SEZIONE A – L’ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI

CAPITOLO 5 – IL DOPOGUERRA IN EUROPA

1. LE PROSPETTIVE DEL DOPOGUERRA

▶ Debito pubblico, inflazione e disoccupazione furono i problemi economici e sociali che dovettero affrontare tutti gli Stati europei nel dopoguerra. Sul piano politico, il sempre maggiore coinvolgimento delle masse popolari, che si esprimeva quasi sempre alimentando forti conflitti sociali, mise in crisi le istituzioni dello Stato liberale.

Tre strade si aprivano in risposta a questa situazione:

  • la strada democratica, che puntava a un più ampio coinvolgimento dei cittadini alla vita politica, in una prospettiva liberale o socialdemocratica;
  • la via socialista, che puntava a un’organizzazione dell’economia e della società secondo i principi della ▶ collettivizzazione, e che coltivava il “mito della rivoluzione”, forte dell’esempio della rivoluzione sovietica del 1917;
  • la prospettiva nazionalista, che puntava a un rafforzamento del senso di appartenenza alla nazione in un quadro istituzionale autoritario fortemente gerarchico.

La paura del comunismo

La presenza dello Stato bolscevico ispirava le lotte dei ceti più deboli, ma appariva come una concreta minaccia per il mondo capitalistico. Tale rischio spinse le nazioni che avevano vinto la guerra a creare attorno alla Russia un “cordone sanitario”, facendo nascere ai suoi confini una serie di Stati anticomunisti come Polonia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania. Ma la vera preoccupazione era la necessità di evitare che il “contagio” delle idee comuniste si diffondesse all’interno dei singoli paesi.

2. I MOVIMENTI NAZIONALISTI RADICALI

Contro la rivoluzione

Nel primo dopoguerra, in molti Stati europei nacquero movimenti nazionalisti radicali: nei paesi vincitori esprimevano l’orgoglio per la recente vittoria che esaltava la grandezza nazionale; nei paesi vinti, come la Germania, coltivavano l’idea di una rivincita che cancellasse l’umiliazione subita.

In ogni caso, questi movimenti videro crescere i loro consensi, conquistando anche le destre più moderate. Proponevano l’ideale di una patria unita contrapposto all’idea della lotta di classe, vista come un tradimento degli interessi della nazione.

La loro chiara matrice antisocialista gli fece ottenere il sostegno, anche economico, dell’alta borghesia; mentre il richiamo ai valori della tradizione attraeva quella piccola borghesia che si era trovata impoverita all’indomani del conflitto e non si sentiva rappresentata dalle forze politiche tradizionali.

Contro la democrazia

Allo stesso tempo, oltre che antisocialisti, i movimenti nazionalisti erano fortemente antidemocratici perché attribuivano al sistema parlamentare la responsabilità di non saper gestire i disordini sociali. La democrazia era per loro non solo incapace di dare risposte al bisogno d’ordine, ma anche un pericoloso veicolo con cui le masse popolari avrebbero potuto conquistare il potere. Da qui l’obiettivo di creare una struttura statale autoritaria.

3. FRANCIA E REGNO UNITO NEL DOPOGUERRA

La ripresa economica e la situazione politica in Francia

Come in tutti i paesi, la crisi economica si fece sentire anche in Francia, che aveva subito pesanti devastazioni provocate dalle numerose battaglie avvenute sul suo territorio.

Ma la possibilità di sfruttare i giacimenti tedeschi della Saar e le riparazioni di guerra (che le erano state garantite dai trattati di pace) oltre ai prestiti internazionali, resero possibile alla Francia una più rapida ripresa economica che cominciò a intravedersi già nei primi anni Venti.

Sul piano politico, lo spirito nazionale, esaltato dalla vittoria, costituì un elemento di coesione per tutte le classi della società francese. E nonostante la presenza di movimenti nazionalistici radicali, come l’Action française, il modello democratico riuscì a mantenersi saldo.

Gran Bretagna: perdita del primato e riforme

Tra gli Stati europei il Regno Unito fu quello che più facilmente riuscì a realizzare la ripresa economica negli anni del dopoguerra, grazie alla solidità della sua moneta e della sua economia. La Gran Bretagna, tuttavia, risentì della forte concorrenza internazionale degli Stati Uniti, che provocò un ridimensionamento britannico sulla scena internazionale.

Sul piano della politica interna le istituzioni britanniche si rafforzarono in senso democratico. Nel 1918 venne concesso (anche se con dei limiti) il voto alle donne; inoltre crebbero i consensi del Partito laburista, che nel 1924 guidò per la prima volta il governo.

