Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) si fa cominciare il Medioevo, un’età che, altrettanto convenzionalmente, si conclude nel 1492 e che viene divisa in due periodi: Alto Medioevo (dal 476 all’anno Mille) e Basso Medioevo (dal Mille al 1492).
CAPITOLO 0 – Oriente e Occidente all’alba del Medioevo
1. LE Nuove formazioni politiche nell’alto medioevo
L’Impero romano d’Occidente si era definitivamente separato dall’Impero romano d’Oriente nel 395 d.C. La sua crisi economica, politica e militare si era così aggravata, e, sotto la pressione e l’invasione delle popolazioni ▶ barbariche, l’Impero d’Occidente era crollato. Nei suoi territori si formarono diversi regni romano-barbarici, nei quali, con diversi gradi di integrazione tra popolazioni barbariche e latine, rimasero comunque molti elementi della tradizione romana.
2. L’impero romano d’Oriente
Assai diversa era la situazione nell’Impero romano d’Oriente (chiamato anche Impero bizantino), che aveva una solida situazione economica, con una ricca rete commerciale e un potere politico decisamente più forte.
Con l’imperatore Giustiniano (482-565), l’Impero romano d’Oriente riconquistò molti territori caduti sotto il dominio barbarico: l’Africa, l’Italia, parte della Spagna; in questo modo recuperò il controllo dell’area mediterranea, che sarà poi insidiato dal presenza dell’impero musulmano.
3. L’avanzata islamica
Nella penisola arabica, la predicazione di Maometto (570-632) aveva fatto nascere una nuova religione monoteista, l’islàm. La massiccia adesione alla nuova fede creò le condizioni per superare le storiche divisioni tra le ▶ tribù arabe. L’unità che ne derivò consentì alle forze arabe di proiettarsi al di fuori della penisola e di attuare una politica espansionistica che portò alla nascita dell’impero musulmano e sottrasse all’Impero romano d’Oriente e all’Impero persiano diversi territori. L’impero musulmano fu guidato prima dalla famiglia degli Omayyadi, che spostarono il centro politico dell’Impero dall’Arabia a Damasco in Siria; e poi, intorno al 750, la guida passò alla famiglia degli Abbasidi che pose la nuova capitale a Baghdad in Persia.
4. I regni romano-barbarici
In Italia: il Regno Ostrogoto, la riconquista bizantina, l’invasione longobarda
In Italia, alla fine del V secolo si era instaurato il regno ostrogoto di Teodorico. Il regno venne sconfitto dall’imperatore Giustiniano nella guerra greco-gotica, che iniziò nel 535 e si protrasse fino al 553 con la riannessione della penisola italiana all’Impero romano d’Oriente. Le conseguenze di questo lungo conflitto furono pesanti per l’Italia, e la esposero alla successiva conquista da parte dei longobardi. La conquista longobarda non fu uniforme, e nella penisola molti territori rimasero sotto il dominio dell’Impero bizantino, in particolare il Ducato di Roma, sede del papa. Quando l’espansionismo longobardo minacciò proprio il Ducato di Roma, il papa però non chiese aiuto all’Impero bizantino (tradizionale ma ingombrante difensore della Chiesa), ma si rivolse al Regno dei franchi, che stava in quegli anni diventando sempre più potente.
Il Regno dei franchi
Il regno dei franchi in Gallia era uno dei regni romano-barbarici in cui era maggiormente riuscita la fusione e l’integrazione tra elementi barbari ed elementi romani. Inoltre alla fine del V secolo i franchi, con il re Clodoveo della dinastia dei Merovingi, si convertirono al cristianesimo cattolico e non all’arianesimo come gli altri popoli barbarici. L’alleanza con la Chiesa diede maggiore forza e prestigio ai sovrani franchi e fu un elemento determinate per l’affermazione del regno.
I rapporti vassallatico-beneficiari
Alla base della società franca c’era il rapporto vassallatico-beneficiario, che intrecciava una rete di legami personali di fedeltà tra un vassallo (vassus) e un signore (senior): il primo giurava al signore obbedienza e si dichiarava pronto al servizio armato, il secondo provvedeva al mantenimento del vassallo e gli forniva protezione. Col tempo al vassallo venne attribuito un beneficio in terre, dato come remunerazione del servizio reso. Il beneficio era solo temporaneo, perché durava quanto il servizio e finiva alla morte di una delle due parti.
5. I carolingi
Nella prima metà dell’VIII secolo, i re franchi della dinastia merovingia persero potere a favore della nuova figura del ▶ maestro di palazzo. I maestri di palazzo della famiglia dei ▶ pipinidi spodestarono completamente il re, grazie anche a importanti conquiste militari che estesero il Regno. Ma soprattutto aumentarono il prestigio e il potere della famiglia, consentendogli di avere più estese e forti ▶ clientele.
