SEZIONE D – OCCIDENTE E ORIENTE FRA CRISI E GLOBALIZZAZIONE
CAPITOLO 19 – L’ITALIA DAGLI ANNI OTTANTA A OGGI
Una nuova fase di sviluppo e i suoi limiti
Negli anni Ottanta l’Italia visse una significativa ripresa economica che la fece rientrare tra i primi cinque paesi più industrializzati del pianeta. La crescita fu favorita dalla presenza di una vitale piccola e media impresa, dalla diffusa automazione dei processi produttivi e dalla crescita dei servizi che ampliarono il settore terziario.
Ma a frenare lo sviluppo economico rimanevano elementi strutturali quali:
- il ritardo dell’economia meridionale;
- l’inefficienza della pubblica amministrazione;
- il calo demografico sempre più marcato che aveva conseguenze negative sul sistema pensionistico;
- l’evasione fiscale, che costringeva lo Stato ad aumentare la pressione fiscale su chi già pagava regolarmente le tasse;
- la scarsa crescita dell’occupazione femminile e la perdurante disoccupazione giovanile.
2. La nuova stagione politica e il Pentapartito
I governi a cinque
In quegli anni si sperimentò una nuova coalizione di governo, il pentapartito, che comprendeva democristiani, socialisti e tre partiti minori: socialdemocratico, repubblicano e liberale. Nel 1981 l’Italia ebbe il primo presidente del Consiglio non democristiano: il repubblicano Giovanni Spadolini.
Il Partito socialista di Craxi
Eletto segretario del Partito socialista nel 1976, Bettino Craxi propose un’idea di sinistra più moderna e adatta agli sviluppi delle società capitaliste, rendendo così più netta la distanza dal Partito comunista. Negli anni Ottanta il Partito socialista aumentò i suoi consensi e, anche se rimase sempre il terzo partito dopo la Dc e il Pci, fu comunque decisivo nella formazione dei governi. Giocò il ruolo di “ago della bilancia”, tanto che, dal 1983 al 1987, Craxi fu presidente del Consiglio.
Craxi riformò la ▶ scala mobile, in opposizione al Pci e all’ala di sinistra del movimento operaio, rappresentata dalla Cgil, e favorì la nascita del sistema televisivo privato con una serie di leggi, di cui beneficiò soprattutto l’imprenditore milanese Silvio Berlusconi.
In politica estera, pur ribadendo la sua lealtà al Patto atlantico, Craxi fece assumere all’Italia posizioni più autonome, orientate verso una cooperazione nell’area mediterranea e in particolare con il mondo arabo. Infine nel 1984 rinnovò il concordato con la Chiesa non riconoscendo più la religione cattolica come “sola religione dello Stato”.
Le questioni irrisolte
Gli anni di governo del pentapartito (alla cui guida, nel 1987, tornò la Dc) furono anni in cui:
- il debito pubblico crebbe enormemente fino a superare il Pil;
- la presenza continuativa al governo di un blocco di partiti, senza possibilità di alternanza o di ricambio del ceto politico, favorì la spartizione dei posti di potere più significativi tra i partiti di governo, senza grande attenzione al merito e alla competenza. Un sistema che incoraggiò la corruzione e le pratiche clientelari che garantivano ai partiti di governo il consenso elettorale.
Fine e trasformazione del Pci
Anche se già da tempo si era avviato un allontanamento dalle politiche dell’Urss da parte del Pci, tuttavia la fine del blocco dell’Est e dell’Unione Sovietica obbligarono il partito a cercare una nuova prospettiva politica e a ridefinire la sua identità. Nel 1991 il Pci prese il nome di Partito democratico della sinistra.
3. 1992: un anno di rottura
Mani pulite
Nel 1992 un’inchiesta dei magistrati milanesi (che prese il nome di “Mani pulite”) svelò l’ampio sistema corruttivo che coinvolgeva politici locali e nazionali, imprenditori e banche, e che era alimentato dallo scambio di “tangenti”, ossia somme di denaro che gli imprenditori pagavano ai politici e ai funzionari pubblici per ottenere appalti, concessioni o favori di vario tipo. Da qui il nome di “Tangentopoli” dato a questo sistema.
L’inchiesta ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica, coinvolse figure di primo piano di alcuni partiti politici, portando alla disgregazione dei due principali partiti di governo, la Dc e il Psi.
