SEZIONE D – OCCIDENTE E ORIENTE FRA CRISI E GLOBALIZZAZIONE

CAPITOLO 18 – LA FINE DEL MONDO BIPOLARE

1. L’epoca di GorbaČëv

Il declino dell’Urss

L’impegno di risorse nell’industria pesante e delle armi, con la finalità di competere con gli Stati Uniti, aveva reso molto fragile l’economia sovietica, costretta a importare dall’estero beni alimentari e prodotti tecnologicamente avanzati. Inoltre la rigidità del sistema burocratico e la corruzione contribuivano al pesante malcontento diffuso nella popolazione.

Nel 1985 l’elezione di Gorbačëv alla segreteria del Partito comunista fu un segno di discontinuità, che si concretizzò nella scelta di avviare importanti riforme.

Una nuova politica di distensione

Gorbačëv comprese subito che per poter realizzare qualsiasi progetto di riforma era necessario ridurre il peso delle spese militari. Anche per questo avviò un negoziato con gli Stati Uniti concluso nel 1987 con la firma di un trattato che prevedeva il ritiro e la distruzione dei missili presenti in Europa. Allo stesso tempo l’Urss ritirò le truppe dall’Afghanistan, mettendo fine a una guerra che durava da oltre 10 anni. Anche la concessione della libertà di culto in Unione Sovietica rientrò nella nuova politica di distensione sovietica. 

Nel 1990 a Gorbačëv venne assegnato il Premio Nobel per la pace.

Perestrojka e Glasnost

Le due parole chiave dell’opera riformatrice di Gorbačëv furono glasnost e perestrojka.

La glasnost, che in russo vuol dire trasparenza, garantiva la libertà di opinione e il pluralismo, mettendo definitivamente fine alla repressione del dissenso.

La perestrojka, letteralmente ristrutturazione, indicava la volontà di cambiare la struttura sociale ed economica del paese, riducendo il controllo pubblico sull’economia e dando spazio alla libera iniziativa economica. 

Il tentativo di riforma non diede i risultati sperati anche per la forte opposizione di una significativa parte del Partito che alimentò il malcontento interno.

2. La crisi del blocco sovietico

Il nuovo corso impresso alla politica estera da Gorbačëv, l’abbandono dello stretto controllo militare sui paesi dell’Est e il tentativo di democratizzare il mondo socialista portarono in breve tempo alla dissoluzione del blocco sovietico.

In Polonia il sindacato Solidarność, che raccoglieva gli oppositori al regime comunista, divenne legale e nel 1989 vinse le elezioni libere.

Sempre nel 1989 l’Ungheria dichiarò l’indipendenza dall’Urss e aprì le frontiere, consentendo quindi l’esodo verso i paesi occidentali.

Nel novembre del 1989, la Cecoslovacchia divenne una democrazia, dividendosi in seguito pacificamente in due repubbliche indipendenti, Ceca e Slovacchia. In Romania finì tragicamente la dittatura comunista di Ceauşescu.

La riunificazione della Germania

Simbolo della fine del blocco sovietico fu il crollo del regime comunista in Germania Est. Quando nel novembre ‘89 venne dichiarata l’apertura delle frontiere, fu preso d’assalto e abbattuto il muro che divideva in due Berlino. Si pose allora il tema della riunificazione delle due Germanie, che si realizzò nell’ottobre del 1990 con il sostegno del cancelliere tedesco Kohl e il consenso sia degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica di Gorbačëv.

3. Il crollo del comunismo

Le riforme politico-istituzionali

Dopo 70 anni di partito unico, Gorbačëv aprì al pluralismo politico consentendo la formazione di altri partiti oltre quello comunista. Nel 1990 venne eletto presidente, ma allo stesso tempo si trovò più isolato: la vecchia guardia del partito non condivideva le riforme; i nazionalisti non digerivano la perdita del ruolo di superpotenza, e i radicali spingevano per riforme più incisive.

Le spinte separatiste e la fine dell’Unione Sovietica

L’esempio dei paesi dell’Est venne presto seguito da molte repubbliche che componevano l’Urss. Nel 1991 si dichiararono indipendenti Estonia, Lettonia e Lituania. E altre repubbliche ancora proclamarono la loro l’indipendenza. Russia, Ucraina e Bielorussia costituirono la Comunità degli Stati indipendenti, Gorbačëv dichiarò lo scioglimento dell’Unione Sovietica e si dimise. A lui succedette Boris Eltsin.

4. Il “nuovo ordine” degli Stati Uniti

La fine del bipolarismo

La caduta dell’Unione Sovietica e del blocco socialista segnò la fine dell’equilibrio bipolare che aveva retto il mondo dalla fine della Seconda guerra mondiale e che aveva garantito una certa stabilità nelle relazioni internazionali. Si passò quindi all’unilateralismo, in cui solo gli Stati Uniti mantenevano il ruolo di superpotenza.

La guerra del Golfo

Una prova dell’irrilevanza sovietica nelle politiche internazionali e del nuovo ruolo assunto dagli Usa si ebbe quando, nel 1990, poco prima della caduta dell’Urss, il dittatore dell’Iraq, Saddam Hussein, decise di invadere il vicino Kuwait per impossessarsi dei suoi pozzi petroliferi. Gli Stati Uniti, guidati dal repubblicano Bush, si posero alla testa di una coalizione di paesi che, con il benestare dell’Onu, costrinsero l’esercito iracheno a ritirarsi dal Kuwait.

Il nuovo approccio internazionale di Clinton

Il nuovo ruolo di arbitro mondiale degli Stati Uniti sembrò rafforzarsi con il nuovo presidente eletto nel 1992, il democratico Bill Clinton, che si fece promotore degli accordi di pace fra israeliani e palestinesi del 1993. Ma la funzione pacificatrice degli Usa non ebbe successo in altre occasioni come le crisi in Somalia, nell’ex Iugoslavia e in Ruanda.

