SEZIONE C – NUOVI MONDI, NUOVE VISIONI DEL MONDO

CAPITOLO 15 – Lotte per il dominio europeo

1. CARLO V E IL SOGNO IMPERIALE

LA FORMAZIONE DI CARLO D’ASBURGO

Carlo d’Asburgo nacque nel 1500 a Gand dal matrimonio tra Giovanna “la Pazza” (figlia dei re di Spagna Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia) e Filippo d’Asburgo (figlio di Massimiliano I e Maria di Borgogna). A sei anni Carlo ereditò il titolo di duca di Borgogna per la morte del padre. Crebbe nelle Fiandre, sotto la guida della zia Margherita d’Austria, nominata sua reggente.

Nel 1516, alla morte del nonno materno Ferdinando d’Aragona, Carlo fu proclamato re di Spagna (con il nome di Carlo I).

Si aggiungevano così ai suoi domini nelle Fiandre e nella Franca contea, anche le corone di Castiglia e Aragona, i possedimenti di Napoli, Sardegna e Sicilia e le colonie americane.

IL DIFFICILE RAPPORTO CON LA SPAGNA

Carlo non aveva mai messo piede in Spagna e quando vi giunse nel 1517 non ne conosceva né la lingua né i luoghi. Mentre tentava di migliorare le relazioni con i suoi sudditi spagnoli, nel 1519 il nonno paterno, l’imperatore Massimiliano I, morì e Carlo entrò in possesso anche dei regni austriaci di casa Asburgo. Ora quindi Carlo poteva candidarsi al trono imperiale.

LA CONTESA PER L’IMPERO

Preoccupato per l’ascesa di Carlo, anche il re di Francia Francesco I pose la sua candidatura per il titolo di imperatore. Se Carlo fosse stato eletto, infatti, avrebbe concentrato nelle proprie mani un potere straordinario dovuto alla vastità dei territori acquisiti, tale da mettere la Francia in una pericolosa condizione di accerchiamento. Anche il papa Leone X appoggiò il re francese per contrastare un’eccessiva potenza imperiale, che avrebbe costretto lo Stato pontificio a un ruolo subalterno.

Carlo comprò i voti dei sette  grandi elettori (⇒ C8.5), facendosi prestare un’enorme quantità di denaro (circa 800000 fiorini d’oro) dai grandi banchieri tedeschi, concedendo loro una parte dei profitti derivanti dai metalli preziosi dell’America. E così il 28 giugno 1519 fu eletto imperatore con voto unanime e assunse il nome di Carlo V; l’anno successivo fu incoronato ad Aquisgrana.

UN COMPLICATO INTRECCIO

Regnando su popoli e territori estremamente differenti, il nuovo imperatore dovette far fronte a varie tensioni.

Gli stessi elettori di Carlo V vollero delle garanzie a tutela delle “libertà della nazione tedesca”: chiesero di non introdurre soldati stranieri in Germania, di essere consultati sulle questioni di politica estera, ma anche che non venisse modificato il sistema di elezione dell’imperatore e che non fossero aumentate le tasse. Ancora più difficile era la situazione in Spagna, dove c’era il timore che Carlo curasse gli interessi politici e finanziari tedeschi e olandesi a danno di quelli spagnoli.

UNA MONARCHIA UNIVERSALE CRISTIANA, UN PROGETTO ANACRONISTICO

Il vastissimo dominio che Carlo V aveva ereditato fu definito “l’Impero su cui non tramonta mai il sole”. Questi immensi possedimenti favorirono l’aspirazione di Carlo a creare una monarchia universale ispirata ai principi cristiani. Una tale visione però non appariva in linea con le nuove tendenze politiche che stavano emergendo e anzi sembrava espressione di ideali politici medievali. Le monarchie nazionali infatti si stavano affermando proprio a danno dei poteri universali.

Inoltre a ostacolare l’attuazione degli ideali programmatici di Carlo V intervennero due circostanze di particolare gravità:

  • la Riforma protestante (che studieremo nel prossimo capitolo), avviata da Martin Lutero in Germania nel 1517, che divise la Chiesa romana e frantumò l’unità religiosa europea, portando con sé enormi conseguenze anche sul piano politico;
  • il rafforzamento dell’espansionismo ottomano, la cui presenza rappresentava un continuo pericolo.

Questi fattori condizionarono costantemente la vicenda politica dell’imperatore, che tuttavia a lungo tentò di ricomporre ciò che la storia stava inesorabilmente scomponendo e frammentando.

