Oro e stucchi nelle dimore rococò Linee sinuose, un trionfo di stucchi e di ori: lo stile rococò impreziosisce le residenze aristocratiche comincia a diffondersi, verso la fine del Seicento, un nuovo stile che rispecchia la vita frivola e lussuosa dell’aristocrazia europea, orientata al piacere e alla fuga dalla noia: il Rococò (dal francese , parola che indica le rocce e le conchiglie che decorano i giardini). È uno stile gioioso e fantasioso, dalle forme attraenti e dalle , che nel corso del Settecento viene apprezzato in tutta Europa e influenza in modo particolare le arti decorative e l’ : circondate da parchi immensi, sorgono grandiose regge dagli interni fastosi, che sbalordiscono per l’abbondanza di ori e di stucchi sulle pareti, spesso decorate da affreschi spettacolari o illusionistici. Dalla corte francese di Versailles rocaille linee irregolari architettura Pierre Thomas Le Clerc, , particolare, 1778, incisione a colori. Dama alla moda che beve il caffè Neumann e la linea curva Il boemo Johann Balthasar Neumann è l’architetto che segna il passaggio dallo stile tardobarocco al Rococò, in una sintesi che risente anche della conoscenza diretta del Barocco italiano. Oltre ad aver ristrutturato la grandiosa residenza tedesca di Würzburg (dove hanno lavorato artisti italiani come Tiepolo, vedi a pagina 302), Neumann ha progettato l’insolita struttura del Santuario dei quattordici santi a Bad Staffelstein, in Alta Franconia: un edificio sacro ma preziosissimo come una residenza reale. Ricco di statue e decorazioni in stucco e oro, tipiche del Rococò, il santuario ha la pianta ovale, in sintonia con la predilezione del nuovo stile per le linee curve. Il grandioso altare circolare è dedicato al Bambino Gesù, che assieme ad altri quattordici bambini (i “santi salvatori”) era apparso nel 1445 a un pastorello del luogo. Johann Balthasar Neumann, Santuario dei quattordici santi con altare circolare al centro, 1742-1760 ca. Bad Staffelstein (Germania). Per rendere ancora più spettacolare l’edificio, Neumann ha concepito l’altare al centro dell’ambiente, anziché sul fondo. Una sfarzosa palazzina Il messinese , dal 1714 architetto del re a Torino, crea per Vittorio Amedeo II di Savoia il suo capolavoro: la Palazzina di Caccia di Stupinigi, in fastoso stile rococò. Nonostante il diminutivo, la palazzina in realtà è un grande edificio dalla pianta irregolare, che si integra perfettamente con il giardino e il parco circostante. Divenuto famoso, Juvarra sarà chiamato in Spagna per lavorare al progetto del Palazzo Reale di Madrid e al Casino di Caccia di La Granja presso Segovia, ma la morte improvvisa, avvenuta nel 1736, gli impedirà di terminare queste opere. Filippo Juvarra Filippo Juvarra, Grande salone della Palazzina di Caccia, 1729-1733. Stupinigi (Torino). Il salone centrale della palazzina è decorato con stucchi, ori, affreschi che ricoprono ogni superficie. La pianta è ondulata, e la linea curva si ripete nella balconata al piano superiore. Una “regale” prospettiva Figlio di Gaspard van Wittel, vedutista olandese trasferitosi in Italia, nasce a Napoli nel 1700 e muore a Caserta nel 1773; a trent’anni si afferma come architetto e lavora per molte città italiane anche come ingegnere civile. Nel 1751 è chiamato a Napoli da Carlo III di Borbone, che vuole rinnovare l’urbanistica della città con progetti di grande prestigio. Vanvitelli si occupa della costruzione del nuovo Palazzo Reale, a Caserta, caratterizzato da un’eleganza sobria all’esterno e da un grande sfarzo all’interno, con ben milleduecento stanze, in grado di competere con le fastose residenze europee. Luigi Vanvitelli Veduta della Reggia dalla fontana di Venere e Adone, 1752- 1774. Caserta. Un susseguirsi di statue sorprende il visitatore fra boschetti e fontane animate da giochi d’acqua. I gruppi scultorei sono in gran parte ispirati al tema della caccia, prediletto dai Borbone e rievocato anche dalla fontana principale, dedicata al mito di Venere e del cacciatore Adone. Di fronte all’enorme mole rettangolare della reggia, si estende un parco di oltre 120 ettari, con magnifiche prospettive, come quella del lungo corso d’acqua a terrazze che fronteggia il palazzo.