In realtà si affermò una nuova logica di intervento che prevedeva il ricorso a forze di interposizione per evitare che i conflitti locali si esasperassero e per proteggere le popolazioni civili.

5. L’Europa tra divisioni, conflitti e unioni

La guerra in Iugoslavia

La Federazione socialista iugoslava era composta da sei repubbliche (Slovenia, Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro). Il presidente Tito aveva provato a ridimensionare la preminenza serba riducendone il territorio e aveva favorito la mescolanza delle diverse comunità. Alla sua morte, avvenuta nel 1980, riemersero le differenze religiose tra cattolici, ortodossi e musulmani e vennero rivendicate le appartenenze etniche. A partire dal 1991 alle diverse dichiarazioni di indipendenza si accompagnarono spesso conflitti cruenti tra le differenti componenti. La Serbia, inseguendo i suoi sogni di primato nazionalistico nell’area balcanica, intervenne militarmente sia in Croazia che in Bosnia-Erzegovina. Sarajevo, la capitale bosniaca, subì quattro anni d’assedio; vennero inoltre perpetrate criminali azioni di ▶ pulizia etnica”, come nella cittadina di Srebrenica, dove vennero uccisi 8.000 appartenenti alla comunità musulmana.

I conflitti sia in Croazia che in Bosnia si conclusero solo nel 1995 con l’intervento degli Stati Uniti e della Nato.

I conflitti nei Balcani si riaccesero nel 1998, quando la provincia serba del Kosovo, la cui popolazione era in maggioranza albanese, chiese l’indipendenza. La repressione fu feroce e ricominciò la pulizia etnica nei confronti degli albanesi. La Nato intervenne ancora una volta, mettendo sotto la sua protezione il Kosovo, che dichiarò la sua propria indipendenza nel 2008. Altri scontri armati si ebbero anche in Macedonia.

Alla fine di tutte queste guerre nell’ex Iugoslavia, ridotta in macerie, si contarono 200.000 morti.

Colpi di coda in Russia

Con l’avvento al potere di Boris Eltsin la situazione in Russia peggiorò decisamente. La liberalizzazione economica avvenne senza alcuna gradualità e fu mal gestita. Aumentarono inflazione, disoccupazione e miseria. Inoltre le privatizzazioni delle imprese statali avvennero a vantaggio di pochi, i cosiddetti oligarchi. In questo contesto di crescente dissenso, nel 1999 le elezioni vennero vinte da Vladimir Putin, un ex agente del Kgb (i servizi segreti sovietici).

L’Europa alla ricerca dell’unità

La Comunità economica europea proseguì il suo percorso verso una sempre maggiore integrazione con il trattato di Maastricht nel 1992, che fece nascere l’Unione Europea e diede a ogni cittadino dei paesi aderenti la cittadinanza europea. Nel 1995 si attuò l’accordo di Schengen, grazie al quale si stabiliva la libera circolazione di merci e persone, creando uno spazio senza frontiere. Nel 1998 venne creata la Banca centrale europea e la moneta unica (l’euro) in sostituzione delle monete nazionali.

All’accordo di Schengen aderirono anche paesi che non facevano parte dell’Unione, mentre alcuni paesi dell’Unione non adottarono l’euro.

Nel frattempo nell’Unione Europea entrarono anche molti paesi dell’ex blocco sovietico.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


glasnost • forze di interposizione • trattato di Maastricht • accordo di Schengen • pulizia etnica • perestrojka 


.......................................................... Riforme economiche per dare spazio all’iniziativa privata.
.......................................................... Stabilisce la libera circolazione di merci e persone tra i paesi aderenti.
.......................................................... Fa nascere l’Unione Europea.
.......................................................... Contingente militare neutrale che interviene in un conflitto con il compito di proteggere la popolazione.
.......................................................... Provvedimenti presi al fine di garantire libertà di opinione e pluralismo.
.......................................................... Eliminazione sistematica delle minoranze.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Fine dell’Unione Sovietica.

b. Avvento di Putin.

c. Riunificazione della Germania.

d. Nascita dell’Unione Europea.

e. Gorbačëv eletto segretario del Partito comunista sovietico.

f. Accordo di Schengen. 

g. Dissoluzione del blocco dei paesi dell’est.


3. Completa il testo.


L’elezione di Gorbačëv rappresentò un elemento di discontinuità/continuità nella vita politica sovietica. Con le sue riforme G. introdusse in Unione Sovietica il partito unico/pluralismo politico, e aprì alla libera iniziativa economica. Decise di aumentare/ridurre le spese militari e firmò un importante accordo con gli Stati Uniti/il blocco dei paesi dell’est al fine di ridurre/aumentare gli armamenti presenti in Europa. Il piano di riforme di Gorbačëv trovò l’appoggio/l’ostilità di una importante parte del Partito, che si adoperò per contenere/alimentare il malcontento diffuso tra la popolazione.

4. Fai la scelta giusta.


a. Con la fine dell’Unione Sovietica: 

  • terminò l’equilibrio bipolare.
  • cessarono i conflitti nel mondo.

b. L’intervento nella guerra del Golfo fu deciso in seguito:

  •  all’invasione irachena del Kuwait.
  • all’invasione dell’Iraq da parte del Kuwait.

c. Le privatizzazioni delle imprese statali in Russia volute da Eltsin: 

  • migliorarono le condizioni di vita della popolazione.
  • furono fatte a vantaggio di pochi.

d. La dissoluzione della federazione delle Repubbliche iugoslave:  

  • avvenne pacificamente.
  • scatenò conflitti cruenti.