Le nuove forme della scultura Linguaggi espressivi diversi per una scultura che si rinnova europea del primo Novecento risponde alla ricerca incessante di nuovi linguaggi, e spesso segue le molteplici strade delle avanguardie pittoriche, soprattutto del Cubismo, del Futurismo e del Surrealismo. Talvolta il pittore è anche scultore e viceversa, come hai già visto nel caso di Boccioni e come accade per Modigliani, che dipinge e scolpisce ispirandosi alle forme dell’arte primitiva. L’arte extraeuropea non è però l’unica a interessare gli artisti: alcuni scultori, come (1889-1947) in Italia, recuperano lo stile arcaico della scultura antica; altri, come (1898-1986) in Inghilterra, studiano nuove forme per compenetrare l’opera con la natura circostante. In gran parte questi grandi scultori lavoreranno anche nel secondo Novecento spingendo oltre le loro indagini, in accordo con le trasformazioni della nuova società. Come la pittura, anche la scultura Arturo Martini Henry Moore Arturo Martini, , 1926, terracotta. Milano, Pinacoteca di Brera. Il bevitore si affida a materiali poveri come la terracotta e si ispira spesso alle forme e ai temi dell’arte antica. Nel caso del Bevitore il richiamo è all’arte greca e a quella romanica (ricordi Benedetto Antélami? vedi alle pagine 134-135), in una sintesi tutta personale che privilegia l’evocazione del mondo quotidiano in un’atmosfera senza tempo. Arturo Martini Amedeo Modigliani, , 1915 ca., pietra calcarea. Parigi, Musée national d’Art moderne, Centre Pompidou. Testa di donna Nelle sue teste scolpite, fortemente allungate, sperimenta una sintesi costruttiva lineare, ispirata da una parte all’arte nera, che studia in quegli anni assieme all’amico scultore Constantin Brancusi, dall’altra alle statuette egiziane di cui è appassionato studioso. Modigliani Henry Moore, , 1936, legno e corde colorate. Much Hadham, Collezione Irina Moore. La gabbia dell’uccello è alla costante ricerca di nuove forme espressive. La sua Gabbia comunica movimento e tensione elastica, perché sono le corde tese a determinare la forma del legno, che sembra sul punto di spaccarsi da un momento all’altro. Henry Moore Le forme essenziali di Brancusi Il rumeno (1876-1957), giunto a Parigi nel 1904, è uno dei più grandi scultori del Novecento, consacrato a New York nel 1956 come il “grande scultore classico del moderno”. Fine intellettuale, amico di artisti all’avanguardia come Modigliani e Duchamp, di musicisti come Eric Satie, di poeti come Ezra Pound, Brancusi si orienta verso una sintesi dei volumi vicina a quella dei cubisti, con i quali espone a più riprese. L’interesse per le “cose essenziali”, come lui stesso afferma, lo spinge a semplificare e “ridurre” le forme all’essenziale, appunto. Brancusi si dedica a sculture che hanno temi ricorrenti, come , la cui prima versione risale al 1908, e la (l’uccello simbolo della libertà dello spirito, secondo la tradizione popolare rumena), che realizza con diversi materiali dal 1910, in decine di esemplari. Constantin Brancusi Il bacio Maiastra Constantin Brancusi, , 1915, bronzo. Venezia, Fondazione Peggy Guggenheim. Maiastra “Maiastra”, in rumeno, significa “maestro”, ma nel folklore di quella terra indica anche un uccello mitico dalle piume lucenti che ha poteri benefici sugli eroi grazie al suo canto magico. Questo soggetto che tanto appassiona Brancusi ben si presta alla sua ricerca sulle forme essenziali e “originarie” e sulle infinite possibilità con cui la luce si riflette sulla superficie allungata della figura. In questa scultura il canto miracoloso della Maiastra sembra scaturire dal petto gonfio e lucente, dove le piume sono evocate esclusivamente dai riflessi della luce sul bronzo. Constantin Brancusi, , 1916, pietra calcarea. Philadelphia, Museum of Art. Il bacio Una scultura squadrata e spoglia, eppure molto espressiva: Brancusi non cerca effetti di movimento, ma invita a girare attorno alle due figure che si baciano, per osservarne i dettagli essenziali. Il Surrealismo di Giacometti Lo svizzero (1901-1966), a Parigi dal 1922, è appassionato di arte egizia, africana e oceanica, che studia al Musée de l’Homme e dalle quali trae continua ispirazione. Dal 1928 le sue opere, come quella qui illustrata, si avvicinano alle ricerche simboliche surrealiste. Otterrà una grandissima fama a livello mondiale a partire dal 1947. Alberto Giacometti Alberto Giacometti, , 1930-1931, gesso e metallo. Palla sospesa La , secondo le note di Giacometti stesso, ci appare come un «oggetto mobile e muto». Per il suo aspetto ambiguo, che si presta a molteplici e soggettive interpretazioni, l’opera è in sintonia con le idee surrealiste, è cioè un oggetto «a funzionamento simbolico», come quelli di cui parlava André Breton, il teorico del gruppo surrealista a Parigi. Palla sospesa