SEZIONE B – LA TRANSIZIONE ALLA MODERNITÀ

CAPITOLO 12 – Una nuova cultura per la modernità: Umanesimo e Rinascimento

1. L’AVANZARE DI UNA NUOVA CULTURA

Il passaggio a un’altra epoca, le origini della modernità

In Europa alla fine del Trecento si affermò una nuova visione del mondo e dell’uomo basata sul recupero dei valori della cultura classica greco-romana. Cominciò così quel cambiamento culturale e di mentalità che poi si sviluppò e affermò nel corso dei due secoli successivi e che segnò il passaggio a una nuova epoca. Questo rinnovamento, a cui poi è stato dato nome di Umanesimo e Rinascimento, doveva molto all’influenza della società urbana che si era sviluppata negli ultimi secoli: una società in cui l’uomo, attraverso la propria intelligenza, lo studio e il proprio lavoro, diveniva artefice di se stesso.

2. L’UMANESIMO

Il ritorno dell’antico

Con Umanesimo si indica il primo periodo di questo processo di rinnovamento culturale. L’Italia, e in particolare Firenze, fu il nucleo originario di questo movimento che da qui si diffuse in tutta Europa. Il termine umanista indicava la persona dedita allo studio delle humanae litterae, cioè le discipline che nel mondo classico erano ritenute fondamentali per la formazione dell’uomo: letteratura, grammatica, poesia, retorica, storia, filosofia. Alla base dell’Umanesimo, quindi, c’era il recupero e l’esaltazione delle forme e dei valori antichi, espressi dagli studiosi greci e latini.

Il mondo classico era dunque il modello a cui ispirarsi e proprio per questo emerse la volontà di recuperare i testi classici nella loro versione originale. Da qui nacque la filologia, una disciplina che ricostruisce i testi antichi nella loro forma originale, eliminando le modifiche successive o gli errori introdotti durante la copiatura.

LORENZO VALLA E LA FALSA DONAZIONE DI COSTANTINO

Tra i risultati più importanti dello studio filologico va ricordata l’opera dell’umanista Lorenzo Valla (1407-57). Valla riuscì a provare la falsità della cosiddetta “donazione di Costantino”, un documento usato da secoli come fondamento giuridico del potere temporale dei papi. Dall’analisi del linguaggio e di altri aspetti, Valla riuscì a dimostrare che in realtà il documento era stato scritto alcuni secoli dopo la morte dell’imperatore romano.

La formazione umana: la pedagogia

Ispirandosi al mondo classico, gli umanisti elaborarono un nuovo ideale di uomo. E dall’esigenza di formare questo “uomo nuovo” si impose un nuovo modello educativo che puntava a sviluppare nei giovani le capacità critiche, a pensare liberamente e ad armonizzare la molteplicità dei saperi per una formazione completa dell’individuo. Con l’Umanesimo si affermò l’idea che non si potevano porre limiti alla conoscenza, e di conseguenza si affermò l’autonomia del sapere rispetto alla religione e ai suoi  dogmi.

Una nuova visione dei rapporti tra uomo e Dio

Questa nuova visione più laica del mondo e della conoscenza non voleva dire abbandono della fede. Scoprire i misteri della natura e mostrare la grandezza dell’uomo era infatti un modo di esaltare Dio e la sua creazione. L’uomo era visto come prosecutore dell’opera creatrice di Dio (come affermò l’umanista Pico della Mirandola). Si operava quindi un capovolgimento dell’etica medievale che considerava corrotte tutte le cose terrene, compreso l’uomo.

L’Umanesimo cristiano

Il pensiero umanista agì anche con spirito critico e filologico nella ricerca dell’autentica parola di Dio e propose una nuova dimensione del rapporto con il divino. In questo senso si può parlare di “umanesimo cristiano”, che credeva più nell’adesione ai principi del Vangelo che all’obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche. Tra i più importanti umanisti va anche ricordato un papa come Enea Silvio Piccolomini (Pio II).

FILOLOGIA E VANGELO

In questo periodo, importante fu anche la ricerca e lo studio sui testi sacri, soprattutto con l’olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536) che eseguì un’accurata ricerca filologica sui testi del Nuovo Testamento, con l’intento di recuperare il messaggio autentico di Cristo.

3. IL RINASCIMENTO

L’apertura alla modernità: arte e scienza

Il Rinascimento indica una fase successiva all’Umanesimo che si colloca tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento.

Il nuovo metodo di conoscenza che si era affermato, basato sull’osservazione e l’esperienza, ebbe un’influenza decisiva sullo sviluppo della scienza e dell’arte.

In campo artistico il nuovo modo di concepire la realtà portò allo studio della prospettiva, cioè la possibilità di rappresentare su un piano bidimensionale la terza dimensione della profondità.

