SPAZI E RELAZIONI UN MONDO IN TRASFORMAZIONE Nel mondo convivono situazioni molto diverse. Per esempio, ci sono popoli e Paesi che consumano grandi quantità di energia e alimenti, avendo a disposizione , e popoli e Paesi che devono sopravvivere con risorse limitate, affrontare la o addirittura la fame. In alcuni Paesi la popolazione vive in condizioni di libertà e sicurezza, mentre in altri è oppressa da dittature, tormentata dalle violenze della criminalità organizzata (le mafie, i trafficanti di droga) o dalle conseguenze di guerre e conflitti locali. Un altro fattore in grado di determinare condizioni di vita molto differenti nei diversi luoghi del mondo è dato dall'attenzione che gli Stati prestano, o meno, alla tutela dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori, due aspetti spesso legati: sono sempre di più i Governi che applicano leggi per il rispetto di entrambi, ma in altri casi i lavoratori sono tuttora sfruttati senza alcuna regola e l'ambiente viene devastato per ricavarne terre coltivabili o materie prime. Viviamo insomma un periodo complesso, dove sono presenti diverse situazioni, positive o negative, che sembrerebbero indipendenti l'una dall'altra. In realtà molti di questi fenomeni sono legati da , e testimoniano una grande in atto nell'economia del pianeta e nei rapporti tra molti Stati, una trasformazione resa a volte travolgente dai rapidissimi progressi della tecnica e della scienza. Per cominciare a fare ordine in questa situazione apparentemente così confusa, possiamo raggruppare i Paesi sulla base del livello e del tipo di sviluppo economico: a volte sui giornali leggiamo espressioni come " " (per indicare tutti gli Stati poveri) o " " (per indicare genericamente quelli ricchi, dagli Stati Uniti ai Paesi dell'Europa Occidentale e all'Australia). In realtà si tratta di definizioni molto vaghe e ormai superate. Un po' più precisa è invece la classificazione che distingue i , collocati sopra il 40° parallelo nord e generalmente ricchi, dai , generalmente poveri (vi rientrano quasi tutti gli Stati collocati a sud dello stesso parallelo, con l'eccezione di Australia e Nuova Zelanda). Anche questa suddivisione, però, non è completamente soddisfacente, perché non tiene conto di alcune importanti differenze emerse soprattutto di recente. Per questo gli studiosi preferiscono utilizzare altre grandi "categorie". Per esempio, oggi definiscono gli Stati che hanno consolidato la loro ricchezza nel Novecento o addirittura nell'Ottocento, grazie allo sviluppo dell'industria; è il caso del Regno Unito, dell'Italia, degli USA e così via. Tra i Paesi di vecchia industrializzazione, vengono definiti quelli che oggi basano le loro economie sul . Invece gli Stati la cui economia si è espansa in tempi più recenti, e che sono tuttora in crescita, sono detti (per esempio Messico, Indonesia e Turchia). Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica sono considerati a parte e vengono definiti (sigla che riunisce le loro iniziali): si tratta di cinque Stati molto vasti e popolosi, ricchi di materie prime e accomunati da economie che sono cresciute moltissimo negli ultimi anni; puntano ad affermarsi come grandi potenze industriali e finanziarie, e in alcuni casi hanno già raggiunto questo obiettivo. Infine ci sono i , che tuttavia possono essere anche molto diversi tra loro, a seconda del continente di appartenenza, della gravità dei problemi che li riguardano e così via. I Paesi poveri coincidono in genere con i Paesi detti : sono caratterizzati da un'elevata percentuale di popolazione impiegata nel settore primario e dal contributo minimo che il secondario dà al PIL. II fatto che queste categorie siano molto più numerose e dettagliate rispetto a quelle che venivano usate in passato è insieme una conseguenza e una testimonianza delle trasformazioni in corso a livello mondiale. RICCHEZZA E POVERTÀ abbondanti risorse economiche povertà relazioni profonde trasformazione ATLANTE ► pagina 13 "Categorie" di Paesi Paesi del Terzo Mondo Paesi sviluppati Paesi del Nord del mondo Paesi del Sud del mondo Paesi di vecchia industrializzazione avanzati settore terziario Paesi emergenti Paesi BRICS Paesi poveri arretrati Mumbai, megalopoli simbolo della trasformazione dell'India. Melbourne. Questa città dell'Australia è considerata tra le più vivibili al mondo. Malaysia. La Malaysia (nella foto, la capitale Kuala Lumpur) è un Paese emergente: la crescita della sua economia si è basata sull'esportazione di combustibili fossili e di prodotti