Le immagini sacre Grandi croci dipinte, pitture su tavola, affreschi e mosaici rivestono le pareti della chiesa romanica siamo portati a immaginare un interno severo, ricco di decorazioni scolpite ma con pareti spoglie: niente di più falso! Quanto resta della pittura murale è una percentuale esigua, perché gli affreschi sono stati spesso coperti in epoche successive o sciupati dal tempo. Sappiamo tuttavia che sulle pareti delle chiese, soprattutto nella parte absidale, erano dipinte grandi scene con la medesima spiccata fantasia decorativa che portava gli artisti romanici a ornare di mosaici i pavimenti e i portali, e ad arricchire i capitelli di sculture. In genere si usava l’ (pittura sulla parete intonacata di fresco), talvolta combinandolo con la tempera o con la pittura a secco, stesa sull’intonaco asciutto. Anche la compare in questo periodo e mostra uno stile ancora rigido, con figure rappresentate in posizione frontale e influenzate dall’arte bizantina. Quando pensiamo alle chiese romaniche, affresco pittura su tavola Resurrezione di Cristo, 1170 ca., smalto. Parigi, Museo del Louvre. Anche se gran parte degli affreschi romanici è andata perduta, rimangono molti piccoli destinati all’uso liturgico, dorati e incastonati con pietre preziose e ricchi di immagini che testimoniano la maestria raggiunta dagli artisti medievali nel campo delle arti decorative. smalti Una Madonna ancora bizantina Questa raffinata , dipinta su fondo ligneo dorato, è impreziosita da borchie a rilievo e da un’aureola che sporge dalla tavola. È stata dipinta agli inizi del Duecento, ma mostra ancora un linguaggio ispirato all’arte bizantina: il corpo è frontale, lo sguardo è fisso e privo di espressione, come in gran parte delle pitture romaniche ad affresco. Madonna col Bambino in trono , inizi del XIII secolo, tempera su tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi. Madonna col Bambino in trono Il Cristo trionfante Le grandi croci dipinte su fondo ligneo dorato, alte anche oltre 3 metri, sono nate in questo periodo: nelle chiese erano poste ben in evidenza, all’attenzione di tutti i fedeli, sopra l’altare maggiore o sopra l’iconostasi, la struttura che negli edifici sacri medievali separa le navate dal transetto (vedi a pagina 123). Le figure risultano dipinte direttamente sul legno oppure su fogli di cuoio o pergamena incollati sulla tavola sagomata a forma di croce. La grande croce qui a fianco, di 302 x 231 centimetri, si deve a un maestro fiorentino ancora influenzato, nella della figura e nella del volto, dall’arte bizantina. Il volto di Cristo, raffigurato in vita, cioè trionfante sulla sofferenza e sulla morte (per questo detto “Cristo trionfante”), mostra ancora una posizione frontale. Il gusto per la narrazione, tipico dell’arte romanica, è affidato alle scenette con Storie della Passione e della Resurrezione, nei riquadri ai lati del corpo di Gesù e ai suoi piedi. staticità fissità Maestro fiorentino, , 1175 ca., tempera su legno. Firenze, Galleria degli Uffizi. Crocifisso con Storie della Passione e della Resurrezione Lo sguardo di Cristo è fisso come quello di un’icona bizantina. Il , l’onnipotente Pantocrator Nelle chiese romaniche la zona concava dell’abside (catino absidale), aperta solo da finestrelle strette come feritoie, permetteva di decorare, a mosaico o ad affresco, una vasta superficie curva, adatta a ospitare la figura maestosa del Cristo benedicente o (cioè creatore dell’Universo), in alcuni casi racchiuso entro una forma a mandorla, presente talvolta anche nello spazio concavo delle cupole. In certi casi gli artisti avevano previsto che in un particolare giorno dell’anno la luce del sole proveniente da una feritoia andasse a illuminare la figura di Cristo creando un effetto di grande suggestione. pantocrator , XII secolo, mosaico dell’abside. Monreale, Duomo. Cristo pantocrator