Piero: geometrie e luce diffusa La luce tersa e il rigore prospettico di Piero della Francesca creano scene pervase da un’atmosfera quasi irreale lavora uno dei maggiori artisti del secolo: Piero della Francesca (1416-1492), pittore, teorico, autore di trattati di prospettiva, matematica e geometria. A Urbino Piero dipinge le sue opere più famose, fra cui l’enigmatica e la . Ad Arezzo realizza uno straordinario ciclo di affreschi: la (vedi alle pagine 218-219). Piero applica in pittura le conoscenze derivate dai suoi studi scientifici e costruisce lo , secondo geometrie rigorose, ottenendo effetti di grande armonia ed equilibrio: entro architetture sobrie e monumentali, mostra uno stile pittorico di grande eleganza, nel quale la luce crea atmosfere un po’ astratte e fuori dal tempo. A Urbino, alla corte dei Montefeltro, Flagellazione Pala Montefeltro Leggenda della Vera Croce spazio in modo razionale Tanti misteri per un dipinto Il dramma della flagellazione di Cristo costituisce il tema centrale dell’opera, anche se è raffigurato in secondo piano, inquadrato entro un’architettura classica, simile a una loggia aperta. La composizione è definita secondo le regole prospettiche più rigorose, e la profondità dello spazio è accentuata dal pavimento a riquadri e dal soffitto a cassettoni. La contribuisce a creare un senso di irrealtà nel dipinto, di cui ancora si ignora il significato simbolico. C’è chi ha immaginato che le figure in primo piano siano il committente, Federico da Montefeltro, il giovane figlio Guidobaldo e il fratellastro del duca, Oddantonio, ma restano ancora molti dubbi…. Perché i tre personaggi, per esempio, hanno come sfondo la scena della flagellazione? luminosità diffusa Piero della Francesca, , dopo il 1459, tempera su tavola. Urbino, Palazzo Ducale. Flagellazione