La scultura di Cellini e Giambologna Pose ricercate e virtuosismo tecnico caratterizzano le opere dei due maggiori scultori manieristi si caratterizza per pose insolite e complesse, spesso giocate sulla linea serpentinata, che portano all’estrema esasperazione lo stile di Michelangelo. I due più celebri scultori manieristi sono Giambologna e Cellini. Jean de Boulogne, poi detto , di origine fiamminga (era nato a Douai nel 1529), si trasferisce a Roma e poi a Firenze, dove rimane fino alla morte nel 1608. Scultore acclamato alla corte di Cosimo I de’ Medici, applica il suo talento in opere monumentali come fontane, statue per giardini, monumenti equestri, gruppi marmorei, ma anche in piccoli bronzetti. (Firenze, 1500-1571), scultore e orafo eccelso, ha avuto una vita spericolata, densa di avventure e lunghi viaggi: a Roma, dove ha lavorato per papa Clemente VII, è stato perfino in carcere. Dalla sua autobiografia sappiamo di rivalità e invidie e conosciamo la storia delle sue fatiche per dominare una materia difficile come il bronzo: l’impresa della sua vita è stata la fusione del (vedi pagina a fianco). La scultura manierista Giambologna Benvenuto Cellini Perseo Una spirale di corpi Il gruppo scultoreo del ratto della Sabina, di recente restaurato, si trova sotto la Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria a Firenze: un luogo pubblico di grande importanza, dove nel Cinquecento erano state poste altre statue, come il Perseo di Cellini. L’opera di Giambologna si ispira al mito antico secondo il quale i soldati romani rapirono le donne dei Sabini, popolo confinante e loro nemico. Qui lo scultore sceglie di raffigurare un unico Romano che sottrae una fanciulla a un Sabino accovacciato e sconfitto. Durante il rapimento i protagonisti non erano certo senza vesti, ma Giambologna usa il nudo per dare solennità e senso eroico alle figure, come facevano gli scultori antichi. Pare che il titolo dell’opera sia stato pensato solo dopo l’esecuzione, perché a Giambologna non interessava tanto il soggetto quanto lo studio delle figure che si “avvitano” e la possibilità di renderle apprezzabili da ogni punto di vista, invitando così lo spettatore a osservarle girandovi attorno. Giambologna, , 1582, marmo. Firenze, Loggia dei Lanzi. Ratto di una Sabina Formando una specie di piramide allungata, le figure si muovono in una dinamica spirale, come se i corpi fossero avvitati fra loro. Un dio in volo Nel fantastico ad altezza naturale (180 centimetri) Giambologna mostra la sua grande abilità e la sua sensibilità manierista. Il giovane dio è in equilibrio, in una posa davvero singolare: una gamba alzata, pronto a librarsi in volo al soffio di Eolo, dio dei venti, e un dito della mano destra alzato verso il cielo. Mercurio Giambologna, , 1580 ca., bronzo. Firenze, Museo del Bargello. Mercurio Secondo il mito, Mercurio, il messaggero degli dei, getta un bastone fra due serpenti in lotta, che vi si avvinghiano facendo la pace. Quel bastone, segno di concordia, è il caduceo, che qui il dio tiene col braccio sinistro.