agricoli di piantagione; negli ultimi anni si sono sviluppati notevolmente anche industria e servizi. CENTRO E PERIFERIA Un altro criterio spesso utilizzato per classificare i Paesi del mondo è quello che li distingue in tre grandi categorie: il centro, la semiperiferia e la periferia. Gli Stati più ricchi, capaci di dominare la finanza e l'economia del pianeta, vengono considerati il del mondo,indipendentemente dalla loro collocazione geografica (Europa Occidentale, Usa, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda). La è costituita da Stati in condizioni intermedie, con industrie e tecnologie relativamente sviluppate;viene spesso scelta dai Paesi del centro del mondo per delocalizzare industrie e altre attività produttive (è il caso per esempio del Messico e di molti Stati dell'Europa Orientale). La , infine, è composta dagli Stati con economie fondate soprattutto sulle esportazioni di materie prime verso i Paesi del centro del mondo (e spesso anche sui prestiti concessi da questi ultimi). Questa suddivisione ha però un limite: non permette di cogliere le trasformazioni in atto e sottovaluta il ruolo dei Paesi BRICS. centro semiperiferia periferia Oggi una piccola parte dell'umanità sfrutta una vasta porzione delle risorse disponibili sul pianeta, mentre la grande maggioranza della popolazione mondiale si deve accontentare di una quantità molto limitata; più precisamente il 20% dell'umanità consuma l'80% delle risorse, mentre il rimanente 80% può utilizzarne soltanto il 20%. La suddivisione delle ricchezze è dunque molto sbilanciata, e così le condizioni di vita dei popoli. Le cause che hanno portato a questa situazione sono numerose, ma si possono riunire in due grandi gruppi: quelle di tipo naturale e quelle di tipo storico e politico. Ci sono infatti Stati e regioni del pianeta in cui l'economia non si è sviluppata a causa del clima particolarmente difficile, della mancanza di acqua e di risorse minerarie, del territorio impervio o esposto a calamità naturali. Invece altri Stati e regioni, per esempio in gran parte dell'Europa, hanno beneficiato di molto più favorevoli alle attività umane. La principale della povertà di molti Paesi è stata invece il , cioè l'occupazione e lo sfruttamento di buona parte del pianeta compiuta da alcuni Stati europei, in particolare Spagna, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Portogallo. Questa fase storica, cominciata nel XVI secolo, in molti casi si è conclusa solo nella seconda metà del XX secolo. I Paesi colonizzatori sfruttarono le materie prime delle colonie, dai minerali ai prodotti dell'agricoltura, e grazie a queste poterono sviluppare le proprie economie. Spesso il dominio economico dei Paesi colonizzatori su questi territori è continuato anche dopo la . Infatti quando le colonie hanno conquistato l'indipendenza, e sono diventate Stati autonomi, si sono trovate in grave ritardo, prive del denaro necessario per costruire infrastrutture e trasformare la loro economia; non hanno potuto fare altro che continuare a dipendere dagli Stati europei. Il processo di crescita delle ex colonie a volte si è interrotto sul nascere (per esempio in molti Stati africani), mentre in altri casi è avvenuto ma con tempi molto lunghi (è il caso di India e Brasile). C'è dunque una tra la ricchezza di alcuni Paesi e le condizioni più difficili in cui si trovano molti altri. Le cause degli squilibri economici condizioni naturali causa storica colonialismo decolonizzazione relazione storica che ricorda il periodo coloniale a Chai, in Mozambico. Estrazione di petrolio nell'Amazzonia brasiliana. Murales IL DEBITO ESTERO Il debito estero è uno dei grandi ostacoli che tuttora impediscono o rallentano lo sviluppo economico di numerosi Paesi, soprattutto africani. Si definisce in questo modo l'insieme dei debiti che uno Stato ha contratto in passato con Paesi (o organismi internazionali); l'obbligo di pagare gli su questi prestiti, spesso elevati, sottrae ai Paesi indebitati risorse economiche che potrebbero essere investite per lo sviluppo delle attività produttive e per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. Contro questa situazione, in molti dei Paesi creditori (quelli cioè che hanno prestato i soldi) sono nate iniziative di cittadini che hanno chiesto ai loro Governi di , ossia di rinunciare agli interessi e alla restituzione dei capitali che in passato hanno prestato agli Stati più in difficoltà. interessi cancellare il debito Il PIL (Prodotto Interno Lordo) e soprattutto il PIL pro capite