Nelle scienze la possibilità di andare oltre le  “verità” consolidate e di basare la conoscenza sull’osservazione e l’esperienza condussero a importanti scoperte e innovazioni. Ad esempio dall’osservazione del corpo umano ebbe inizio una nuova anatomia che, con Vesalio, arrivò a descrivere esattamente i meccanismi della circolazione sanguigna. Un notevole sviluppo ebbe anche la matematica che rendeva possibile la descrizione e la misurazione della natura e del reale. Massimo divulgatore in questo campo fu il frate Luca Pacioli, che oltretutto scelse di scrivere i suoi trattati in volgare e non più in latino.

Copernico e il modello eliocentrico

L’esempio più clamoroso di questo nuovo modo di procedere si ebbe in campo astronomico con la cosiddetta “rivoluzione copernicana”. L’astronomo polacco Niccolò Copernico propose il modello eliocentrico con il Sole e non più la Terra al centro del sistema planetario. Questa scoperta metteva in discussione una di quelle verità consolidate che vedeva la Terra al centro dell’universo in accordo con quanto risultava nelle Sacre Scritture.

Il contrasto con la visione religiosa dell’universo naturalmente portò la Chiesa a opporsi a questa nuova teoria e, come vedremo successivamente, a considerare eretico chi la sosteneva.

Il ruolo delle corti

Nel Rinascimento va sottolineato il ruolo che ebbero i principi italiani che divennero mecenati e finanziatori di artisti e scienziati. Le loro corti diventarono vere e proprie fabbriche per pittori, scultori e scrittori. Così i principi affermavano il loro prestigio e dimostravano la forza del loro potere.

Il pensiero politico: Machiavelli e Guicciardini

Dalla spinta al rinnovamento non poteva restare escluso l’ambito principale in cui l’uomo agisce nella storia: la politica.

In particolare due fiorentini, Machiavelli e Guicciardini, avviarono un’attenta riflessione sui meccanismi del potere. Niccolò Machiavelli analizzò le regole della politica, individuando la logica degli interessi che muovono gli uomini e indicando i mezzi con cui raggiungere gli obiettivi. Nella sua opera più importante, Il Principe (1513), affermò l’autonomia della politica e la sua indipendenza da ogni vincolo morale.

4. LA RIVOLUZIONE DEL LIBRO A STAMPA

L’invenzione di Gutenberg

Non si comprenderebbe del tutto la portata della rinascita culturale di questo periodo se non si considerasse il passaggio dal libro manoscritto al libro stampato. Questa innovazione ebbe un impatto straordinario sulla diffusione del sapere.

L’invenzione della stampa a caratteri mobili fu opera di Johann Gutenberg, un orafo tedesco di Magonza. I caratteri mobili in metallo introdotti da Gutenberg permettevano la composizione di una pagina di testo su un supporto fisso. Questa pagina, dopo essere stata inchiostrata, veniva stampata in più copie; si procedeva poi alla composizione di una nuova pagina e così via. Rispetto alla copiatura a mano i vantaggi sono evidenti: si potevano stampare molte più copie e in tempi molto più rapidi.

Tra il 1452 e il 1454 con questa nuova tecnica Gutenberg realizzò la prima Bibbia stampata.

Da allora la diffusione della stampa fu molto rapida e vide nascere stamperie in varie parti d’Europa, soprattutto in Germania e in Italia. La diffusione della tipografia fu facilitata anche dalla diffusione della carta che era molto meno costosa e che andò a sostituire la  pergamena.

Gli effetti rivoluzionari del libro

Tipografia e uso della carta non solo permisero la riproduzione di molte più copie di un libro, ma lo resero soprattutto molto meno costoso. I libri quindi divennero un bene accessibile per un più ampio numero di persone e questo stimolò la diffusione dell’alfabetizzazione.

Si creò anche un pubblico più “popolare”, poco più che alfabetizzato, che nelle stampe più economiche trovava la possibilità di leggere. Ebbero così fortuna la cosiddetta stampa devozionale, cioè opuscoli di argomento religioso, e le “Bibbie dei poveri”, in cui la parola scritta accompagnava le illustrazioni della vita di Gesù.

Inoltre la circolazione più semplice dei libri (anche per la loro maggiore maneggevolezza rispetto alle opere manoscritte in pergamena) facilitò il lavoro degli studiosi e soprattutto favorì gli scambi culturali e la circolazione delle idee.

ESERCIZI

1. Fai la scelta giusta: l’Umanesimo.


Alla fine del Trecento/Quattrocento comincia un profondo rinnovamento culturale, che si basa sul recupero della cultura classica/religiosa. Con l’Umanesimo si afferma l’autonomia della conoscenza/religione dai dogmi della Chiesa. Questo nuovo sapere/dogma, basato sull’osservazione e l’esperienza, cambia il modo di vedere e conoscere l’uomo/Dio e il mondo, e ha/non ha una grande influenza anche sull’arte e sulla scienza. In campo scientifico Copernico propone la sua teoria astronomica che pone il Sole/la Terra al centro dell’universo.

2. Trova la parola.


pedagogiafilologia 


.......................................................... Disciplina che ricostruisce i testi nella loro forma originale.
.......................................................... Disciplina che si occupa dell’educazione.

3. Completa lo schema sulla rivoluzione del libro a stampa e delle sue conseguenze.