Nel 751 il maestro di palazzo Pipino il Breve acquisì formalmente il trono e da questo momento la guida del Regno dei franchi passò a quella che sarebbe stata poi chiamata la dinastia carolingia.
Carlo Magno
Alla morte di Pipino il Breve, nel 768, il regno passò nelle mani del figlio Carlo (in seguito chiamato Carlo Magno), che intraprese una fortunata politica di espansione territoriale: nel 774 sconfisse i longobardi e assunse il titolo di re dei franchi e dei longobardi; sconfisse poi i sassoni e gli àvari; in Spagna riuscì a conquistare una fascia di territorio a ridosso dei Pirenei. Nell’800 Carlo Magno venne incoronato a Roma imperatore dei Romani.
Carlo Magno diede al suo regno una solida struttura.
Il territorio venne suddiviso in ▶ comitati, con a capo i ▶ conti, che li amministravano in nome del re; mentre nelle zone di confine venivano istituite le marche, con a capo i marchesi che avevano anche funzioni militari.
Seguendo la tradizione germanica, Carlo Magno utilizzò il vassallaggio per scegliere e legare a sé i funzionari.
La dissoluzione dell’Impero carolingio
Alla morte di Carlo Magno, l’impero passò all’unico erede rimasto: Ludovico il Pio. Dopo di lui, il conflitto che si scatenò tra i suoi figli si concluse con il trattato di Verdun (843), con il quale l’impero venne diviso in tre regni: Francia occidentale, Francia orientale e Lotaringia, una zona intermedia tra gli altri due regni che andava dal Mare del Nord all’Italia, a cui era legato il titolo imperiale.
Da questo momento l’Impero carolingio perse la sua unità e ogni regno andò indebolendosi.
6. NUOVE INVASIONI: SCANDINAVI, UNGARI, SARACENI
L’indebolimento dell’Impero carolingio favorì le scorrerie e le invasioni provenienti da diverse aree:
- dalla Scandinavia arrivarono i variaghi, che si insediarono nell’odierna Russia, e i normanni, che alla fine del IX secolo riuscirono a impossessarsi di vasti territori in Inghilterra e nel Nord della Francia, dove, dopo il giuramento di vassallaggio al re, si formò il ducato di Normandia;
- da est arrivarono gli ungari, che si insediarono in Pannonia (l’attuale Ungheria) e da qui compivano periodiche razzie in Germania, Francia e Italia;
- da sud invece arrivavano le scorrerie via mare dei ▶ saraceni. Questi, tra il IX e il X secolo, riuscirono a sottrarre la Sicilia ai bizantini.
7. L’IMPERO DEGLI OTTONI
Ottone I di Sassonia nel 955 riuscì a sconfiggere gli ungari nella battaglia di Lechfeld e, dopo essere diventato re di Germania, riconquistò il Regno d’Italia, cui era connesso il titolo imperiale, che ottenne nel 962. Con l’emanazione del Privilegio di Ottone, l’imperatore impose il suo controllo sull’elezione del papa e sulle nomine dei vescovi. I successori di Ottone (Ottone II e Ottone III) continuarono la sua stessa politica.
8. L’INCASTELLAMENTO
L’Impero carolingio non fu più in grado di garantire la difesa del territorio. Per questo, per difendersi dalle incursioni di ungari e saraceni, si diffuse il fenomeno dell’incastellamento, ossia la costruzione di fortificazioni e castelli da parte dei signori locali.
La popolazione abbandonò progressivamente i villaggi sparsi sul territorio per radunarsi nei centri abitati che sorsero attorno a queste nuove costruzioni fortificate, godendo così della protezione armata dei signori. Questi andarono consolidando sempre più il loro potere, esercitando i tipici poteri del governo regio (amministrazione della giustizia, comando militare e prelievo fiscale) senza averne però ricevuto delega dal sovrano.
Allo stesso tempo, i funzionari pubblici (conti e marchesi) cominciarono a considerare ereditari sia l’attività pubblica loro assegnata che il beneficio a questa connesso. Questa situazione di fatto venne poi riconosciuta nell’877 da Carlo il Calvo nel capitolare di Quierzy.
Si verificò quindi un’estrema frammentazione del potere che non faceva più capo al sovrano, ormai sempre più indebolito, ma ai signori locali.
LE DIVERSE FORME DI SIGNORIA
L’evoluzione di questi poteri signorili è stata descritta dagli storici in relazione alle diverse forme con cui si sono manifestati.
- La signoria domestica: indica i poteri che il proprietario terriero esercitava sui contadini, servi e liberi, che lavoravano nei terreni del signore.
- La signoria fondiaria: indica i poteri esercitati anche sui coltivatori di fondi dati in concessione dal signore.
- La signoria territoriale o rurale (o anche “di banno”): riguarda l’esercizio di un potere di comando esercitato dal signore del castello che andava oltre i suoi possedimenti diretti e investiva tutti i residenti di una precisa area.