2. LA RIPRESA DELLA GUERRA IN ITALIA

IL SECONDO PERIODO DELLE GUERRE D’ITALIA (1521-27)

Dopo non aver ottenuto la corona imperiale, il re francese Francesco I intensificò l’impegno di combattere Carlo. Lo scontro avvenne per il Ducato di Milano, un dominio francese che Carlo guardava con interesse per collegare e dare maggiore coesione ai suoi domini e che aveva una posizione strategica nel cuore d’Europa anche come snodo dei traffici commerciali. I due sovrani avviarono, dunque, nel 1521 una nuova fase delle guerre d’Italia. Carlo V si mosse sul piano diplomatico, ottenendo l’alleanza del papa e dell’Inghilterra, e poi attaccò e prese Milano dove restaurò la dinastia sforzesca. Lo scontro giunse al culmine con la battaglia di Pavia nel 1525, in cui lo stesso Francesco I fu fatto prigioniero e portato in catene a Madrid. Qui fu firmato un trattato (1526) con cui il re di Francia, per riottenere la libertà, fu costretto a rinunciare a ogni pretesa su Milano e Napoli, e a cedere la Borgogna.

FRANCESCO I E IL FRONTE ANTIMPERIALE

Appena libero, però, Francesco I dichiarò nullo il trattato, in quanto estorto con la forza, e iniziò a riorganizzarsi per la ripresa delle ostilità. Il re francese mise in piedi un’alleanza, la Lega di Cognac (1526), a cui partecipava il papa, Venezia, Genova, Firenze e addirittura lo stesso duca di Milano, che non voleva essere un semplice strumento nelle mani di Carlo.

Alla Lega diede il suo appoggio anche il re inglese Enrico VIII, preoccupato dalla pericolosa egemonia imperiale in Europa.

L’esercito della Lega, scarsamente coordinato, subì gli attacchi delle truppe imperiali tra cui si distinsero i  lanzichenecchi, che attraversarono l’Italia del Nord e giunsero fino a Roma.

IL SACCO DI ROMA

Il 6 maggio 1527 le truppe imperiali presero d’assalto Roma. Clemente VII si rifugiò con i cardinali nella fortezza di Castel Sant’Angelo mentre nella città si compiva un terribile saccheggio.

UN PRIMO ACCORDO TRA IMPERO E FRANCIA

Le truppe francesi tentarono di ribaltare le sorti della guerra attaccando Napoli ma, dopo che, con la sua flotta, Genova abbandonò la Lega di Cognac per allearsi con l’Impero, Francesco I dovette abbandonare ogni prospettiva di conquista.

Anche Carlo V però aveva urgenza di chiudere la guerra perché preoccupato dagli attacchi degli eserciti ottomani ai confini del Ducato d’Austria. Nel 1529 quindi tra Impero e Francia fu stipulata la pace di Cambrai, detta “pace delle due dame” perché negoziata da Margherita d’Austria, zia di Carlo V, e da Luisa di Savoia, madre di Francesco I.

L’Impero rinunciava alla Borgogna mentre la Francia metteva da parte ogni futura pretesa sui ducati di Napoli e Milano.

All’inizio del 1530, a Bologna, il papa consacrò Carlo V imperatore del Sacro romano impero di nazione germanica.

3. IL DOMINIO ASBURGICO SULL’ITALIA

IL DOMINIO DI CARLO V

Ormai gli Stati italiani dovevano prendere atto della loro subalternità alla corona asburgica:

  • il papato, pur potendo formalmente contare sui suoi territori, era strettamente legato alla potenza di Carlo V;
  • il Sud e le isole, unificati sotto il Regno di Napoli, erano ormai da tempo nell’orbita spagnola;
  • anche Genova si era legata alla politica imperiale, mettendo la propria flotta al servizio di Carlo V per ostacolare l’avanzata turca nel Mediterraneo.

L’unico Stato ancora indipendente era Venezia, la cui strategia fu quella di restare neutrale e concentrarsi sui traffici commerciali.

LE MANOVRE DI FRANCESCO I CONTRO L’IMPERO

Francesco I comunque non abbandonò le sue ambizioni sul ducato milanese e voleva a tutti i costi contrastare il potere di Carlo V. Per questo, nonostante fosse cattolico, si affrettò, ad appoggiare la lega di Smalcalda, a cui avevano dato vita alcuni principi e città tedesche per difendere la loro fede protestante e soprattutto l’autonomia politica rispetto all’Impero. Inoltre il re francese non esitò ad allearsi con il sultano turco Solimano I che in quegli anni stava seriamente minacciando l’Impero di Carlo sia sul fronte orientale sia nel Mediterraneo.

LA RIPRESA DEL CONFLITTO

Le ostilità ripresero già nel 1535, quando il re francese, venendo meno ai patti, occupò il Piemonte, con un attacco al duca di Savoia, alleato di Carlo V.

I due contendenti erano però sfiancati da queste guerre non solo improduttive ma sempre più costose in termini sia umani sia materiali. Giunse quindi l’accordo con la pace di Crépy (1544), con la quale ai francesi restava il Ducato di Savoia e all’Impero il Ducato di Milano.

