EQUILIBRI DELICATI VIVERE NELLE REGIONI POLARI Nell'estremo Nord dell'America, in Groenlandia e in una piccola parte della Siberia vivono da millenni e (detti anche eschimesi). Questi popoli si sono adattati a uno dei climi più ostili della Terra: temperature gelide, assenza quasi totale di vegetazione, lunghi mesi di buio e fortissime tempeste di neve. Inuit e yupik vivono lungo le coste oppure su isolotti. Sono pescatori e cacciatori e si alimentano quasi esclusivamente di pesce e carne (di balena, di orso polare, di foca o di renna). Un tempo erano nomadi, ma oggi in Canada risiedono in cittadine costruite dal Governo; solo a metà del Novecento la loro lingua è diventata una lingua scritta. Nella seconda metà del XX secolo, dopo la scoperta di importanti giacimenti di petrolio (soprattutto in Alaska), sono state costruite diverse cittadine destinate a ospitare i tecnici, oltre a pozzi petroliferi e a migliaia di chilometri di e strade. A causa del clima, tutto è stato realizzato con materiali speciali e intervenendo profondamente sul territorio. Per trasportare i combustibili estratti, le affrontano le traversate anche in condizioni meteorologiche difficili, con grande rischio di incidenti, come avvenne nel 1989 alla incagliatasi al largo dell Alaska. In questi casi i danni sono gravissimi, perché i tempi di recupero degli equilibri naturali sono estremamente rallentati dal freddo intenso. GLI INUIT E IL PETROLIO NELL'ARTIDE inuit yupik oleodotti petroliere Exxon Valdez, Igloo. Le tradizionali abitazioni invernali circolari costruite con blocchi di ghiaccio fanno ormai parte del passato dei popoli dell'Artico, così come le slitte trainate dai cani, sostituite da mezzi cingolati e piccoli aerei. Trans-Alaska Pipeline System. Questo oleodotto lungo 1287 chilometri attraversa l'Alaska dalla costa nord alla costa sud per portare il petrolio al porto di Valdez. Grazie alle sue caratteristiche geologiche e climatiche, l'Antartide è un luogo privilegiato per studiare sia la storia della Terra sia le trasformazioni del clima. Per questo motivo, a partire dagli anni '50 del Novecento, sul continente sono state costruite molte . Oggi, tra quelle permanenti e quelle temporanee, se ne contano circa 50, appartenenti a una ventina di Paesi. La popolazione delle basi è numericamente molto variabile e può arrivare fino a 500 persone. La presenza umana ha sull'ecosistema molto delicato dell'Antartide: le basi occupano le poche aree pianeggianti e riparate, dove i pinguini depongono le uova; inoltre, vicino alle strutture si accumulano grandi quantità di rifiuti e di macchinari fuori uso. Un'altra minaccia viene dalla pesca indiscriminata del krill, che toglie alla fauna l'anello fondamentale della catena alimentare. Rischi ben più gravi sono legati al possibile sfruttamento del , ricco di minerali preziosi. Finora l'estrazione è stata impedita sia dalle difficoltà dovute alle condizioni climatiche sia da una serie di accordi internazionali a tutela dell'ambiente, ma lo sviluppo di nuove tecniche di estrazione potrebbe portare alcuni Paesi a cominciare scavi e trivellazioni che avrebbero un impatto ambientale devastante. LE BASI SCIENTIFICHE E I RISCHI PER L'ANTARTIDE basi scientifiche conseguenze negative sottosuolo Le più grandi tra le basi scientifiche antartiche occupano fino a 10.000 metri quadrati. All'interno trovano spazio le apparecchiature per la ricerca, le abitazioni e i luoghi di svago per il personale. Edifici minori ospitano una centrale elettrica, l'impianto per dissalare l'acqua, quello per il trattamento delle acque di scarico, i depositi per gli alimenti. Nelle immediate vicinanze della base sorgono l'eliporto e le rimesse per gli automezzi cingolati. "Microcosmi" artificiali.