L’alternanza tra conservatori e laburisti favorì il confronto democratico e attenuò le tensioni sociali grazie a una seria politica riformista, che fece crescere la scolarizzazione, realizzò progetti di edilizia popolare e garantì la previdenza per gli anziani.

Commonwealth e Irlanda

Negli anni Venti si posero anche le basi del futuro British Commonwealth of Nations, allo scopo di realizzare una rete di scambi commerciali privilegiati all’interno dell’Impero coloniale, prevedendo anche forme di autonomia per alcuni dominions britannici come il Canada, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Sud Africa.

Restava però aperta la questione dell’Irlanda, abitata da una popolazione in maggioranza cattolica, tranne che nel nord a prevalenza anglicana. Nel 1918, il movimento indipendentista irlandese Sinn Féin proclamò l’indipendenza dell’Irlanda, ne seguì una guerra civile fra cattolici indipendentisti e protestanti fedeli alla corona britannica. La guerra si concluse nel 1921 con il riconoscimento da parte del Regno Unito dello Stato libero d’Irlanda nel sud del paese, mentre la regione dell’Ulster nel nord rimase parte del Regno Unito.

4. LA GERMANIA DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR

Il dopoguerra e il movimento socialista

La crisi economica in Germania fu particolarmente dura, essendo aggravata dalla perdita di territori che fino ad allora avevano fornito importanti risorse minerarie (come la Saar) e dalle riparazioni di guerra che il paese era tenuto a versare agli Stati vincitori.

La situazione politica era altrettanto critica per la Repubblica nata nel novembre del 1918. In attesa della convocazione dell’▶ Assemblea costituente, si insediò un governo provvisorio guidato dal socialdemocratico Ebert, messo subito in difficoltà dalle rivolte operaie e dalle divisioni interne al movimento socialista.

Fuori dalla coalizione di governo c’era la Lega di Spartaco (poi Partito comunista tedesco) che, ai primi di gennaio del 1919, a Berlino, diede vita, a un’insurrezione.

Temendo di perdere il controllo della situazione, il capo del governo Ebert richiese l’intervento dell’esercito a cui si affiancarono milizie di estrema destra formate da ex ufficiali dell’esercito, che in sei giorni sedarono nel sangue la rivolta.

La repressione dell’insurrezione spartachista mise in evidenza il ruolo ancora decisivo dell’esercito nella vita politica tedesca.

La Costituzione di Weimar

Le elezioni per l’Assemblea costituente si tennero il 19 gennaio 1919 e furono vinte dal Partito socialdemocratico, che però per dar vita al governo dovette coalizzarsi con altre forze politiche.

La Costituente stabilì la propria sede nella città di Weimar (è per questo che si parla di Repubblica di Weimar) e promulgò la nuova Costituzione nell’agosto del 1919.

La nuova Costituzione era ispirata a principi democratici molto avanzati. Prevedeva la creazione di una repubblica federale e un ▶ sistema parlamentare proporzionale con i deputati eletti a suffragio universale (maschile e femminile).

La centralità del Parlamento federale (Reichstag) venne controbilanciata dall’elezione diretta di un presidente della Repubblica che restava in carica per sette anni e nominava il cancelliere (capo del governo). Era previsto inoltre che, in casi eccezionali di emergenza, il presidente potesse disporre lo scioglimento del Parlamento e la sospensione delle libertà politiche; una norma, quest’ultima, capace di portare a una svolta autoritaria.

La difficile vita della Repubblica: instabilità politica e crisi economica

La Repubblica di Weimar visse in uno stato di perenne instabilità politica Era attaccata dalla destra nazionalista che si rese responsabile di tentativi di colpi di stato e di attentati a personalità politiche democratiche, accusate di aver ‘pugnalato alla schiena’ la patria. Era attaccata dalla sinistra comunista, che continuò con i suoi tentativi insurrezionali. Questi opposti estremismi politici seppero sfruttare il malcontento della popolazione dovuto alla dura situazione economica.

I risarcimenti di guerra e l’occupazione della regione mineraria della Ruhr da parte di Belgio e Francia (a garanzia dei debiti di guerra) misero in ginocchio l’economia tedesca; il governo, per far fronte alle spese, fu costretto a emettere ingenti quantità di cartamoneta, innescando così una drammatica spirale inflazionistica, che divorò il potere d’acquisto dei redditi fissi (salari, stipendi, pensioni) non solo degli operai, ma anche dei ceti medi.