sono gli indicatori tradizionalmente utilizzati per misurare il livello di ricchezza di uno Stato. Il è la somma di tutte le ricchezze prodotte in un Paese nel corso di un anno; il si ricava dividendo il PIL di un Paese per il numero dei suoi abitanti. Gli Stati Uniti sono di gran lunga il Paese con il PIL più alto (oltre 15.000 miliardi di dollari), seguiti da Cina, Giappone e Germania; il Paese con il PIL pro capite più alto, se si escludono quelli molto piccoli come Qatar e Lussemburgo, è invece la Norvegia, seguita da Stati Uniti e Svizzera. Per sapere come vivono gli abitanti di un Paese, se i loro diritti sono rispettati, se possono disporre di servizi e così via, si considera anche un altro indicatore: l' (ISU). L'ISU misura la qualità della vita all'interno di un Paese combinando il PIL pro capite con altri dati, in particolare il livello di alfabetizzazione e istruzione e la speranza di vita dei cittadini; la graduatoria mondiale in base all'ISU mette ai primi posti Norvegia, Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti. In modo simile si può misurare anche la povertà di un Paese. Le statistiche internazionali considerano povero chi ha un reddito inferiore a due dollari al giorno: questa cifra è definita . Tuttavia, come la ricchezza, anche la povertà non è soltanto una questione economica, ma una condizione che riguarda molti aspetti della vita delle persone. Il (MPI), cioè l'indice di povertà multidimensionale, è l'indicatore che misura le privazioni, ossia tutto ciò che manca ai cittadini di uno Stato per condurre una vita lunga e sana e godere di un livello di vita accettabile: tiene conto della presenza di acqua potabile ed elettricità, del tipo di combustibile utilizzato per cucinare, dei servizi igienici e così via. MISURARE RICCHEZZA E POVERTÀ PIL PIL pro capite Indice di Sviluppo Umano soglia di povertà Multidimensional Poverty Index Un continente povero. In base alla classifica del Multidimensional Poverty Index, i venti Paesi più poveri al mondo si trovano tutti in Africa; le condizioni di vita della popolazione sono drammatiche soprattutto in Niger, Etiopia e Mali. Collegamenti aerei sempre più fitti, treni superveloci, trasferimenti delle merci sempre più economici e diffusi, trasmissioni televisive via satellite, telefoni cellulari e Internet hanno reso più rapidi e semplici i trasporti, i contatti, gli scambi culturali, economici e finanziari tra popoli e Paesi geograficamente lontani. Il mondo è così diventato quasi un grande villaggio, tanto da essere definito " ". Una delle conseguenze del moltiplicarsi delle tra i popoli è che oggi le economie e le culture degli Stati sono sempre più interconnesse e legate l'una all'altra: prodotti e mode si diffondono rapidamente in tutto il mondo e gli stili di vita finiscono con l'assomigliarsi anche in Paesi di continenti diversi. Indossiamo scarpe e T-shirt cucite in Asia, mangiamo banane, cacao e ananas coltivati in Africa o in America Latina, guardiamo film girati a Hollywood, frequentiamo fast food che fanno parte di catene statunitensi, ascoltiamo musica inglese. Il nome globalizzazione indica proprio questa tendenza all' e all' del mondo dal punto di vista sia economico sia culturale. La globalizzazione è iniziata verso la fine degli anni '80 del Novecento: le prime grandi protagoniste sono state le degli Stati Uniti e dei Paesi dell'Europa Occidentale che hanno cominciato a le loro attività. LA GLOBALIZZAZIONE villaggio globale relazioni integrazione unifìcazione Globalizzazione economica imprese multinazionali delocalizzare Hanno cioè aperto uffici e stabilimenti in Paesi all'epoca poveri (per esempio Messico, Brasile, Malaysia, Corea del Sud e molti Stati dell'Europa Orientale): qui il costo del lavoro era più basso, le tasse inferiori e le leggi più permissive. La globalizzazione è un fenomeno complesso, che ha avuto e continua ad avere conseguenze sia positive sia negative. Da una parte ha dato una "spinta" fondamentale alla crescita economica di numerosi Paesi, poiché le imprese multinazionali hanno trasferito risorse e denaro, creando così . Molti operai hanno potuto disporre di un reddito, per quanto basso, e le loro condizioni di vita sono migliorate: per esempio, molte famiglie si sono potute permettere di far studiare i figli. Inoltre, intorno alle fabbriche spesso sono state costruite strade, ferrovie e altre infrastrutture utili non solo alle aziende ma anche alle comunità vicine. D'altra parte la globalizzazione economica, soprattutto fino al 2000, ha