SEZIONE B – TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE

CAPITOLO 8 – IL REGIME FASCISTA IN ITALIA

1. La costruzione dello Stato totalitario

Le “leggi fascistissime”

Nel biennio 1925-1926 Mussolini impose una serie di norme, note come “leggi fascistissime”, che trasformarono lo Stato liberale in una dittatura.

In primo luogo ampliò i poteri del governo e ridusse quelli del parlamento, intaccando così il principio della separazione dei poteri alla base dello Stato liberale. Infatti: nessuna legge poté più essere discussa in parlamento senza il consenso del governo, che acquisì anche la competenza a legiferare in materia amministrativa. Inoltre il presidente del Consiglio non doveva ottenere più la fiducia del parlamento, ma era responsabile solo davanti al re, che, secondo lo ▶ Statuto albertino, aveva il potere di revocargli l’incarico. Di fatto, però, Vittorio Emanuele III non interferì mai nei progetti del fascismo.

L’accentramento dei poteri nelle mani del governo proseguì con l’abolizione delle elezioni amministrative locali per cui al posto del sindaco eletto venne istituito il podestà, nominato dal re su proposta del capo del governo. Vennero inoltre ampliati i poteri del prefetto, incaricato di gestire l’amministrazione delle province alle dirette dipendenze del ministro dell’Interno.

In seguito una serie di altri provvedimenti soppressero in Italia libertà e democrazia:

  • furono emanate leggi contro la libertà di stampa, e vennero chiusi i giornali antifascisti;
  • furono sciolti tutti i partiti ad esclusione del Partito nazionale fascista;
  • furono proibiti il diritto di sciopero e di serrata;
  • venne previsto il confino per chi veniva accusato di atti volti a rovesciare il regime;
  • venne reintrodotta la pena di morte per cospirazione contro lo Stato e per attentati contro il re e il capo del governo;
  • venne istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, che avrebbe giudicato i reati politici senza possibilità di appello.

Infine, nel 1927, venne istituita una Polizia politica segreta (Ovra), mentre nel 1928 una nuova legge elettorale stabiliva che gli elettori potevano solo approvare o respingere una lista unica nazionale, i cui candidati erano scelti dal Gran Consiglio del fascismo.

Alle elezioni del 1929 la lista unica nazionale venne approvata con il 98% dei consensi.

Fascistizzare la società

Il fascismo si configurò sempre più come uno ▶ Stato totalitario che dominava l’intera società in tutti gli aspetti della vita pubblica ma anche, come vedremo, in quelli della vita privata.

Si affermò il culto del capo, nella figura ovviamente di Mussolini, circondato da un’aura di sacralità e interprete indiscusso del volere delle masse.

Il fascismo considerava se stesso come autentica espressione della Nazione, facendo coincidere l’essere italiani con l’essere fascisti e dunque considerando ogni opposizione al fascismo un tradimento della patria.

2. La politica economica: dal corporativismo allo stato imprenditore

Lo Stato corporativo

Tra i progetti del fascismo c’era quello di rifondare l’Italia come Stato corporativo: cancellata la lotta di classe, imprenditori e lavoratori riuniti in un’unica corporazione (sul modello di quelle medievali) avrebbero trovato un accordo in nome dell’interesse generale del paese. Questo naturalmente si trasformò in un grande vantaggio per gli imprenditori che poterono tenere sotto controllo i lavoratori, tanto più che solo il sindacato fascista poteva stipulare contratti collettivi. Tale progetto corporativo trovò conferma nella Carta del lavoro approvata nel 1927.

L’intervento dello Stato nell’economia

Nei primi anni del regime la politica economica del fascismo ebbe un indirizzo liberista, con ▶ privatizzazioni ma anche incentivi per la riconversione industriale. Dal 1925 però l’intervento dello Stato nell’economia si fece più deciso, con misure protezionistiche da cui ebbe vantaggi soprattutto la grande industria.

La “battaglia del grano”

Nell’ambito dell’agricoltura Mussolini adottò una politica protezionistica inasprendo i dazi sui cereali con l’obiettivo di ridurne le importazioni e raggiungere l’autosufficienza.