Il piano Dawes e la stabilizzazione

Nonostante l’emergenza economica, sociale e politica, le istituzioni repubblicane riuscirono a reagire e già nel 1924 la situazione economica migliorò. Il nuovo cancelliere Stresemann (capo del Partito conservatore moderato) stabilizzò l’economia e la moneta tedesche. Inoltre, aprendo un canale diplomatico con gli Stati Uniti, riuscì a convincerli della necessità di favorire la ripresa economica in Germania. Venne messo a punto il piano Dawes (dal nome del finanziere americano che l’ideò) che forniva all’industria tedesca finanziamenti a lungo termine per favorirne il rilancio. La ripresa della produzione (che tornò ai livelli di prima della guerra) e delle esportazioni permise alla Germania di uscire dalla crisi e di pagare i debiti di guerra. Stresemann fu anche artefice dell’ammissione della Germania nella Società delle Nazioni, sancendone così il ritorno sulla scena internazionale.

Hindenburg presidente

Nonostante questi enormi progressi, la situazione per la popolazione tedesca rimaneva difficile e questo indeboliva le istituzioni democratiche. Un segnale si ebbe già nel 1925, quando, morto Ebert, si svolsero le elezioni per il presidente della Repubblica. Venne eletto il più alto rappresentante della casta militare, il generale ottantenne Hindenburg. Questo fu il segno che la maggioranza della popolazione tedesca vedeva ancora nell’apparato militare il vero interprete dello spirito nazionale. E in questo convulso contesto cominciò a farsi notare il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, guidato da un ancora sconosciuto Adolf Hitler.

6. GLI EX TERRITORI AUSTRO-UNGARICI E OTTOMANI

Tutti gli Stati che si erano formati nei territori dell’ex Impero austro-ungarico vissero nel dopoguerra una forte instabilità politica, con l’aggravante che ora al carattere multietnico ereditato dal vecchio Impero si aggiungeva la tendenza delle etnie dominanti a sottomettere quelle minoritarie, ponendo le basi per nuovi conflitti.

In Ungheria, nel 1919 l’esperienza di una Repubblica sovietica sostenuta da socialdemocratici e comunisti, ebbe termine con un colpo di stato ad opera dell’ammiraglio Horty che instaurò un regime autoritario.

In Austria, la guida socialdemocratica della Repubblica democratica, nonostante le importanti riforme sociali, fu sconfitta alle elezioni del 1920 dal Partito dei cristiano-sociali, legato ai tradizionali valori cattolici.

I resti dell’Impero ottomano

In Turchia Mustafà Kemal (dopo aver riconquistato i territori sottratti dalla Grecia), dichiarò decaduto il sultanato e nel 1923 diede vita alla Repubblica di Turchia, di cui assunse la guida. Kemal (a cui venne attribuito il soprannome di Atatürk, ossia padre dei turchi) si orientò verso una modernizzazione e un’occidentalizzazione del paese con l’adozione dell’alfabeto latino e il riconoscimento di pari diritti per tutti i cittadini. Inoltre diede al nuovo Stato un’impronta laica: 

  • abolì il ▶ califfato;
  • sostituì il sistema giudiziario fino ad allora ispirato alle norme del Corano;
  • chiuse le scuole coraniche a favore di scuole statali; 
  • cancellò la poligamia e diede il voto alle donne.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


• collettivizzazione • califfo • Sinn Féin • Costituzione


.......................................................... Legge fondamentale di uno Stato.
.......................................................... Movimento indipendentista irlandese.
.......................................................... Trasferimento allo Stato dei beni privati.
.......................................................... Guida politica e spirituale islamica.

2. Completa la tabella.


I movimenti nazionalisti sono
..................................., perché il loro ideale di Patria unita era opposto alla lotta di classe.
..................................., perché ritenevano l’istituzione parlamentare incapace di mantenere l’ordine e un possibile veicolo per la conquista del potere da parte delle masse popolari.

3. Osserva il grafico sull’andamento dell’inflazione in diversi paesi europei. Qual è la linea che si riferisce alla Germania? 

4. Fai la scelta giusta.


a. La matrice antisocialista dei movimenti nazionalisti garantì loro il sostegno:

  • delle masse popolari.
  • dell’alta borghesia.

b. Nel Regno Unito l’alternanza al potere di laburisti e conservatori:

  • destabilizzò il sistema democratico.
  • rese più forte il sistema democratico.

c. Nella Costituzione di Weimar poteva portare a una svolta autoritaria la norma che:

  • prevedeva che il presidente della Repubblica rimaneva in carica 7 anni. 
  • dava al presidente della Repubblica il potere di disporre lo scioglimento del parlamento e la sospensione delle libertà politiche.

d. Il Piano Dawes prevedeva: 

  • il controllo statunitense sull’economia tedesca. 
  • finanziamenti per il rilancio dell’industria tedesca.

e. La Repubblica turca, nata nel 1923, ebbe una forte impronta: 

  • religiosa.
  • laica.