SEZIONE B – TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE
CAPITOLO 9 – Lo stalinismo in Urss e le tensioni in India, Giappone e Cina
La lotta per il potere: la vittoria di Stalin
Alla morte di Lenin, nel 1924, si scontrarono per la successione Trockij e Stalin con due visioni opposte del futuro e del ruolo dell’Unione Sovietica.
Trockij era un leader molto popolare, che aveva guidato l’Armata rossa alla vittoria durante la guerra civile e sosteneva la necessità di esportare la rivoluzione al di fuori dell’Urss, con l’obiettivo di una rivoluzione planetaria.
Stalin (che in russo vuol dire “uomo d’acciaio”) sosteneva, al contrario, che si dovesse costruire e consolidare il socialismo in un solo paese: l’Urss. Stalin era una personalità di minore prestigio, ma dal 1922 era diventato segretario generale del Partito comunista, un ruolo che gli garantì l’appoggio di una buona parte dell’apparato del Partito. Fu Stalin a prevalere, nonostante Lenin nel suo testamento avesse messo in guardia il Partito contro di lui e ne avesse proposto l’allontanamento, ritenendolo caratterialmente inadatto alla guida del Partito.
Trockij venne prima espulso dal Partito, poi mandato in esilio e infine, nel 1940, assassinato perché anche dall’esilio continuò la sua opposizione al regime staliniano.
2. Il regime staliniano
La fine della Nep e i piani quinquennali
La ▶ Nep aveva dato buoni risultati nel settore agricolo, ma non altrettanto in quello industriale. Una volta al potere, Stalin decise di abbandonare la Nep per puntare su una rapida industrializzazione del paese.
A partire dal 1928 venne adottato lo strumento del “piano quinquennale”, con il quale lo Stato decideva ogni aspetto della produzione, fissando gli obiettivi da raggiungere.
Le collettivizzazioni e la guerra ai kulaki
Contemporaneamente all’industrializzazione fu decisa una ▶ collettivizzazione delle terre. Questo avrebbe permesso di appropriarsi, a prezzi ridotti, delle risorse agricole necessarie a favorire le città industriali e a ottenere, con l’esportazione, risorse finanziarie sempre da destinare all’attività industriale.
I kulaki, i contadini proprietari, si opposero agli espropri delle terre. Accusati di essere nemici del socialismo, subirono violenze e saccheggi e con le loro famiglie vennero deportati in aree sperdute della Siberia, in campi di lavoro forzato (i gulag) in condizioni di vita estreme per il freddo, la fame e le malattie. Nel corso degli anni nei gulag troveranno la morte milioni di oppositori del regime.
Il primo piano quinquennale (1928-1932)
In agricoltura
Con il piano quinquennale, per ogni azienda agricola lo Stato stabiliva le quantità di prodotti da prelevare e il loro prezzo, senza considerare l’andamento delle ▶ annate agricole. A questo sistema si opposero i contadini che diedero vita tra il 1930 e il 1933 a numerose rivolte. Anche in questo caso la reazione del regime fu durissima e i contadini fecero la stessa fine dei kulaki: subirono violenze e la deportazione in Siberia.
La politica di requisizione del grano e del sequestro del bestiame continuò anche quando (tra 1932 e il 1933) una grave carestia colpì l’area compresa tra il Caucaso settentrionale e l’Ucraina. La rigidità con cui vennero comunque pretese le quantità di risorse stabilite dal piano quinquennale condannò alla morte per fame 3,5 milioni di contadini.
Nell’industria
Il trasferimento di risorse dall’agricoltura all’industria previsto dal primo piano quinquennale funzionò; l’Unione Sovietica infatti in questi anni divenne una grande potenza industriale, soprattutto nel settore dell’▶ industria pesante.
Proprio negli stessi anni in cui il mondo capitalista viveva una crisi profonda, lo straordinario sviluppo industriale sovietico sembrò dimostrare la superiorità dell’economia socialista. Fu così che nella classe operaia occidentale si alimentò il mito dell’Unione Sovietica e del suo capo Stalin, che dava ai proletari di tutto il mondo la speranza per un futuro migliore.
Gli squilibri sociali
L’applicazione del piano quinquennale portò con sé anche profondi squilibri sociali. Il trasferimento di manodopera dalle campagne all’industria causò un impoverimento della produzione agricola. Inoltre, per rispettare gli obiettivi fissati, gli operai nelle fabbriche furono costretti a turni massacranti e, senza più tutele sindacali, dovettero accettare una disciplina di lavoro ferrea sotto il controllo dei funzionari di partito.
In questi anni si fece ricorso ai premi di produzione per gli operai più produttivi, come il mitico Stachanov, da cui deriva il termine stacanovista, che indica una persona dedita al lavoro con zelo fuori dal comune.
3. Il sistema di potere e il “grande terrore”
La svolta autoritaria cominciata con Lenin si accentuò con Stalin. In Unione Sovietica lo Stato si identificava con il Partito, che tutto controllava. Stalin, dopo aver eliminato i suoi maggiori avversari, continuò un’azione sistematica di epurazione di chiunque fosse sospettato di non condividere la sua politica. Il periodo tra 1934 e il 1938 fu definito del “Grande terrore” per il numero di persone che – accusate di essere “nemiche del popolo” – vennero uccise, imprigionate o deportate nei gulag.
