LEGGERE L'OPERA ZOOM  CONFRONTI  Il primato delle arti: scultura, pittura o disegno? Nel Cinquecento si svolge una disputa che coinvolge artisti e teorici per il primato (cioè la maggiore importanza) delle principali scuole artistiche italiane. Quel dibattito viene avviato dal filosofo fiorentino Benedetto Varchi nel 1547. In prima battuta si tratta di stabilire la superiorità di una disciplina sull’altra (scultura, disegno e pittura), ma dato che le due scuole propendono l’una per il disegno (la toscana) e l’altra per la pittura (quella veneta), i termini della disputa assumono le caratteristiche di una accesa rivalità fra le due regioni. Da una parte c’è lo stile del toscano Michelangelo (e dei suoi seguaci fiorentini e romani), non solo pittore ma anche eccelso disegnatore e scultore: le sue figure, disegnate, dipinte o scolpite, sono delineate da un segno forte e preciso. Per questo stile parteggia l’aretino Giorgio Vasari, che ritiene la scuola toscana capace di ricreare la bellezza attraverso il disegno, che non è solo tecnica ma concetto filosofico. Disegno significa per lui “di Dio il segno”, ed è dunque divino. Dall’altra c’è la pittura tonale veneziana, capeggiata da Tiziano e Giorgione e seguita anche da artisti lombardi come Savoldo: una pittura morbida, che si avvale di stesure “per toni” e priva di contorni, vale a dire poco disegnativa. Vediamo qualche esempio. La dipinta da Tiziano per il cardinale Farnese diventa nel 1545 oggetto della disputa fra teorici e artisti veneziani e toscani. A Michelangelo il dipinto piace molto, ne apprezza «il colorito e la maniera», ma aggiunge che è un peccato «che a Vinezia non s’imparasse da principio a disegnare bene». A Firenze, infatti, la pratica del disegno era fondamentale nell’insegnamento ai giovani apprendisti. Danae Tiziano, , 1545, olio su tela. Napoli, Museo di Capodimonte. Danae Nella pittura di Tiziano i contorni sono sfumati, e la resa delle forme è affidata alle tonalità del colore. Michelangelo preferisce la scultura, da realizzare «per forza di levare», cioè togliendo materia, perché quella che si fa aggiungendo è troppo «simile alla pittura». Michelangelo, , 1530-1534, marmo. Firenze, Galleria dell’Accademia. Lo schiavo che si ridesta Nei volti di Michelangelo, che siano dipinti o scolpiti, quello che conta è la potenza del segno e del contorno netto. Michelangelo, , particolare, 1508-1512 ca., affresco. Città del Vaticano, Cappella Sistina. Figura di ignudo Michelangelo, , particolare, 1526-1534, marmo. Firenze, San Lorenzo, Sacrestia Nuova. Giuliano duca di Nemours Nel confronto tra le arti, chi propendeva per la scultura ne sottolineava la capacità di rappresentazione sotto una infinità di punti di vista. I sostenitori della superiorità della pittura replicavano che in certi casi anche la pittura era in grado di ottenere una visione simultanea di diversi . Su questo tema, fra gli altri, si esercitano i veneti Giovanni Bellini, Giorgione e Savoldo. punti di vista Giovan Gerolamo Savoldo, , 1525, olio su tela. Parigi, Museo del Louvre. Gentiluomo in armatura La forza psicologica del volto dipinto da Savoldo sta tutta nei passaggi tonali e nei giochi di luce. L’immagine del gentiluomo con l’armatura si riflette nello specchio e come una scultura mostra molteplici angolature.