SPAZI E RELAZIONI LA TERRA: UN ECOSISTEMA DELICATO Ogni essere vivente contribuisce con il proprio ciclo di vita al funzionamento dell'ecosistema terrestre. Diversamente dalle altre singole specie animali e vegetali, però, il genere umano trasforma radicalmente e su larga scala l'ambiente che lo circonda e da cui trae sostentamento: costruisce città e strade, modifica i territori con le coltivazioni e i pascoli, crea laghi e canali artificiali e così via. Già all'epoca dei Romani, l'aumento della popolazione e lo sviluppo dell'agricoltura, dell'edilizia e dei trasporti avevano profondamente alterato i paesaggi della regione mediterranea, che in precedenza era coperta da vaste foreste. A partire poi dal Novecento, l'azione dell'uomo sul nostro pianeta si è fatta sempre più incisiva, in particolare con lo sfruttamento massiccio delle risorse minerarie: per esempio, in meno di un secolo è già stata bruciata una grande quantità di petrolio, carbone e gas naturale. Oggi i consumi sono in rapida crescita, e con essi aumenta lo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili (cioè destinate a esaurirsi). Questo accade essenzialmente per due ragioni: la , ossia il rapido aumento della popolazione terrestre, e la di Paesi un tempo poveri. Per il prossimo futuro non si prevede che questa tendenza possa cambiare: le stime demografiche dicono che tra pochi decenni la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi di persone, contro i 7 attuali, e contemporaneamente Stati popolosi come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ambiscono a raggiungere gli stessi stili di vita dei Paesi di vecchia industrializzazione, consumando così quantità sempre maggiori di energia, materie prime e risorse alimentari. Con il crescere dei consumi si aggrava il problema dell' , dovuto non solo alla produzione e al trasporto dei beni ma anche allo smaltimento dei rifiuti, prodotti in quantità sempre maggiori. Al largo dell'Oceano Pacifico, per esempio, galleggia un'immensa isola composta di rifiuti, perlopiù di plastica: è la   letteralmente "grande chiazza di immondizia del Pacifico"; se ne stanno ancora misurando le dimensioni ma pare che abbia un diametro di 2500 chilometri e una profondità di ben 30 metri. Recentemente si è scoperto che un'altra isola di rifiuti si sta formando nell'Atlantico. A tutto questo si aggiungono i dovuti a incidenti, come quello occorso nel 2010 alla piattaforma petrolifera   nel Golfo del Messico: una quantità di petrolio equivalente a 500 milioni di barili si è riversata in mare (come si vede nella foto), devastando gli ecosistemi di acque e coste; l'area è ancora contaminata. L'UOMO E L'AMBIENTE crescita demografica crescita economica inquinamento ambientale Great Pacific Garbage Patch, grandi disastri ecologici Deepwater Horizon, Più che la Terra, è minacciata la nostra civiltà Le attività umane, insomma, stanno avendo gravi conseguenze ambientali sul nostro pianeta. A questo proposito, sui giornali o nei notiziari spesso si dice che "il mondo è in pericolo". In realtà si tratta di un'inesattezza: in passato la Terra ha superato catastrofi peggiori, dovute per esempio alla caduta di giganteschi meteoriti. A volte sono serviti tempi lunghissimi (milioni di anni), ma alla fine sul pianeta la vita è sempre tornata, anche se magari con nuove forme e nuove caratteristiche. Cosi, è più corretto dire che a essere in pericolo non è il nostro pianeta, ma le che oggi lo popolano, compresa la specie umana. Ancora più precisamente, è a rischio l'equilibrio che consente all'essere umano di sopravvivere, soprattutto a causa di processi innescati proprio dall'uomo. forme di vita delicati   EQUILIBRI EDUCAZIONE AMBIENTALE   DAL COLIBRÌ ALL'INTERO PIANETA A volte è difficile avere la percezione dell'importanza delle singole specie animali o vegetali a rischio: in realtà ogni forma di vita ha un ruolo negli equilibri ambientali globali. Il   è un uccellino del peso di pochi grammi che vive solo nelle foreste umide della Serranía del Pinche in Colombia. Dispone di un apparato scheletrico e muscolare che gli consente di volare a 100 chilometri all'ora, di rimanere sospeso in aria e perfino di volare all'indietro; le sue ali sono in grado di effettuare 3000 battiti al minuto e sono così veloci da non essere visibili a occhio nudo. Questo colibrì, "scoperto" solo nel 2005, è già a rischio di estinzione. Perché è importante preservare l'esistenza di questo piccolo uccello che vive a decine di migliaia di chilometri da noi? Perché con il suo lungo becco sottile si nutre del nettare dei fiori e al contempo, come le api, permette l'impollinazione e la sopravvivenza di una parte della Foresta amazzonica. i La Foresta amazzonica, a sua volta, ha un ruolo determinante nell'assorbimento dell'anidride carbonica dall'aria. E come vedremo in questa stessa Unità, l'anidride carbonica è un gas che, se presente in quantità eccessive nell'atmosfera, altera gravemente il clima terrestre. Non solo sopra le ali del colibrì, ma in tutto il mondo. colibrì colombiano  (Eriocnemis isabellae)