avuto anche molti aspetti problematici. In particolare, (spesso bambini), privi di ogni tutela e costretti a lavorare in condizioni particolarmente dure, e l' delle attività produttive: numerose multinazionali hanno approfittato della mancanza di leggi di tutela del territorio per risparmiare sull'installazione di filtri, depuratori e altre misure di prevenzione, inquinando gravemente il suolo, le acque e l'atmosfera. Negli ultimi anni però la situazione è migliorata, almeno in gran parte dei e dei , ormai diventati protagonisti della finanza e dell'industria mondiale: sempre più spesso i lavoratori si organizzano in sindacati, riescono a far valere i loro diritti e a ottenere stipendi dignitosi; molti Stati si stanno dotando di leggi e regole che impongono un maggiore rispetto dell'ambiente. Insomma, la globalizzazione ha reso possibile produrre e vendere merci su scala globale, ma sta anche rendendo globali alcuni valori e diritti a favore dei cittadini e del territorio. lavoro sfruttamento dei lavoratori impatto ambientale Paesi emergenti BRICS Catena di fast food americana in Cina. Manifestazione di lavoratori in Sudafrica. L'intensificarsi dei collegamenti e dei rapporti commerciali tra i continenti ha favorito anche la diffusione globale di numerose specie animali e vegetali, ma anche di parassiti, virus e batteri, che hanno potuto "viaggiare" come ospiti clandestini di aerei, navi e container e diffondersi in ambienti dove erano sconosciuti. Per esempio, la zanzara tigre (nella foto) è stata portata in Italia da un carico di pneumatici proveniente dagli Stati Uniti; arriva dall'America Settentrionale anche l'ambrosia, una pianta che causa allergie, i cui semi sono "sbarcati" casualmente all'aeroporto di Milano Malpensa. La crescita dei Paesi BRICS. Nel grafico si vede l'aumento costante del PIL pro capite nei Paesi BRICS tra il 2003 e il 2011. Specie "globali". INTERNET Grazie a Internet la distanza non è (quasi) più un ostacolo: si può visitare il Museo del Louvre comodamente seduti sul divano di casa o scambiare opinioni sul nostro gruppo musicale preferito con un ragazzo australiano che non conosciamo; si può acquistare merce in tutto il mondo e riceverla in pochi giorni, fare riunioni con colleghi che stanno a molte migliaia di chilometri di distanza e perfino lavorare insieme su un documento come se si fosse fianco a fianco. Un altro esempio: quando nel 2007 in Indonesia si verificò un terribile tsunami, la principale fonte di notizie non furono i telegiornali e i giornali, ma persone comuni che dal luogo della tragedia diffondevano via Internet aggiornamenti e immagini di quanto stava accadendo. Sono 2,4 miliardi, oggi, le persone che si scambiano informazioni in rete: un miliardo in Asia, più di mezzo miliardo in Europa, la stessa cifra in America e circa 20 milioni in Oceania. Eppure 5,5 miliardi di persone non hanno ancora possibilità di connessione, a cominciare da quasi tutta l'Africa. Come cambierà la nostra vita quando anche questa parte di mondo sarà "collegata"? Nel frattempo il web è già arrivato nello spazio: gli astronauti comunicano con la centrale di controllo attraverso Internet. VERSO UN MONDO PIÙ EQUILIBRATO? In passato 26 Stati, i più industrializzati del pianeta, producevano insieme molto più della metà del PIL mondiale. i Oggi, per la prima volta nella storia, questi Paesi realizzano "soltanto" il 48% del PIL mondiale: sono stati "superati" dalla produzione complessiva del resto del mondo (52%). Questo sorpasso è una conseguenza della crescita economica i di Paesi fino a ieri considerati poveri, e testimonia che la "distanza" economica tra numerosi Stati va progressivamente riducendosi, anche per gli effetti della globalizzazione. Uno degli aspetti più rilevanti della globalizzazione ha riguardato la finanza, e in particolare l'attività delle e delle (i luoghi dove avvengono gli scambi finanziari, cioè dove si comprano e vendono le azioni delle grandi imprese.) Tra un Paese e l'altro del pianeta non viaggiano soltanto merci e persone ma anche , enormi somme di denaro che oggi possono essere spostate con estrema facilità grazie allo sviluppo del web e al cambiamento di molte leggi, diventate più permissive. Per un cittadino o un investitore europeo è semplicissimo acquistare azioni di imprese americane o asiatiche (e viceversa); anche per una banca è relativamente semplice aprire sportelli in altri Paesi, stringere alleanze con banche straniere o acquistarle. Le banche di tutto il mondo sono sempre più legate