La malinconia ellenistica L’espressione dei sentimenti e il virtuosismo tecnico caratterizzano l’arte ellenistica, che diventa “internazionale” comincia a prendere forma quando la Grecia entra a far parte dell’Impero macedone di Alessandro Magno, nel IV secolo a.C. La civiltà greca viene allora in contatto col mondo mediterraneo ed euroasiatico, e si fonde con le tradizioni locali. Per comprendere le caratteristiche di questa nuova cultura, non più solo greca ma “internazionale”, occorre considerare la crisi politica delle città-stato, ormai unificate sotto l’impero, e la conseguente perdita di valore dell’orgoglio civico e delle credenze religiose. Il clima di incertezza e di smarrimento d’identità – come diciamo oggi quando una società subisce cambiamenti profondi – provoca in genere una forma di diffuso pessimismo che si riflette anche nelle arti figurative. Infatti, nell’arte ellenistica e, in particolare, nella scultura, l’equilibrio classico appare in discussione. A scultori come Prassitele, non interessa più sottolineare tanto l’armonia delle proporzioni o la prestanza fisica, quanto piuttosto l’ , spesso malinconici come nel , languidi o sensuali. Ci si esibisce anche in esperimenti di abilità, per realizzare vesti e panni con pieghe complesse, come nella . La cultura ellennistica espressione dei sentimenti Galata morente Nike di Samotracia , copia romana da un originale ellenistico commissionato da Attalo I di Pergamo (200 a.C. ca.), marmo. Roma, Musei Capitolini. Galata morente Le ali della Vittoria Dispiegate al vento, queste ali indicano che si tratta della dea Nike, la personificazione della Vittoria, raffigurata per tradizione come una giovane donna alata. Nota come , dall’isola greca dove fu trovata nel 1863, questa è una delle più ammirate sculture dell’arte ellenistica. Nel tempo ha perso la testa e le braccia, ma ciò non ne diminuisce la bellezza; le vesti mosse dal vento sono straordinariamente realistiche, e le pieghe aderiscono al corpo quasi fossero bagnate: i Greci avevano l’usanza di mettere una nike sulla prua della nave a sfidare i venti, in segno di buon auspicio, e anche questa elegante in marmo bianco, alta più di 3 metri, poggiava sulla riproduzione di una nave fatta in marmo grigio, a decoro di una fontana. Nike di Samotracia nike , 190 a.C., marmo. Parigi, Museo del Louvre. Nike di Samotracia La morbida scultura di Prassitele Alla serenità e al controllo delle emozioni della scultura classica, l’ateniese Prassitele (390-340 a.C.) contrappone delicati nudi con espressioni spossate e sognanti. La sua scultura ha forme morbide e dolci che sottolineano atteggiamenti malinconici, quasi di abbandono. Le figure da lui ritratte non sono più i fieri eroi del passato, sicuri di sé ma privi di espressione e di sentimenti, bensì divinità dalle languide pose. Spesso i suoi personaggi sono appoggiati a un tronco o a una colonna, come in questo caso in cui Hermes, messaggero degli dei, tiene in braccio il dio Dioniso fanciullo. Si ha così la sensazione che la divinità non abbia più le forze fisiche (e morali) per reggersi in piedi. Prassitele, , 350 a.C., marmo. Olimpia, Museo archeologico. Hermes con Dioniso fanciullo