4. IL PERICOLO TURCO

L’ESPANSIONISMO DI SOLIMANO IL MAGNIFICO

Salito al potere nel 1520, il sultano Solimano I, detto il Magnifico, fu protagonista di un progetto di espansione che minacciò direttamente i territori imperiali. Sin dal 1521 Solimano realizzò conquiste in Europa, prima nei Balcani, poi impossessandosi dell’isola di Rodi. Nel 1526 arrivò ai confini dell’Impero conquistando l’Ungheria meridionale e nel 1529 assediò Vienna, che solo per poco non cadde in mano ai turchi.

Inoltre il sultano ottomano voleva rafforzare i propri interessi commerciali estendendo il controllo sulle coste nordafricane, e riuscì a ottenere il sostegno degli Stati berberi (i cosiddetti Stati Barbareschi ⇒ C13.2) che volevano proteggere le scorrerie dei propri pirati e corsari contro le navi e le città costiere europee. Solimano affrontò anche l’Impero della Persia, che bloccava i progetti di espansione a oriente. Dallo scontro il sultano riuscì a ottenere il controllo del Mar Caspio e dell’Iraq. Nel 1555, dopo oltre vent’anni di guerre, i due imperi firmarono la pace.

PARZIALI VITTORIE DI CARLO V

Nel 1535 Carlo V decise di contrastare l’offensiva ottomana preparando una spedizione navale che guidò personalmente. Lo scontro avvenne a Tunisi; dopo aspri combattimenti la flotta turca dovette cedere e la città entrò a far parte dei domini che già erano sotto il controllo spagnolo sulle coste nordafricane.

5. LA FINE DELL’IDEALE UNIVERSALISTICO

VERSO LA CONCLUSIONE DEL CONFLITTO FRANCO-ASBURGICO

Alla morte di Francesco I, avvenuta nel 1547, il figlio Enrico II di Valois (1519-59) riprese le battaglie del padre: si schierò con i principi luterani tedeschi, ostili all’imperatore, e confermò l’alleanza con gli ottomani.

Improvvisamente però Carlo V decise di ritirarsi, amareggiato per non essere riuscito a conseguire nel corso degli anni la tanto desiderata unità religiosa. Nel 1556 abdicò e si ritirò in convento a Yuste, in Spagna. Con questo atto stabilì anche come spartire i suoi domini:

  • al figlio Filippo assegnò la Spagna con i territori italiani di Milano, Napoli, Sicilia e Sardegna, le colonie nelle Americhe e i Paesi Bassi;
  • al fratello Ferdinando consegnò i domini ereditari degli Asburgo e la corona imperiale.

Carlo V morì nel 1558. Con lui si chiudeva l’ultimo tentativo di ristabilire l’ideale dell’impero universale, un progetto ormai inconciliabile con la formazione degli Stati nazionali.

LA PACE DI CATEAU-CAMBRÉSIS

Con la separazione dei domini asburgici la Francia si liberò dal temuto accerchiamento imperiale. Nel 1559 si giunse alla pace di Cateau-Cambrésis tra Filippo II ed Enrico II. Il Piemonte tornò ai Savoia, lo Stato pontificio rimase integro, e la Spagna tenne il controllo sulla gran parte dei territori italiani, un’egemonia destinata a durare fino ai primi del Settecento. A livello continentale invece l’eccessiva discontinuità territoriale e le differenti tradizioni culturali e linguistiche dei suoi domini non consentirono mai alla Spagna di realizzare un governo unitario.

ESERCIZI

1. Completa il testo.


Nel 1519 viene eletto imperatore ..............................................., che ha ereditato dal ramo ............................................... il Regno di Spagna con Napoli, la Sardegna, la Sicilia e le colonie americane e dal ramo paterno prima la Borgogna e poi i regni ..............................................., che gli hanno consentito l’elezione a ................................................ A contrastare l’immenso potere concentrato nelle mani di Carlo V è soprattutto il re di ............................................... Francesco I, il cui regno si ritrova accerchiato dai domini dell’imperatore. Carlo V aspira a creare una ............................................... basata sui principi ..............................................., ma questa sua aspirazione è in contrasto con il progressivo rafforzarsi delle ............................................... e con la fine dell’unità religiosa europea a seguito della ............................................... avviata da Lutero.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Pace di Cambrai. 

b. Sacco di Roma.

c. Ripresa delle guerre in Italia.

d. Morte di Carlo V.

e. Elezione di Carlo V. 

f. Assedio di Vienna da parte degli ottomani. 

g. Pace di Cateau-Cambresis. 

h. Abdicazione di Carlo V. 

i. Pace tra Ottomani e Impero persiano.