SEZIONE B – LA TRANSIZIONE ALLA MODERNITÀ

CAPITOLO 7 – Trasformazioni economiche e mutamenti sociali

1. LE CONSEGUENZE DELLA CRISI DEL TRECENTO iN EUROPA

CALO DEMOGRAFICO

Come abbiamo visto la crisi del Trecento comportò un forte calo demografico, aggravato dal fatto che la peste, comparsa in Europa per la prima volta nel 1348, divenne una malattia endemica e dunque tornò a fare vittime più volte negli anni successivi. Secondo alcuni storici, però, questo forte calo demografico consentì la successiva ripresa economica.

MUTAMENTI ECONOMICI

Calo demografico voleva dire anche minore disponibilità di manodopera, questo comportò a sua volta un aumento dei salari e migliori condizioni contrattuali per i contadini.

Il calo demografico inoltre comportava una riduzione della domanda di beni e quindi si ebbe un generale abbassamento dei prezzi, soprattutto dei prodotti agricoli.

Tutto questo portò alla riduzione delle rendite dei proprietari terrieri.

NUOVE CONDUZIONI DI TERRE

A questa situazione si ebbero risposte differenti:

  • nelle aree orientali dell’Europa i proprietari terrieri reagirono aggravando le condizioni dei contadini, aumentando il loro carico di lavoro e le prestazioni di lavoro gratuite e legandoli alle terre con un rapporto di tipo servile;
  • in Europa occidentale i patrimoni dei grandi proprietari terrieri si ingrandirono con l’acquisizione di terre abbandonate o cedute dai piccoli proprietari. In alcune zone cambiarono anche i contratti d’affitto: si affermò la mezzadria, contratto con il quale il colono si impegnava a lavorare un podere dividendo con il proprietario spese e guadagni. Inoltre si estesero le aree destinate al pascolo dei bovini e degli ovini e si puntò a valorizzare i terreni agricoli destinandoli a colture specializzate e più redditizie: frutteti, oliveti, vigne ma anche coltivazione del cotone, della canapa e del lino utilizzati nella produzione di tessuti.

2. LE RIVOLTE NELLE CAMPAGNE E NEI CENTRI URBANI

La fase di crescita dei salari non durò a lungo, anzi i signori pretesero dei provvedimenti legali per tenere bassi i salari. Per questo in molte parti d’Europa si ebbero numerose rivolte contadine.

Francia e Inghilterra

Le rivolte più significative avvennero in Francia e Inghilterra le cui popolazioni subivano gli effetti negativi della Guerra dei Cent’anni che i due paesi stavano combattendo in quel periodo.

Infatti l’aumento delle tasse per finanziare la guerra fu una delle principali cause, insieme alle già difficili condizioni di vita dei contadini, di queste rivolte, che coinvolsero anche la popolazione delle città. Le conquiste di questi movimenti furono però di breve durata e tutte le rivolte furono ferocemente represse nel sangue.

Le sollevazioni in Fiandra e il “tumulto dei ciompi” a Firenze

Sia nelle Fiandre che a Firenze furono i lavoratori del settore tessile a sollevarsi.

Nelle Fiandre le rivolte, scoppiate in diverse città, ebbero inizialmente qualche successo, ma poi le divisioni interne impedirono ai rivoltosi di acquisire risultati durevoli.

A Firenze i “ciompi” erano gli operai addetti alla  cardatura della lana, si trattava di manodopera poco specializzata che non aveva il diritto di organizzarsi in corporazione.

La particolarità della “rivolta dei ciompi” fu che, assieme alle rivendicazioni economiche, questi puntavano a organizzarsi in Arti chiedendo di partecipare al governo cittadino. La rivolta inizialmente ebbe successo e nacquero tre nuove Arti (dei ciompi, dei tintori e dei sarti) che imposero di partecipare al governo cittadino. Questa esperienza durò però solo poche settimane: le nuove Arti vennero soppresse e il potere tornò saldamente nelle mani delle Arti maggiori.

