebaudengo perché i suoi carabinieri non 4 5     erano buoni a raggiungerlo su nessuna strada o stradazia, il topazio maledetto, 10 6 il giallazio. Tantoché al passaggio a livello di Casal Bruciato il vetrone girasole … 7 per fil a dest! E’ s’era involato lungo le rotaie cangiando sua figura 8 9 10 in topaccio e ridarellava topo-topo-topo-topo: e il Roma-Napoli filava filava 11 a tutta corsa dietro al crepuscolo e pressoché già nella notte e nella tenebra     circèa, diademato di lampi e di scintille spettrali sul pantografo, lucanocervo 15 12 13 saturato d’elettrico. Fintantoché avvedutosi come non gli bastava a salvezza 14 chella rotolata pazza lungo le parallele fuggenti, il topo-topazio s’era derogato 15 di rotaia, s’era buttato alla campagna nella notte verso le gore senza foce del 16 17 Campo Morto e la macchia e l’intrico del litorale pometino: le donne del 18 19 20     casello strillavano, gridavano ch’era ammattito: lo fermassero, lo ammanettassero: 20 il locomotore lo rincorreva in palude, coi due gialli occhi tutta perscrutava 21 e la giuncaia e la tenebra fino laggiù, dove i nomi si diradano, appiè il monte 22 della contessa Circia, ove luminarie e ghirlande dondolavano sopra le altane a 23 lido, nello spiro seròtino del mare. Nereidi, ivi, appena emerse dal flutto, e 24 25 26     subito ignudàtesi della lor veste, d’alghe e di spuma fra l’andirivieni dei camerieri 25 27 in bianco e de’ sifoni diacci e delle fistule, solevano allegrare la notte 28 29 30 fascinosa di Castel Porcano. La contessa, tra languide nenie, dimandava una fiala 31 al sonno, all’oblio: ai ghirigori vani, agli smarrimenti del sogno. […] Ma la contessa 32 Circia ebriaca arrovesciava il capo all’indietro, ricadendole i capelli zuppi 33     (mentre palloncini gialli ridevano e dondolavano in cinese) nella torpida benignità 30 della notte: zuppi d’uno shampo di white label: la fenditura della bocca, 34 35 quale in un salvadanaio di coccio, s’inarcava sguaiata fino a potersi appuntare 36 agli orecchi, le spaccava il volto come il cocomero dopo la prima incisione, in 37 due batti batti, in due sottosuole di ciabatta: e dagli occhioni strabuzzati, che 38 39     gli si vede il bianco di sotto a l’iridi come d’una Teresa riposseduta dal demonio, 35 40 le gocciolavano giù per il volto lacrime etiliche, stille azzurrine: opalescenti 41 42 43 perle d’un contrabbandato Pernod. Invocava la fiasca del ratafià, chiamava le 44 45 sovvenzioni del Papà, del Papè, del grande Aleppo; dell’invisibile Onnipresente, , 46 47 48 ch’era, tutt’al contrario dell’Onnivisibile fetente salutato salvatore d’Italia, 49     onnipotente nel praticare il solletico, ogni maniera di solletico: quanto era quello 40 impotente a combinare checchefosse, e men che meno le sue verbose bravazzate. 50 : inizia la deformazione lessicale  1 topazzo incentrata sul gioco linguistico tra topazio  (il gioiello) e topo. : nella dimensione onirica gli  2 marchesa elementi compaiono improvvisamente,  senza consecuzione logica, e spesso deformati.  Nel sogno del brigadiere Pestalozzi,  probabilmente la contessa Menegazzi  diventa marchesa. : sconvolta. 3 stranita : lavata di capo. 4 cazziata : generale dell’arma  5 generale Rebaudengo dei carabinieri. : invenzione gaddiana che riprende  6 stradazia la costruzione della parola topazio,  come subito dopo giallazio. : il topazio, giallo come  7 vetrone girasole un girasole. : in fila a destra! Comando  8 per fil a dest! militare per la marcia. : contrazione toscaneggiante per “esso”. 9 E’ : cambiando. 10 cangiando : sequenza che  11 topo-topo-topo-topo simula il rumore di un treno. : riferito al Circeo, vicino a Latina. 12 circèa : circondato  13 diademato… pantografo ( ) di lampi e di scintille spettrali  diademato sull’asta che collega la locomotiva elettrica  ai cavi elettrici posti in alto ( ). pantografo : la locomotiva  14 lucanocervo… elettrico assomiglia a un coleottero ( )  lucanocervo carico ( ) di elettricità. Il nome scientifico  saturato del cervo volante, coleottero dalle  corna simili a un cervo, è . Cervus lucanus : accortosi ( 15 avvedutosi… fuggenti il topo- ) che quella folle fuga ( topazio chella  ) lungo le rotaie ( rotolata pazza le parallele  ) non era sufficiente. fuggenti : era uscito dalle  16 s’era derogato di rotaia rotaie, per darsi alla fuga nei campi. : acque stagnanti. 17 gore : località nei pressi di Aprilia,  18 Campo Morto a sud di Roma. : si riferisce alla vegetazione  19 la macchia sterposa e intricata tipica della zona  verso il mare. : riferito a Pomezia,  20 litorale pometino cittadina a sud di Roma. : la locomotiva. 