Giorgio Caproni LE OPERE A COLPO D’OCCHIO LA PRODUZIONE IN VERSI 1936 Come un’allegoria paesaggi naturali e atmosfere della vita paesana 1938 Ballo a Fontanigorda la precarietà dell’esistenza 1943 Cronistoria la morte della donna amata e la guerra 1952 Stanze della funicolare i paesaggi di Genova  T1 1956 Il passaggio d’Enea trasfigurazione della realtà quotidiana 1959 Il seme del piangere il ricordo della madre  T2 1965 Congedo del viaggiatore  cerimonioso & altre prosopopee il viaggio come metafora della vita  T3 1975 1982 1986 Il muro della terra Il franco cacciatore Il conte di Kevenhüller atmosfere rarefatte, inquietudine, strofe  frantumate, forme brevi, toni epigrammatici 1991 (postumo) Res amissa ricerca etica e religiosa LA PRODUZIONE IN PROSA 1942 Giorni aperti diario di guerra 1954 1984 Il gelo della mattina Il labirinto pagine autobiografiche Le raccolte principali All’esordio di (1936), seguono (1938) e Come un’allegoria Ballo a Fontanigorda Finzioni  (1941). Con quest’ultima raccolta inizia per Caproni la fase della maturità , segnata da  un superamento dei residui ermetici e dall’ adozione di forme più rigorose , specie  dal punto di vista metrico. In Cronistoria (1943) emergono le componenti diaristiche, legate  alla perdita della donna amata e al dramma della guerra. Nelle raccolte successive – (1952), (1956), Stanze della funicolare Il passaggio d’Enea Il  seme del piangere (1959) – si accentua l’importanza della memoria e del passato attraverso  alcune figure emblematiche, a partire da quella della madre. Dopo Congedo del viaggiatore  cerimonioso & altre prosopopee (1965), incentrato sul motivo del viaggio esistenziale,  le opere degli anni Settanta e Ottanta si caratterizzano per le forme brevi e i toni  epigrammatici , conformi a una ricerca etica e religiosa sempre più lacerante, centrale  anche nella raccolta postuma Res amissa (1991). Una ricca produzione lirica   Testi plus –  ( ) Preghiera Il seme del piangere   Testi plus –  ( ) Quando passava Il seme del piangere   Testi plus –  ( ) Per lei Il seme del piangere  >> pagina 927  La poesia di Caproni si forma inizialmente nell’ambito dell’ , ma con richiami  Ermetismo al vocianesimo ligure (da Camillo Sbarbaro a Giovanni Boine): oltre alle rarefazioni  analogiche proprie degli Ermetici, infatti, troviamo anche la presenza di un forte autobiografismo .  L’autore riprende inoltre, accanto alla “poetica della parola” di matrice simbolista,  alcuni modi propri della poesia tradizionale (dai metri chiusi alla rima). Caratterizzata da  commozione e ironia, la tonalità stilistica è media , elegiaca , lontana sia da un livello alto,  tendente al sublime, sia dal tono basso della poesia crepuscolare. La lingua si colloca in  un originale equilibrio tra letterario e colloquiale , tra nobile e quotidiano. Caproni può essere definito uno dei poeti più liberi del nostro tempo: nella ricerca costante  di una limpida trasparenza e di una comunicazione diretta con il lettore , la sua opera presenta  soluzioni efficaci, caratterizzate da una notevole chiarezza che cela tuttavia una complessa  visione esistenziale . Alle incisive rappresentazioni di paesaggi e figure o alle immediate  espressioni delle gioie e dei dolori del vivere quotidiano si accompagna l’ angoscia per  l’infruttuoso tentativo di cogliere un significato globale nel mondo e nella propria esistenza. La poetica   Lettura critica – Bruno Falcetto, Le forme della poesia di Giorgio Caproni, dalla tradizione alla dissoluzione Le prose e le traduzioni Caproni è anche autore di scritti in prosa: il diario di guerra (1942), pagine autobiografiche Giorni aperti ( , 1954), racconti ( , 1984). Il suo di  Il gelo della mattina Il labirinto curriculum traduttore vanta titoli e autori di straordinaria importanza, tra cui Il tempo ritrovato di Marcel  Proust e Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline. Altre versioni da poeti francesi e spagnoli  del Novecento sono state raccolte dopo la sua morte in Quaderno di traduzioni (1998). T1 Su cartolina Stanze della funicolare Questo testo – risalente al 1948 ma compreso nella sezione della  In appendice raccolta Stanze della funicolare , pubblicata nel 1952 – è una dichiarazione d’amore  di Caproni a Genova, la seconda città della sua vita dopo la natia Livorno. 