Espressionismo austriaco Autoritratti dai volti scarni esprimono i tormenti dell’animo sono stati (1890-1918) e Oskar Kokoschka (1886-1980). Artista geniale, morto precocemente durante l’epidemia di febbre spagnola, Egon Schiele è noto soprattutto per i tormentati ritratti maschili e femminili dalle pose inusuali e spesso senza vestiti, giudicati all’epoca scandalosi. Il suo stile, così in sintonia con le ricerche sulla psiche di Sigmund Freud, è assai in anticipo sui tempi. E infatti, dopo il successo ottenuto alle mostre allestite in diverse città europee poco prima della sua scomparsa, l’artista sarà quasi dimenticato per oltre cinquant’anni. La lunga vita di è invece segnata da una formidabile carriera, che lo vede fin dal 1910 fra i più accreditati pittori espressionisti in Europa. Fine scrittore, amico di intellettuali e musicisti, già nel 1907 è autore di un dramma, , riconosciuto come la prima opera teatrale espressionista. I capostipiti dell’Espressionismo austriaco Egon Schiele Oskar Kokoschka Assassino, speranza delle donne Egon Schiele, (noto anche come ), olio su tavola, 1911. Vienna, Historisches Museum der Stadt Wien. Autoritratto con le dita aperte Autoritratto con vaso nero Nei suoi numerosi ritratti e autoritratti, Schiele decentra la figura, che emerge da fondi talvolta ravvivati con disegni geometrici e contrasti di colore. L’artista smagrisce i volti e i corpi quasi a voler esprimere solo le emozioni più profonde e inquietanti della psiche. Il dramma della guerra Arruolatosi nell’esercito austriaco agli inizi della Prima guerra mondiale, Egon Schiele è inviato nel 1916 al campo di prigionia di Mühling, in Bassa Austria, per sorvegliare i soldati russi. In quel periodo tiene un diario dove registra le lunghe passeggiate con la moglie Edith. Il dipinto del vecchio mulino è frutto di una meditata rielaborazione di uno schizzo fatto nel corso di una di quelle escursioni: il mulino, in pessime condizioni, sembra alludere alla decadenza morale dell’Europa nel periodo drammatico della Grande Guerra. Egon Schiele, , 1916, olio su tela. St. Pölten, Niederösterreich Landesmuseum. Il vecchio mulino Colpisce l’eccezionale disegno dell’acqua, che straborda dalle assi marcite: lo stesso Gustav Klimt, con cui Schiele era entrato in contatto nel 1907, riconosceva al giovane Egon un eccezionale talento nel disegno, arrivando a considerarlo il miglior artista austriaco dell’epoca fino a dichiarargli: «Lei disegna meglio di me». La pittura come missione Tra il 1909 e il 1910 Kokoschka inizia a dipingere ritratti “psicologici”, che riprende due anni dopo, tra il 1913 e il 1914, quando realizza l’autoritratto illustrato in basso a destra. Come molti pittori espressionisti di quel periodo, Kokoschka ricorre all’autorappresentazione per manifestare la propria missione artistica. Nell’opera ci appare a mezzo busto, con il volto severo, scarno e allungato, illuminato da sprazzi di luce. La figura, che indossa una giubba da lavoro color pervinca, quasi si confonde con il fondo scuro della tela; la mano destra è alzata, col pennello in mano, a confermare il mestiere di pittore. Oskar Kokoschka, , 1913, olio su tela. Düsseldorf, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen. Autoritratto con pennello alzato A Kokoschka non interessa rappresentare i tratti reali del proprio volto, come puoi vedere confrontando il dipinto con una sua fotografia di quegli anni. Anzi, i volti che dipinge in questo periodo si assomigliano tutti un po’, anche quelli che ritraggono i suoi amici: ciò che conta, piuttosto, è manifestare uno stato d’animo. CONFRONTI Kokoschka, come altri espressionisti, è molto attratto dalla pittura tardomanierista di Tintoretto (vedi a pagina 258) e dello spagnolo El Greco, come è evidente in questo confronto. El Greco, , 1606 ca., olio su tela. Toledo, Cattedrale. San Luca che dipinge la Vergine