tra loro: per esempio si prestano denaro a vicenda. Ecco perché, quando entra in una grande banca, o "crolla" la Borsa di un Paese, la crisi si può estendere anche ad altre banche e altri Paesi, fino a diventare globale. La lunga crisi economica mondiale iniziata nel 2008 si è manifestata proprio con il fallimento di alcune grandi banche degli Stati Uniti. Insieme alle merci e al denaro, nel mondo circolano sempre più rapidamente e diffusamente anche le idee e i , come le canzoni, i romanzi, i fumetti, i film e le serie televisive. Aumenta il numero delle persone che viaggiano, per turismo o per affari, incontrando altri popoli e altre usanze. Sempre più spesso, dunque, culture diverse entrano in relazione tra loro. Quando si parla di in genere ci si riferisce a una conseguenza negativa di questo fenomeno: l' , cioè la tendenza all'uniformità dei gusti e dei modi di pensare. Per esempio, le culture dei Paesi più ricchi, sostenute da economie molto forti, producono film, programmi televisivi e musica che tendono a imporsi sulle culture dei Paesi economicamente più deboli. In particolare, con la globalizzazione si sono affermati in quasi tutto il mondo gli stili di vita e le mode provenienti dagli USA e dall'Europa Occidentale, pubblicizzati sia dalle multinazionali sia dai prodotti culturali. In realtà negli ultimi anni è cominciata una anche da questo punto di vista, grazie soprattutto alla crescita economica di numerosi Paesi e alla diffusione crescente del web. Infatti in tutto il pianeta circolano sempre di più anche mode e prodotti culturali provenienti da altri Stati, per esempio il Brasile (basta pensare a una danza come la capoeira). Insomma, forse è cominciato un percorso che porterà a un punto d'equilibrio: non l'omologazione ma la , cioè un mix di usanze e stili di vita che nasce dalla conoscenza reciproca, per cui un popolo assorbe elementi culturali provenienti dal resto del mondo senza per questo rinunciare alla propria cultura. Finanza globale banche Borse capitali crisi La globalizzazione culturale prodotti culturali globalizzazione culturale omologazione delle culture trasformazione contaminazione delle culture La Borsa di New York. Quella di New York è la Borsa più importante degli Stati Uniti e del mondo intero. Nel 2000 si è fusa con alcune importanti Borse europee, come quelle di Parigi, Bruxelles e Amsterdam, costituendo un unico "gruppo borsistico". Bambini con maglie di squadre europee in Marocco. Uno degli aspetti positivi della globalizzazione e delle trasformazioni in corso a livello mondiale è che oggi riescono a far sentire la loro voce anche tanti protagonisti animati dalla volontà di ridurre gli squilibri dell'economia e migliorare le condizioni di vita di comunità e popoli. Negli ultimi vent'anni, infatti, si sono affermate che agiscono anche in Paesi stranieri in modo indipendente dai Governi e dagli Stati: per questo vengono definite ; alcuni esempi molto noti sono Amnesty International, Greenpeace, il WWF e Medici Senza Frontiere. Le ONG sono caratterizzate dal fatto di essere , cioè di non avere il profitto economico come scopo; le loro attività possono essere finanziate dalle donazioni di cittadini e imprese o da fondi messi a disposizione dalle istituzioni locali, nazionali e internazionali (per esempio le Regioni, i Ministeri, l'UE e l'ONU). La gran parte delle ONG ha obiettivi importanti come la tutela dei diritti umani e la difesa dei soggetti più deboli (per esempio donne e bambini), la lotta alla fame e alla povertà e il rispetto dell'ambiente, ma anche l'opposizione alle mafie e il sostegno alla libertà di stampa. Le ONG organizzazioni e associazioni di cittadini Organizzazioni Non Governative (ONG) enti no profit Le ONG e il web. La notorietà e l'importanza delle ONG, e soprattutto di quelle che si occupano di lotta alla povertà e di ambiente, sono cresciute grazie anche alla diffusione di Internet, che consente di far conoscere ai cittadini realtà spesso trascurate da televisioni e giornali (nella foto, una manifestazione di Greenpeace in Francia). LE PAROLE della geografia PAESI AVANZATI • PAESI EMERGENTI • PAESI BRICS • DECOLONIZZAZIONE • PIL PRO CAPITE • INDICE DI SVILUPPO UMANO • GLOBALIZZAZIONE • DELOCALIZZAZIONE • ONG Secondo quali categorie possono essere raggruppati i Paesi del mondo? Quali sono i Paesi BRICS? Perché il colonialismo ha causato la povertà di molti Paesi? Come si possono misurare ricchezza e povertà? Che cosa si intende con l'espressione "villaggio globale"? Che cosa sono le ONG?