Il culto della personalità
Stalin divenne oggetto di venerazione, in lui i russi riconoscevano una guida infallibile, il costruttore della società socialista. Un culto della personalità che venne esaltato anche dai partiti comunisti occidentali.
4. L’India britannica e Gandhi
Nel dopoguerra si era diffusa l’idea che il contributo dato dall’India nel corso della Prima guerra mondiale sarebbe stato ricompensato dal Regno Unito concedendo al paese una maggiore autonomia. Al contrario il governo britannico non solo represse ogni pretesa indipendentista, ma impose regole di ordine pubblico particolarmente severe, che suscitarono diverse proteste e scontri.
Negli anni Venti a capo del movimento di protesta indiano si pose Gandhi, un avvocato che aveva studiato in Inghilterra. Gandhi teorizzò la lotta non-violenta e nel 1921 lanciò una campagna di “▶ disobbedienza civile” che invitava gli indiani a non collaborare con i colonizzatori britannici. La battaglia ebbe un grande successo e paralizzò il paese. Gandhi venne imprigionato, ma la battaglia per la disobbedienza civile riprese negli anni Trenta e questa volta il governo britannico concesse all’India una maggiore autonomia e ampliò il diritto al voto. Alle elezioni del 1938 il Partito del Congresso di Gandhi ottenne la maggioranza.
5. Il Giappone autoritario e militarista
Negli anni Venti in Giappone si ebbe una svolta autoritaria dai tratti nazionalisti e imperialisti. La scarsità di risorse naturali, che faceva dipendere il paese dalle importazioni, spinse il Giappone a una politica imperialista alla ricerca di terre.
Nel 1931 venne perciò attaccata e conquistata la regione cinese della Manciuria. L’accentuazione dei tratti autoritari e militaristi del regime nipponico portò ad un avvicinamento alle dittature fasciste europee. Infatti nel 1936 il Giappone firmò una prima alleanza con la Germania nazista, a cui seguì nel 1940 un patto con la stessa Germania e l’Italia fascista.
6. Nazionalismo e comunismo in Cina
In Cina la giovane repubblica guidata dal Partito nazionalista del Kuomintang era assediata dai cosiddetti “signori della guerra”, cioè i militari che con i loro eserciti privati controllavano intere province e che, con il sostegno delle potenze straniere, si opponevano alla modernizzazione perseguita dal Kuomintang.
Per combattere i signori della guerra, nei primi anni Venti, ci fu un avvicinamento tra il Kuomintang e il Partito comunista cinese guidato da Mao Zedong.
Questa strana alleanza però venne rotta quando, nel 1925, Chiang Kai-shek divenne la nuova guida del Kuomintang. Chiang riuscì comunque a sconfiggere i signori della guerra e divenne nel 1928 presidente della Repubblica cinese. La sua politica di modernizzazione non coinvolse però le campagne, dove fece sempre più proseliti il Partito comunista cinese, che, nel 1931, diede vita alla Repubblica sovietica cinese proponendosi di conquistare tutta la Cina. Lo scontro con Chiang Kai-shek fu estremamente duro. Ma comunisti e nazionalisti del Kuomintang tornarono a unirsi quando la Cina subì l’attacco militare del Giappone nel 1937.
ESERCIZI
1. Trova la parola.
• epurazione • collettivizzazione • requisizione • kulaki • gulag
.......................................................... | Contadini proprietari delle terre. |
.......................................................... | Allontanamento da una carica. |
.......................................................... | Campi di lavoro forzato. |
.......................................................... | Cessione obbligatoria di un bene imposta da una autorità. |
.......................................................... | Trasferimento di una proprietà privata di un bene alla comunità. |
2. Fai la scelta giusta.
a. Quale strumento di politica economica venne adottato da Stalin?
- La Nep, che lasciava qualche spazio all’iniziativa economica privata.
- I piani quinquennali, con i quali lo Stato decideva ogni aspetto della produzione.
b. Quale era l’obiettivo della politica economica di Stalin?
- Raggiungere una rapida industrializzazione del paese.
- Migliorare le condizioni di vita della popolazione producendo più beni di consumo.
c. L’applicazione dei piani quinquennali:
- favorì lo sviluppo dell’agricoltura.
- impoverì la produzione agricola.
d. La Gran Bretagna fu costretta a concedere maggiore autonomia all’India dopo:
- una violenta battaglia.
- una battaglia per la disobbedienza civile.
e. Negli anni Venti e Trenta in Giappone si affermò:
- un regime autoritario e militarista, che si avvicinò alle dittature fasciste europee.
- un regime democratico che aprì alla modernizzazione del paese.
f. Nonostante/Per le diverse posizioni ideologiche, in Cina il Kuomintang si alleò con il Partito comunista/nazionalista: per combattere prima i “signori della guerra” e in seguito per respingere l’attacco militare giapponese/statunitense.