A questo scopo venne indetta la cosiddetta “battaglia del grano” per incentivare la produzione nazionale e allo stesso tempo venne lanciata la campagna per la “bonifica integrale” delle zone paludose al fine di ampliare i terreni coltivabili.

La politica di espansione demografica 

La valorizzazione della vita rurale, propagandata dalla battaglia del grano e dalle bonifiche, oltre a porre un freno all’urbanizzazione, considerata un fenomeno negativo, conteneva un richiamo ai valori dell’antica Roma, esaltati anche dalla politica di espansione demografica voluta dal regime. Per questo vennero presi provvedimenti a favore delle famiglie numerose e, per incentivare le nascite, si impose una tassa sul celibato. Per il fascismo, infatti, la crescita demografica era il segno della potenza della nazione.

Le soluzioni di fronte alla crisi economica

A seguito della crisi economica, che dagli Stati Uniti aveva raggiunto l’Europa, la crescita della disoccupazione spinse il fascismo a far assumere allo Stato un ruolo ancora più rilevante nell’economia, con investimenti massicci, controllo del sistema bancario e una politica ▶ autarchica.

Lo stato imprenditore e banchiere

Nel 1931 il governo creò l’Istituto mobiliare italiano (una banca pubblica) per fornire prestiti a medio e lungo termine alle industrie in crisi (alle banche private rimase solo il prestito a breve termine). In questo modo lo Stato, attraverso il prestito, disponeva di uno strumento per orientare l’intera economia. Nel 1933, venne costituito l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), sempre un ente pubblico, che doveva acquisire azioni delle imprese in crisi. Le più importanti industrie (Ansaldo, Ilva, Alfa Romeo) divennero così a partecipazione statale e si ritrovarono sotto il controllo dello Stato.

Questa politica (chiamata dirigismo economico) servì a sostenere le aziende in crisi, ma allo stesso tempo fece crescere enormemente il debito pubblico, caricando sulla collettività i debiti delle imprese.

I lavori pubblici

Gli investimenti statali non coinvolsero solo il settore bancario e industriale, ma vennero impegnati anche in un grande programma di lavori pubblici (come negli Stati Uniti di Roosevelt). Per contrastare la disoccupazione e modernizzare il paese, negli anni Trenta si realizzarono interventi importanti: dal potenziamento della rete stradale e ferroviaria alla costruzione di porti, ospedali e case popolari.

La politica autarchica

Quando nel 1936 la Società delle Nazioni impose ▶ sanzioni economiche all’Italia in seguito all’aggressione all’Etiopia, vennero a mancare sul mercato italiano molti prodotti (come il caffè e la lana). Con lo stesso spirito sperimentato con la “battaglia del grano”, venne inaugurata una politica autarchica di più ampia portata, che incoraggiava gli italiani a rimediare alla mancanza di alcuni prodotti d’importazione con surrogati di produzione italiana.

3. L’organizzazione del consenso

Un elemento tipico dei regimi totalitari come il fascismo è la volontà di ottenere il consenso delle masse.

Nell’organizzazione del consenso il regime operò molto efficacemente:

  • adottò una legislazione sociale a protezione delle fasce più deboli, conquistandone così le simpatie;
  • mise sotto controllo l’istruzione, sia nella scelta dei docenti che nei libri di testo, adoperati entrambi per veicolare i valori fascisti;
  • attraverso riconoscimenti pubblici e incarichi di prestigio, ottenne l’adesione al fascismo di importanti esponenti della cultura, come lo scrittore Luigi Pirandello e l’inventore Guglielmo Marconi;
  • mise in campo una fitta rete di organizzazioni che si occupavano del tempo libero dei cittadini ed educavano all’ideologia fascista. Venne perciò creata l’Opera nazionale dopolavoro, che offriva ai suoi aderenti gite, spettacoli, gare e diversi intrattenimenti: Venne soprattutto dedicata una particolare attenzione all’educazione della gioventù, che fu organizzata nell’Opera nazionale balilla, ripartita per sesso e fasce d’età (dai 6 ai 18 anni), nei Fasci giovanili e nei Gruppi universitari fascisti (Guf). Tutte organizzazioni che provvedevano a formare politicamente i giovani e a impegnarli in attività ginniche, sportive e militari, utili per un futuro impegno militare;
  • mise sotto controllo i mezzi di comunicazione di massa: giornali, radio e cinema divennero infatti gli strumenti più efficaci per la propaganda di regime che dipingeva un paese tranquillo e senza delinquenza (la cronaca nera venne proibita sui giornali). Ampio spazio avevano i discorsi di Mussolini, che grazie alla radio e agli altoparlanti sistemati ovunque, venivano ascoltati da milioni di persone nelle piazze, nelle scuole, negli uffici.