21 il locomotore : i fari ( 22 coi due gialli… fino laggiù due  ) della locomotiva illuminano  gialli occhi la zona fitta di giunchi ( ), arbusti  la giuncaia tipici della zone paludose, e il buio  della notte. : sotto il promontorio del  23 appiè… Circia Circeo. La mitica maga Circe, che dà il nome  al monte, si confonde con la contessa  Menegazzi. : le altane sono logge o terrazzi  24 altane a lido coperti, a forma di torretta, che in questo  caso si affacciano verso il mare ( ). a lido : la brezza serale. 25 spiro seròtino : le mitiche ninfe del mare. È una  26 Nereidi metafora per indicare le donne che escono  dalle acque del mare dopo un bagno  ( ). emerse dal flutto 27 ignudàtesi della lor veste, d’alghe e  : spogliatesi della loro vera veste,  di spuma fatta di alghe e di schiuma, in quanto  ninfe marine. : i sifoni sono le tipiche bottiglie  28 sifoni diacci (in questo caso ghiacciate: ) contenenti  diacci il seltz, sostanza gassata che serve  ad allungare gli alcolici. : cannucce. È un riferimento ironico  29 fistule ai cannelli da cui anticamente si prendeva  dal calice il vino consacrato durante  la messa. : erano soliti. 30 solevano : deformazione di Castel  31 Castel Porcano Porziano, vicino a Ostia. Poco oltre Gadda  usa «Castel Porcino», per segnare ancora  di più l’analogia con i porci e la maga Circe. : chiedeva  32 dimandava una fiala al sonno un sonnifero, qualcosa che la facesse perdere  nel sonno, nelle vane fantasie ( ghirigori  ) del sogno. vani : ubriaca. 33 ebriaca 34 ricadendole i capelli zuppi… nella torpida  benignità della notte : nel gesto di rovesciare  il capo, i capelli bagnati della Menegazzi  ricadono all’indietro, in una notte  che viene descritta come sonnacchiosa e  benigna. : riferimento, in inglese, all’etichetta  35 white label bianca di una marca di whisky. L’ebbrezza  della Menegazzi si riversa anche sui  capelli. : come in. 36 quale in :  37 fino a potersi appuntare agli orecchi fino a raggiungere, con le sue punte (della  bocca), le orecchie. : colpi. 38 batti batti : spalancati. 39 strabuzzati : santa  40 Teresa riposseduta dal demonio Teresa d’Avila, famosa per le sue estasi,  che nel sogno vengono stravolte in possessioni  demoniache. : lacrime fatte di alcol. 41 lacrime etiliche : gocce. 42 stille : semitrasparenti, lattiginose. 43 opalescenti : famoso liquore francese che  44 Pernod a contatto con l’acqua acquista un colore  lattiginoso. : bottiglia del ratafià,  45 fiasca del ratafià un altro liquore. : chiedeva  46 chiamava le sovvenzioni aiuto. :  47 del Papà, del Papè, del grande Aleppo con un gioco di parole, l’invocazione  al padre si trasforma in invocazione al diavolo,  richiamando il verso dantesco «Pape  Satàn, pape Satàn aleppe!» ( , VII, 1). Inferno : Satana. 48 invisibile Onnipresente : Mussolini. Richiamato  49 Onnivisibile fetente ancora, subito dopo, con . quello : qualsiasi cosa. A differenza  50 checchefosse del diavolo, che può e sa fare tutto,  il Duce non sa e non può fare nulla, meno che mai ciò che promettevano le vanterie di cui riempiva i suoi discorsi ( verbose ). bravazzate  >> pagina 693  COMPRENSIONE E ANALISI Riassumi il testo in circa 10 righe, citando i luoghi che fanno da sfondo all’avventura onirica. 1 In che cosa si trasforma l’oggetto-topazio nella mente di Pestalozzi? 2 Dove si dirige il topazio durante la sua pazza corsa per la campagna notturna? 3 Anche la contessa Menegazzi subisce una metamorfosi. Quale? 4 Quali altre figure femminili compaiono nel brano? In quali attività sono impegnate? 5 La logica del sogno procede per associazioni e quindi è diversa da quella che viene sviluppata razionalmente da  6 un discorso logico. Individua nel testo alcuni esempi di questo procedimento.  >> pagina 694  INTERPRETAZIONE E COMMENTO Elabora una tua interpretazione del testo mettendo in evidenza gli elementi rappresentativi della scrittura di  Gadda in esso presenti. Inoltre prendi in considerazione almeno uno dei seguenti spunti. • Nella metamorfosi del topazio si possono cogliere molteplici suggestioni dell’armamentario freudiano. Soffermati  sull’importanza che ha la psicanalisi nell’opera di Gadda. • Gadda è uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento: rispetto al romanzo classico ottocentesco quali  analogie e quali differenze cogli a livello contenutistico e stilistico? E, su un piano strettamente personale, a quali  delle due modalità accordi la tua preferenza? Argomenta