3. LA RISTRUTTURAZIONE DELLE MANIFATTURE

Il settore tessile

Il calo della popolazione portò a una riduzione della domanda di beni non solo alimentari ed ebbe effetti anche sulle attività  manifatturiere, in particolare del settore tessile, che registrò una diminuzione di due terzi della produzione. A questa crisi si rispose in modi differenti:

  • alcune aree (Spagna, Inghilterra, Francia del Sud, Italia meridionale) puntarono a una produzione di tessuti di minore pregio;
  • in altre aree (Firenze, Fiandre, Catalogna) invece si puntò a una produzione di altissima qualità.

I mercanti-imprenditori

Uno dei principali cambiamenti seguiti alla crisi del Trecento fu la nascita del mercante-imprenditore, una nuova figura di mercante che all’attività commerciale univa anche la produzione in proprio. Il mercante-imprenditore acquistava i mezzi di produzione e le materie prime, che faceva lavorare per poi rivendere il prodotto finito.

Questa nuova organizzazione comportò diversi cambiamenti:

  • si introduceva una netta distinzione tra chi possedeva i mezzi di produzione (il mercante-imprenditore) e chi offriva il proprio lavoro, solitamente pagato in base alla quantità prodotta (cottimo);
  • se prima la bottega artigiana era impegnata in tutte le fasi di lavorazione di un prodotto, ora le diverse fasi erano lavorate separatamente e contemporaneamente da più soggetti, si realizzava quindi una prima forma di divisione del lavoro;
  • il mercante-imprenditore utilizzò sempre di più il lavoro a domicilio, spostando molte fasi della lavorazione dalle città alle campagne o ai piccoli centri rurali. In questo modo si sottraeva al rigido controllo delle Arti e trovava manodopera a costi molto inferiori, cosa che naturalmente garantiva al mercante-imprenditore maggiori profitti. D’altra parte per i contadini il lavoro a domicilio, anche se pagato molto poco, significava occupare in modo redditizio tutti i membri della famiglia e i tempi morti dell’attività agricola.

Strategie di tutela commerciale

Per garantire la sicurezza dei propri investimenti il mondo mercantile rese più efficienti alcuni strumenti finanziari:

  • furono perfezionati il sistema assicurativo e la lettera di cambio;
  • si adottò in maniera diffusa il sistema di contabilità della partita doppia in cui venivano registrate parallelamente le entrate e le uscite in modo da tenere sempre sotto controllo la situazione;
  • le banche (dopo alcuni clamorosi fallimenti) si organizzarono in  filiali giuridicamente differenziate, in modo che il fallimento di una non mettesse a rischio l’intera banca.

4. LA SOCIETÀ TRA TRECENTO E QUATTROCENTO

Vecchi e nuovi ceti: la nascita del patriziato urbano

Come abbiamo visto tra Trecento e Quattrocento emerse la nuova figura del mercante-imprenditore che sarà il vero protagonista dell’economia dell’epoca.

Naturalmente c’era ancora la nobiltà di origine feudale che derivava il suo potere dal possesso delle terre e che esprimeva la sua forza nell’uso delle armi. L’affermarsi delle monarchie però tolse sempre più spazi di autonomia alla nobiltà, che cercò di difendere la propria posizione e i propri privilegi ma che alla fine andò sempre più indebolendosi.

In altri paesi (come l’Inghilterra) invece la nobiltà seppe occupare gli spazi della manifattura e del commercio, fondendosi con i nuovi ceti emergenti. Si andò così costituendo un nuovo ceto che si può definire di patriziato urbano, in quanto aveva nelle città il fondamento del proprio potere. Era composto sia da quelle famiglie nobili che si erano dedicate alle attività commerciali, sia da famiglie di estrazione borghese che una volta fatta fortuna tendevano ad assimilarsi alla nobiltà, adottandone gli stili di vita, ottenendo a loro volta titoli nobiliari o imparentandosi con l’aristocrazia.