4. Il fascismo e la Chiesa

Sfruttando i suoi buoni rapporti con le gerarchie ecclesiastiche, Mussolini riuscì a instaurare un dialogo con la Santa Sede (che fino ad allora non aveva riconosciuto il Regno d’Italia) con la quale, nel febbraio del 1929, concluse i Patti lateranensi. L’accordo prevedeva:

  • un trattato internazionale con cui la Chiesa riconosceva il Regno d’Italia e Roma come sua capitale; e a sua volta l’Italia riconosceva la sovranità della Città del Vaticano all’interno di Roma;
  • una convenzione finanziaria con la quale l’Italia si impegnava a risarcire la Chiesa per la perdita dello Stato pontificio;
  • un concordato con cui il cattolicesimo diventava religione di Stato, si confermava l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, si riconosceva valore civile al matrimonio religioso e si esoneravano i sacerdoti dall’obbligo di servizio militare.

La firma dei Patti lateranensi fu per Mussolini un grande successo, che rafforzò l’appoggio delle gerarchie vaticane e gli fece ottenere un vasto consenso nel mondo cattolico.

5. La politica estera

La conquista dell’Etiopia

Negli anni Trenta Mussolini decise di estendere il dominio coloniale italiano con la conquista dell’Abissinia (l’attuale Etiopia). Nell’ottobre del 1935 prese il via l’invasione, con grande dispiegamento di uomini, mezzi, tra cui anche i gas tossici. L’impresa si concluse nel maggio del 1936 con l’ingresso nella capitale, Addis Abeba, e la fuga dell’imperatore d’Etiopia.

Mussolini poté annunciare così la nascita dell’Impero italiano e il re Vittorio Emanuele III fregiarsi del titolo di imperatore d’Etiopia.

Con la conquista dell’Etiopia, il fascismo raggiunse il culmine del suo consenso, grazie a una costante propaganda che esaltava l’impresa militare italiana e i vantaggi che ne sarebbero derivati, in particolare con l’assegnazione di terre ai contadini italiani.

Le Sanzioni economiche della Società delle nazioni

L’Etiopia faceva però parte della Società delle Nazioni, che condannò l’aggressione e comminò all’Italia sanzioni economiche. Anche se non ebbero un grande impatto, tuttavia le sanzioni fornirono alla propaganda del regime la possibilità di presentare l’Italia come vittima delle potenze più ricche, in particolare Francia e Gran Bretagna, e di rilanciare la campagna autarchica.

Dal punto di vista economico la conquista dell’Etiopia non portò ai risultati prospettati, era un paese povero di risorse e i costi della gestione coloniale crebbero enormemente per via della tenace resistenza etiope.

L’avvicinamento alla Germania nazista

La conseguenza più evidente della conquista dell’Etiopia fu l’avvicinamento dell’Italia alla Germania di Hitler. Un avvicinamento facilitato dalle affinità che esistevano tra i due regimi. All’asse Roma-Berlino, nel 1936, seguì nel 1939 il “patto d’acciaio” che impegnava le due Nazioni a un reciproco aiuto militare. Mentre l’espansione territoriale italiana, proprio in quell’anno, continuava con l’occupazione dell’Albania.

