LEGGERE L'OPERA ZOOM Il gruppo del Laocoonte Il movimentato gruppo scultoreo raffigura uno dei momenti più drammatici della vicenda di Laocoonte, così come la racconta Virgilio nell’ . Sacerdote di Poseidone, dio del mare, durante l’assedio di Troia da parte dei Greci tenta invano di salvare la propria città: essendo certo che i nemici abbiano escogitato un tranello, per convincere i Troiani a non portare dentro le mura il grande cavallo di legno rimasto abbandonato sulla spiaggia, gli scaglia contro una lancia che fa risuonare il ventre vuoto dove sono nascosti Ulisse e i suoi guerrieri. A questo punto, Atena, la dea protettrice dei Greci, per impedire che Troia possa salvarsi, fa emergere dal mare due giganteschi serpenti che con le loro spire avvolgono i due figlioletti di Laocoonte: accorso in loro aiuto, il padre sarà stritolato con loro. Del si erano perse le tracce, ma fu rinvenuto il 14 gennaio 1506 a Roma, in una vigna presso la di Nerone. Papa Giulio II lo fece subito acquistare e trasferire in Vaticano. Eneide Laocoonte Domus Aurea Autore Agesandro, Atenodoro e Polidoro di Rodi, da un originale in bronzo del II secolo a.C. Opera LAOCOONTE Data I secolo d.C. Materiale Marmo Misure Altezza 214 cm Luogo Roma, Musei Vaticani Un serpente ha azzannato il figlio minore, che cade con un urlo di dolore. Il secondo serpente sta per mordere all’anca il sacerdote, che fa uno scatto per tentare di allontanarne la testa. Il figlio maggiore tenta di divincolarsi dalle spire dei mostri. Il linguaggio dell'opera Lo scrittore latino Plinio il Vecchio racconta di aver visto la grande scultura nel palazzo dell’imperatore Tito a Roma, e la descrive come «superiore a qualunque altra» raffigurazione del genere. Probabilmente era stata scolpita per l’imperatore da tre scultori di Rodi – Agesandro, Atenodoro e Polidoro – che si erano ispirati a un originale greco in bronzo più antico. Oltre ai volti straordinariamente intensi nello sforzo e nel dolore, colpisce l’esasperato, inutile tentativo dei tre personaggi di divincolarsi dalle spire dei serpenti, reso con pose particolarmente complesse, tipiche della scultura ellenistica.