L’autore Mario Luzi 1914-2005 Luzi e noi A Mario Luzi è rimasta a lungo “appiccicata” l’etichetta di poeta “ermetico”, che però ne limita fortemente l’importanza e lo relega alla prima metà del secolo scorso. Man mano che passa il tempo appare invece sempre più chiaro che il suo contributo più importante si è sviluppato proprio a partire dal successivo sforzo solitario di ricostruire il rapporto tra parola e realtà , trasportando la poesia oltre la fuga nell’iperuranio ermetico e, in seguito, oltre le secche neoavanguardistiche e iper-sperimentali. Dopo essere stato, dagli anni Trenta del secolo scorso, uno dei massimi rappresentanti dell’Ermetismo, Mario Luzi ha infatti proseguito un’intensa attività poetica e, a partire dal secondo dopoguerra, la sua figura ha acquisito una fisionomia decisamente originale. Nella sua poesia la parola non rifugge dal reale, dal mondo, dalle implicazioni psicologiche, etiche e civili dell’esistenza umana, ma si cala nel «magma» (vale a dire nel disordine del reale) e nella «controversia» (cioè nelle tensioni che lo attraversano), per usare due vocaboli che compaiono nei titoli di altrettante sue opere. In tal modo, la sua voce costituisce una preziosa , bussola utile a orientarsi in un mondo complesso e pieno di contraddizioni come quello in cui viviamo. Parlando dall’interno della comunità (dalla quale non si isola, ma nella quale, al contrario, si immerge) e cercando di dar voce anche a ciò che voce non ha (l’impalpabile, l’invisibile, l’imponderabile, compresa la dimensione spirituale), Luzi incarna la fiducia nella parola poetica e nella letteratura come rivelatrice di senso: come qualcosa che arricchisce il nostro sguardo e illumina le ombre dell’esistenza.