Sempre (o quasi) all’aria aperta Tanti artisti, tanti modi di dipingere le impressioni “ ” en plein air ( ) permette agli impressionisti di interpretare la realtà “nell’atmosfera viva delle forme, riflessa dagli esseri e dalle cose in infinite e incessanti variazioni”, come racconta uno scrittore loro amico. La messa in commercio di nuovi colori in tubetto facilmente trasportabili rende più semplice dipingere fuori dagli atelier. Gli impressionisti amano ritrarre paesaggi naturali o momenti della vita quotidiana parigina rappresentandoli sempre in modi diversi, a seconda della sensibilità individuale del pittore. Ricordiamo alcune loro particolarità: , come hai visto, si concentra sulla percezione visiva e sulle variazioni della luce fino alla fine della sua carriera, come testimoniano le poetiche ninfee del suo giardino a Giverny, che dipinge infinite volte senza mai ripetersi. (1841-1919), oltre a ritrarre paesaggi campestri come molti impressionisti, è attratto dalla spensieratezza delle gite in barca e dei balli dei parigini. (1830-1903) è il primo a eliminare dalla sua tavolozza il nero, ricercando una maggiore luminosità anche nel dipingere le ombre. Studia le nuove teorie scientifiche sul colore e per un certo periodo adotta perfino la tecnica del Puntinismo dell’amico Seurat (vedi a pagina 368). (1834-1917) rappresenta un po’ un’eccezione nel gruppo degli impressionisti: lavora spesso in studio e nei suoi dipinti dà grande importanza al disegno. La pittura all’aria aperta en plein air Claude Monet Pierre-Auguste Renoir Camille Pissarro Edgar Degas Pierre-Auguste Renoir, , 1874, olio su tela. Parigi, Musée d’Orsay. Sentiero nell’erba alta Camille Pissarro, , 1877, olio su tela. Parigi, Musée d’Orsay. Tetti rossi Claude Monet, , 1916-1923, olio su tela. Parigi, Musée de l’Orangerie. Ninfee «Ho di nuovo intrapreso cose impossibili: acqua e piante che oscillano nel fondo»: è il testamento spirituale di Monet per l’ultimo suo dipinto di ninfee.