6. Le leggi razziali

Sulla scia della conquista in Africa, Mussolini si affrettò a prendere provvedimenti razzisti verso le popolazioni delle colonie. Proseguendo su questa strada mostrò un deciso orientamento antisemita quando, nel 1938, fece prima elaborare il “Manifesto degli scienziati razzisti” e subito dopo emanò le “leggi per la difesa della razza” che discriminavano i cittadini di religione ebraica. I punti più importanti riguardavano:

  • il divieto dei matrimoni misti (fra italiani ed ebrei)
  • l’esclusione degli ebrei dalle amministrazioni pubbliche e di conseguenza l’allontanamento l’allontanamento di professori e allievi ebrei dalle scuole;
  • l’impedimento per gli ebrei a svolgere alcune attività economiche;
  • il divieto di avere domestici di ▶ razza “ariana”;
  • l’obbligo di registrare l’appartenenza alla cosiddetta “razza ebraica” nei registri civili.

7. L’antifascismo

Il campo antifascista comprendeva esponenti di differenti ispirazioni politiche e ideali. Molti scelsero la via dell’esilio, soprattutto in Francia, e da qui costituirono movimenti di contrasto al regime, come Giustizia e Libertà, fondata nel 1929 da Carlo Rosselli, che, insieme al fratello Nello, venne raggiunto e ucciso dai sicari fascisti.

I comunisti inizialmente decisero di organizzare la loro opposizione soprattutto in Italia e per questo furono molti i militanti e i dirigenti arrestati e condannati dal regime, a cominciare dal segretario del Partito comunista, Antonio Gramsci, che, nel 1937, morì in carcere dopo dieci anni di detenzione; a lui si devono importanti analisi sul fascismo e la storia d’Italia nei Quaderni del carcere, scritti appunto durante la prigionia. Anche leader cattolici si opposero al fascismo, come Luigi Sturzo, il fondatore del Partito popolare, costretto all’esilio, e Alcide De Gasperi che finì in carcere.

Nel corso degli anni, però, maturò la convinzione che per combattere il fascismo si dovessero unire le forze. Nel 1934 si giunse così a un patto d’unità di azione e a un fronte unico che raccoglieva tutte le forze antifasciste europee: dai cattolici ai socialisti, dai liberali ai comunisti. Nacquero così i fronti popolari in Francia e Spagna e quindi le formazioni che diedero vita alla lotta di Resistenza.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


podestàIRIsurrogatoautarchiacomminareIMI


.......................................................... Stabilire una pena o una sanzione.
.......................................................... Funzionario messo a capo di una città.
.......................................................... Prodotto alimentare di scarsa qualità che si può usare al posto di un altro.
.......................................................... Autosufficienza.
.......................................................... Banca pubblica che concedeva prestiti a medio e lungo termine alle aziende in crisi.
.......................................................... Ente pubblico che acquisiva quote delle aziende in crisi.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Conquista dell’Etiopia

b. Leggi fascistissime

c. Leggi razziali

d. Sanzioni economiche all’Italia

e. Nuova legge elettorale a lista unica

f. Patto d’acciaio


3. I Patti lateranensi comprendevano:


...................................... con cui la Chiesa riconosceva il Regno d’Italia e Roma come capitale; ...................................... con cui l’Italia risarciva la Chiesa per la perdita dello Stato pontificio ...................................... con cui, tra l’altro, il cattolicesimo diventava religione di Stato.

4. Fai la scelta giusta.


a. Tra il 1925 e il 1926 Mussolini varò le leggi fascistissime che:

  • ampliarono i poteri del governo.
  • modificarono lo Statuto albertino.
  • soppressero libertà e democrazia.
  • istituirono le corporazioni.

b. Il sistema corporativo costituì un vantaggio per:  

  • gli imprenditori.
  • i sindacati.

c. Le sanzioni economiche all’Italia per l’invasione dell’Etiopia furono decise:

  • da Francia e Gran Bretagna.
  • dalla Società delle Nazioni.

d. Quale fu la conseguenza più rilevante delle sanzioni economiche all’Italia:

  • una pesante crisi economica.
  • l’avvicinamento dell’Italia alla Germania nazista.

e. Le leggi razziali del 1938:  

  • imposero pesanti discriminazioni nei confronti dei cittadini di religione ebraica.
  • sancirono un accordo con la Germania nazista.

f. Il patto di unità di azione:  

  • raccoglieva tutte le forze antifasciste.
  • regolava i rapporti tra Italia e Germania.