LEGGERE L'OPERA ZOOM Un banchetto eterno Il territorio di Tarquinia è disseminato di tombe etrusche splendidamente dipinte. Se ne conoscono oltre centocinquanta, ma si pensa che ve ne siano ancora molte da scoprire. Una delle più note, venuta alla luce nel 1875, è quella dei Leopardi, che prende il nome dai due animali dipinti, uno di fronte all’altro, sul timpano di una piccola stanza con tetto a spiovente. L’affresco che decora l’ambiente raffigura tre coppie di personaggi (i defunti) che banchettano all’aperto, allietati da musici e serviti da domestici nudi. Opera TOMBA DEI LEOPARDI Data 480-470 a.C. circa Tecnica Pittura murale Misure Altezza: 3,52 x 3,30 x 2,16 m Luogo Tarquinia (Viterbo), necropoli di Monterozzi Il personaggio all’estrema destra tiene nella mano alzata un uovo, simbolo di rinascita. Le tre coppie sono distese sul triclinio, il tipico divano etrusco e romano. Il musico suona il doppio flauto e indossa una tunica svolazzante, a differenza dei servitori, certamente di rango inferiore, che per questo sono nudi. Alla sua destra un giovane suona la cetra. Il linguaggio dell'opera Tarquinia è una delle città etrusche più importanti, e lo conferma la gran quantità di pitture funerarie e arredi rinvenuti nelle sue tombe. Quella dei Leopardi ha uno stile vivace, anche se non raffinatissimo, particolarmente influenzato dalla pittura dei vasi greci a figure rosse. Vi si respira un’atmosfera gioiosa, come se il banchetto si svolgesse davvero in un giardino rinfrescato da piante di alloro, simbolo di purificazione. Il fascino della tomba è accentuato dal soffitto a scacchiera.