Il clero

Anche nel clero si trovavano soggetti di diversa origine sociale. Le più alte cariche della Chiesa erano riservate ai figli della nobiltà e del patriziato urbano; spesso quella ecclesiastica era la via destinata ai figli cadetti (esclusi dall’eredità) che in questo modo ottenevano il prestigio e il potere adeguati alle loro origini. Le posizioni più modeste all’interno della Chiesa invece erano occupate da persone di origine più umile, che sceglievano il sacerdozio spesso solo per garantirsi una fonte di sussistenza.

La Chiesa come “cerniera sociale”

La Chiesa era il più importante possessore di terre in Europa, gli ordini religiosi gestivano enormi latifondi, chiese e monasteri, beneficiavano di eredità e donazioni anche considerevoli.

Allo stesso tempo però la Chiesa gestiva le maggiori strutture di soccorso dei poveri e degli ammalati. In questo senso si parla della Chiesa come “cerniera sociale” perché in lei si sommavano da un lato la gestione del potere e della ricchezza e dall’altro la cura dei più fragili (poveri e ammalati), garantendo l’ordine sociale.

GLI OSPEDALI

In Occidente, il termine ospedale non indicava (com’è oggi) una realtà destinata solo alla cura dei malati. Era infatti un luogo di accoglienza per tutti i bisognosi, in cui venivano accolti anche dei malati, non però perché infermi, ma perché la malattia li portava in uno stato di povertà e necessità.
L’ospedale aveva spesso una natura religiosa ma nacquero anche ospedali laici.

La varietà del terzo stato

Ancora più differenziato al suo interno era il popolo (o terzo stato come si definiva in Francia); vi si trovavano piccoli mercanti e artigiani, i ceti intellettuali professionali (come notai, maestri, avvocati) e i contadini piccoli proprietari.

Servi, salariati, contadini

La gran parte della popolazione era costituita da servi e braccianti salariati che lavoravano le terre dei signori, e dai salariati urbani che lavoravano nelle botteghe artigiane. Erano persone che vivevano ai limiti della sussistenza e che a causa di un evento personale (un incidente o una malattia) potevano scivolare fra i miserabili che vivevano di elemosine.

5. LA CONDIZIONE FEMMINILE

La scarsa considerazione della donna aveva radici antiche che affondavano nella cultura greco-latina. Il pensiero della Chiesa aveva poi fatto della donna lo “strumento del peccato”, facendola oggetto di pesanti pregiudizi che confermavano la sua natura inferiore rispetto all’uomo. Nella vita sociale alla donna spettava il solo scopo della procreazione.

Forse negli strati sociali più umili le donne godevano di maggiore libertà anche se erano ugualmente senza diritti. In realtà l’unico spazio in cui le donne potevano esprimersi ed evitare la completa subordinazione all’uomo era il convento, dove ricevevano un’istruzione e una formazione culturale altrimenti precluse.

ESERCIZI

1. Completa lo schema delle conseguenze del calo demografico.


2. Fai la scelta giusta.


a. La nuova figura del mercante-imprenditore (più di una scelta): 

  • è un mercante che produce in proprio i beni da commerciare.
  • sposta molte fasi di lavorazione nelle campagne per ridurre i costi di produzione.
  • è un artigiano.
  • è sempre di origine aristocratica.

b. I provvedimenti che impongono la riduzione dei salari sono causa: 

  • di numerose rivolte contadine e dei salariati urbani. 
  • di un forte indebolimento della nobiltà.

c. La nobiltà dedita alle attività commerciali e la borghesia ricca delle città insieme formano: 

  • una cerniera sociale.
  • il patriziato urbano.

d. La divisione del lavoro consiste: 

  • nella separazione delle diverse fasi di lavorazione di un prodotto.
  • nel distinguere il ruolo del mercante da quello dell’artigiano.