L’attacco della mafia allo Stato
In questo quadro di estrema debolezza del sistema politico, la criminalità organizzata sferrò un duro attacco allo Stato: nel 1992 vennero uccisi, tra gli altri, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che erano riusciti a portare in tribunale e a far condannare esponenti della mafia siciliana evidenziando anche i loro legami con la politica.
Verso una nuova fase
La crisi e il discredito dei partiti tradizionali insieme alla pesante situazione delle finanze pubbliche, portarono ad affidare il governo a un esecutivo tecnico, guidato da Carlo Azeglio Ciampi, che riuscì a risanare in parte le finanze pubbliche.
4. La svolta e la transizione
Lega Nord e Forza Italia
La crisi dei partiti storici creò lo spazio per l’affermazione di nuove forze politiche:
- la Lega Nord (che derivava dalla Lega lombarda fondata nel 1982) poneva il tema del federalismo, agitando ipotesi di vera e propria secessione delle regioni del Nord;
- Forza Italia fondata dall’imprenditore milanese Silvio Berlusconi che utilizzò le strutture organizzative delle sue aziende (e in particolare le televisioni) per la sua propaganda politica. Sulla base di un programma liberista, egli rispolverava la paura del comunismo e si proponeva come l’uomo nuovo che si era fatto da sé, e senza legami con i vecchi partiti. Nel 1994 Berlusconi partecipò alle elezioni attraverso una campagna elettorale molto aggressiva, fatta di slogan semplici che richiamavano l’immediatezza del linguaggio pubblicitario delle sue televisioni.
Le elezioni del 1994: il primo governo Berlusconi
Le elezioni del 1994 si svolsero con un nuovo ▶ sistema elettorale maggioritario che polarizzò la lotta politica intorno a un blocco di centro-destra e uno di centro-sinistra.
Berlusconi vinse le elezioni del 1994 a capo della coalizione di centro-destra che comprendeva la Lega Nord e Alleanza nazionale (il partito nato dalla trasformazione del Movimento sociale italiano). Per descrivere il cambiamento di ceto politico in atto si cominciò allora a parlare di Seconda Repubblica, impropriamente perché non c’erano stati mutamenti costituzionali.
Il primo governo di centro-destra ebbe vita breve: il conflitto di interessi di Berlusconi, che era allo stesso tempo presidente del Consiglio e imprenditore titolare di concessioni statali, e l’▶ avviso di garanzia per concorso in corruzione spinsero la Lega a togliere l’appoggio al governo.
Le elezioni del 1996: il governo dell’Ulivo
Alle elezioni anticipate del 1996 si contrapposero la coalizione di centro-destra, il Polo delle libertà, guidata da Berlusconi e l’Ulivo, la coalizione di centro-sinistra, che comprendeva il Partito democratico della sinistra e l’ala riformista della Dc. L’Ulivo vinse le elezioni e Romano Prodi che lo guidava divenne presidente del Consiglio.
Il governo Prodi ottenne importanti risultati abbassando il debito pubblico, ma soprattutto facendo entrare l’Italia nel sistema della moneta unica europea, l’euro.
Nonostante diverse crisi di governo, che portarono anche alla sostituzione di Prodi, la legislatura arrivò alla sua fine naturale nel 2001.
I governi bis di Berlusconi e Prodi
Alle elezioni del 2001 la coalizione di centro-destra (formata da Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega) sconfisse l’Ulivo. Tornò a guidare il governo Silvio Berlusconi, ma anche questa legislatura fu afflitta dal permanere del conflitto d’interesse e dai numerosi processi che videro imputato il presidente del Consiglio.
Alle elezioni del 2006 tornò al governo il centro-sinistra con Prodi, ma i conflitti interni alla coalizione fecero finire la legislatura nel 2008.
5. Dalla crisi finanziaria al tripolarismo
La grave crisi finanziaria e il governo Monti
Alle elezioni del 2008 vinse ancora una volta Berlusconi con il Popolo delle libertà (il nome della coalizione di centro-destra). Nel 2011 però la grave crisi finanziaria internazionale e la sfiducia nei confronti dell’Italia, che continuava ad avere un debito pubblico esorbitante, fecero salire lo ▶ spread a livelli insostenibili. Berlusconi fu costretto a dimettersi e venne chiamato a guidare un nuovo governo tecnico l’economista Mario Monti. Egli affrontò la situazione adottando misure impopolari (l’innalzamento dell’età pensionabile o la tassa sulla prima casa), ma fece superare al paese la fase di emergenza.