3 strofe di diversa lunghezza (4, 9 e 2 versi) composte in prevalenza da settenari, con  METRO qualche ottonario e un novenario (v. 8). L’amore per Genova Qui forse potrei vivere, potrei forse anche scrivere: potrei perfino dire: qui è gentile morire.       Genova mia città fina: 5 ardesia e ghiaia marina. Mare e ragazze chiare con fresche collane di vetro (ragazze voltate indietro,     col , sul portone 10 ▶  fiasco prima di rincasare) ah perdere anche il nome di Roma, enfasi e orina. Qui forse potrei scrivere:     potrei forse anche vivere. 15 TRECCANI ▶ Le parole valgono fiasco Il è un recipiente di vetro per fiasco vino, o altri liquidi, di forma ovale con il collo lungo, di colorazione leggermente verdognola, con caratteristica rivestitura di paglia di erbe palustri (ma, sempre più frequentemente, anche di materie plastiche). In senso figurato si dice un grosso insuccesso: in origine fiasco era una voce del gergo teatrale, ma oggi si può applicare a qualsiasi ambito della vita. Componi una frase che contenga il vocabolo ▶ in quest’ultima accezione. : dolce, gradevole. 4 gentile : raffinata, delicata. 5 fina : roccia scura tipica della Liguria, utilizzata  6 ardesia in edilizia (per esempio per la copertura dei tetti). : probabilmente per attingere  10 col fiasco l’acqua alle fontane. : il poeta accosta due elementi  13 enfasi e orina tra loro opposti e incongruenti: l’   enfasi (la monumentalità, lo sfarzo, che caratterizzano  la “città eterna”) e l’ (a  orina indicarne la sporcizia e il degrado).  >> pagina 928  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nel componimento, scritto quando Caproni vive ormai stabilmente a Roma, Genova è radicalmente contrapposta alla capitale. La città ligure è connotata dagli elementi tipici del suo paesaggio (l’ ardesia e la ghiaia marina v. 6; il Mare , v. 7), ma anche attraverso una viva presenza femminile (le ragazze chiare del v. 7). Al contrario, Roma è caratterizzata per mezzo di due termini negativi ( enfasi e orina , v. 13). A proposito della capitale, nel 1981 Caproni scrive: «Con Roma non sono mai riuscito a entrare in dimestichezza: non sono mai riuscito a sentirla, neppure in parte, mia . Forse perché Roma è una scarpa troppo grande – o “grandiosa” – per il mio piede». Genova è il luogo migliore per e per – in Caproni queste due componenti, vivere scrivere vita e poesia, sono strettamente connesse – ma anche il più adatto all’esperienza difficile e spaventosa della morte, che solo in questo luogo, forse, potrebbe rappresentare un passaggio sereno: forse , ripete il poeta più volte (vv. 1, 2, 14, 15). La tendenza alla mitizzazione della città della giovinezza è corretta da un sottile velo di ironico disincanto. Il confronto tra le due città Le scelte stilistiche La semplicità del dettato poetico dà vita a un tono cantabile, quasi da canzonetta o da  ballata, ottenuto anche grazie ad alcune specifiche scelte metriche: per esempio la riproposizione,  negli ultimi due versi, del distico iniziale, come in una sorta di ripresa o refrain  (salvo che per l’inversione dei due termini chiave: vivere e scrivere ), ma anche la brevità  dei versi e la frequenza delle rime baciate. La lirica ha il tono lieve tipico della produzione  del Caproni dei tardi anni Quaranta. Proprie dello stile del poeta sono anche le scelte  lessicali, tutte nella direzione di una comunicazione di tipo colloquiale. Chiarezza e cantabilità VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Che cosa apprezza, di Genova, il poeta? 1 INTERPRETARE Che cosa suggerisce, a proposito delle ragazze  2 genovesi, l’immagine delle   fresche collane di vetro (v. 8)? DIBATTITO IN CLASSE Il componimento fotografa il momento in cui il  3 poeta sceglie come suo luogo d’elezione una città  diversa da quella in cui è nato. Ti è mai capitato  di trovarti in un luogo in cui hai pensato “sarebbe  bello poter vivere qui”? quale? Confrontati con i  compagni.