la tua risposta attingendo alle tue conoscenze. La ferita aperta di Gadda Il critico Walter Pedullà (n. 1930) ragiona sul rapporto che Gadda intrattiene  con la società del suo tempo, sottolineandone le ripercussioni sul piano  dell’invenzione narrativa. Analisi e interpretazione di un TESTO ARGOMENTATIVO Gadda scrive sempre, interamente spellato, a ferita aperta. Qualsiasi parola egli poggia sulla carne cruenta del proprio corpo, provoca un’acuta sensazione di dolore. Vivendo in società non può evitare il contatto con le cose più grosse: la Milano borghese e quella socialista, la guerra e i suoi generali e i soldati, i privilegî dei       ricchi e le astuzie della sopravvivenza dei poveri, il grottesco formalismo dell’educazione 5 dei gentili e la brutalità innocente dei diseredati, i ricatti sentimentali dei genitori, il fascismo e il becero servilismo delle masse, nonché la viltà degli intellettuali, lo sfruttamento sociale e la speranza ingenua di porgli fine, il formicaio della città e la bestialità degli individui, la nevrosi del singolo e la mortale     epidemia che non risparmia la moralità di nessuno. Sono gli «oggetti» che fanno 10 male a chi se li sente sulla pelle non ferita, figurarsi se vanno a premere sulla carne viva di uno che «ha i nervi» e che certo non è uno stoico né un cinico. Ce ne sono tanti di scrittori che urlano sotto la pressione dei soprusi sociali, delle storture morali, delle folli ideologie, della violenza politica, della scelleratezza     dei singoli, dell’abbruttimento delle masse, della comicità dei comportamenti 15 della cultura dominante o dominata. Gadda urla anche per questo e sa dar voce a orrori e desiderî collettivi e individuali come pochi realisti sanno fare. Gadda è un grande realista che sa bene che esiste una realtà nel fondo ma non sa più dov’è e quando viene fuori; e sa pure cosa altro c’è di fondamentale, a cominciare dall’anima     o psiche, una delle tante cause delle malattie del corpo. Un corpo senza pelle 20 che gli duole in ogni organo, su ogni millimetro, al centro come alla periferia. In Gadda il centro è realista, ma il sistema resta informe. Quando ogni millimetro della pelle è scoperto, basta un nonnulla a provocare dolori lancinanti per cui si è pronti ad urlare. Gadda urla per un nonnulla, ma     visto che trattiamo con uno scrittore che frequenta i giochi di parole, si dica anche 25 che urla per il Nulla. Nelle sue condizioni psicologiche basta che gli si posi addosso  un po’ di polvere perché urli oltre ogni misura. Anzi non è raro che il dolore si presenti a lui più intollerabile e bruciante attraverso quello che ad altri sarebbe motivo di disagio o di fastidio. In Gadda c’è un ribaltamento della prospettiva per     cui si ingigantisce un dato minuscolo e si rimpicciolisce un grande problema. Per 30 lui può essere di fondamentale importanza ogni particolare ma ovviamente non può più stabilire, con i suoi positivisti, quale lo sarà effettivamente essendo privo di un criterio sicuro, deve aspettare di sentirlo sulla propria pelle, sulla sua carne viva. (Walter Pedullà, , Camunia, Milano 1990) Lo schiaffo di Svevo. Giochi, fantasie, figure del Novecento italiano  >> pagina 695  COMPRENSIONE E INTERPRETAZIONE Gadda rappresenta nelle sue opere una realtà composita. A quali immagini simboliche ricorre l’autore per mostrarne  1 gli aspetti più contraddittori? Che cosa significa che Gadda scrive (r. 1)? 2 a ferita aperta Con quale atteggiamento psicologico Gadda si confronta con le ambiguità e le miserie del proprio tempo? 3 In che cosa Gadda si differenzia, secondo l’autore, dagli scrittori esclusivamente realisti? 4 Giocando con le parole, Pedullà scrive che Gadda (r. 26): che cosa intende dire? 5 urla per il Nulla Quale tesi critica emerge nel brano? Come descriveresti lo stile adottato per esprimerla? Motiva la risposta con  6 riferimenti precisi al testo. RIFLESSIONI E COMMENTO Il brano analizza il rapporto esistente in Gadda tra visione del mondo e sua rappresentazione letteraria. Alla luce dei  testi dell’autore che hai letto, sviluppa in un discorso coerente e organizzato i seguenti aspetti: • il plurilinguismo; •  la complessità del reale; •  la scrittura come arma vendicativa contro la stupidità del mondo. Prosegui poi il commento, esprimendo il tuo personale punto di vista sulla società che ti circonda: anche a te, come  a Gadda, il mondo sembra dominato dalla menzogna, dall’imbroglio, dall’ipocrisia? Come reagisci a situazioni o a  comportamenti che trovi sbagliati o deplorevoli?