La fine del bipolarismo
In quegli anni difficili crebbe l’insofferenza dei cittadini nei confronti del ceto politico e i consensi si orientarono verso il Movimento 5 stelle, fondato dal comico Beppe Grillo, che alle elezioni del 2013 ottenne il 25% dei voti.
Questo risultato segnò la fine del bipolarismo centro-destra/centro-sinistra e condusse a un governo di “larghe intese”, cioè sostenuto dalle forze moderate di centro-destra e centro-sinistra, guidato prima da Enrico Letta e poi da Matteo Renzi.
I governi guidati dal Movimento 5 stelle
Alle successive elezioni del 2018 il Movimento 5 stelle ebbe il 32% dei voti, grazie anche alla promessa di varare il reddito di cittadinanza (cioè un sostegno economico a chi si trova in condizioni difficoltà). Il Movimento 5 stelle si alleò al governo con la Lega guidata da Matteo Salvini, che nel frattempo aveva abbandonato il programma federalista inaugurando una politica nazionalista fortemente antieuropea. Il programma politico della Lega puntava alla lotta contro l’immigrazione, al parziale superamento della riforma delle pensioni del governo Monti e all’introduzione della flat tax (tassa piatta), ossia l’eliminazione della ▶ progressività nell’imposizione fiscale.
La crescente popolarità della Lega convinse Salvini a far cadere il governo per andare a nuove elezioni, ma in Parlamento si formò una nuova maggioranza che vide alleati il Movimento 5 stelle e il Partito democratico.
6. Verso l’Italia del futuro: prospettive e problemi
Antipolitica, europeismo e sovranismo
Nella società italiana degli ultimi anni sono emersi risentimento e sfiducia nei confronti della classe politica, la cosiddetta antipolitica, che ha contribuito al successo di forze nuove come il Movimento 5 stelle.
Allo stesso tempo nel dibattito politico si è avuta una contrapposizione tra forze europeiste e forze sovraniste. Le prime da sempre sostengono l’importanza dell’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, a garanzia di benessere e stabilità economica.
Le forze sovraniste (presenti nelle formazioni politiche di destra) rivendicano invece il “primato della nazione” e una maggiore autonomia del paese rispetto alle regole previste dalla Ue, mettendo in discussione quei principi di solidarismo e di convivenza che l’Europa ha conosciuto fin dal dopoguerra.
Immigrazione e accoglienza
Uno dei temi che più spesso hanno agitato le forze politiche di destra (in particolare la Lega) nel dibattito politico elettorale è quello dell’immigrazione, rimarcando i pericoli derivanti da questi flussi anche con toni apertamente razzisti.
Le guerre civili in Siria e Libia hanno fatto aumentare il numero dei richiedenti asilo e dei profughi ponendo problemi relativi alla loro accoglienza, gestione e organizzazione.
I problemi della società italiana
Negli ultimi anni si sono evidenziati diversi problemi nella società italiana:
- la crescita delle disuguaglianze soprattutto a danno di giovani e donne;
- il ritardo nell’innovazione digitale e ambientale;
- l’impoverimento culturale che deriva anche dagli scarsi investimenti nel campo dell’istruzione e della formazione. Un disinvestimento verso il mondo della cultura che ha coinvolto anche le famiglie, con effetti negativi sulla crescita delle conoscenze e delle competenze, impoverendo l’intera società italiana.
ESERCIZI
1. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.
a. Mani pulite.
b. Governo 5 stelle/Lega.
c. Governo Monti.
d. Governi di larghe intese.
e. Governi del pentapartito.
2. Fai la scelta giusta.
a. Il sistema pensionistico subisce conseguenze negative a causa:
-
del ritardo dell’economia meridionale.
- del calo demografico.
b. La crescita economica degli anni Ottanta è dovuta:
- alla vitalità delle piccole e medie imprese.
- all’automazione dei processi produttivi.
c. L’inchiesta “Mani pulite” portò:
- alla disgregazione dei due principali partiti di governo.
- a degli attacchi della mafia siciliana.
d. Tra il 1994 e il 2011 al governo:
- si alternano coalizioni di centro-destra e centro-sinistra.
- si alternano diversi governi tecnici.
e. Dal 2013 al 2018 la fine del bipolarismo centro-destra/centro-sinistra porta:
- ai governi del Movimento 5 stelle.
- a governi di larghe intese.
f. Il governo Monti è stato:
- un governo di centro-destra.
- un governo tecnico.
g. Quali partiti facevano parte della coalizione del pentapartito?
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h. Come erano composti i governi delle “larghe intese”?
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