SPAZI E RELAZIONI LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE: FORESTE E MARI Lo stato di salute dell'ecosistema della Terra è legato in modo particolare anche all'estensione delle foreste che vi crescono. Un altro allarme lanciato dagli scienziati riguarda infatti proprio la , ossia il disboscamento delle foreste su larga scala. Il problema colpisce gravemente le (cioè considerate "intatte"): in particolare l'Amazzonia, le foreste dell'Asia Meridionale e quelle della Siberia, in Russia. Il disboscamento viene in genere effettuato per ricavare terre da coltivare o da destinare al pascolo del bestiame, per sfruttare il legno degli alberi (come combustibile, materiale da costruzione o per produrre carta) e per far posto a miniere o infrastrutture come dighe e strade. Tutto ciò produce guadagni immediati, ma nel lungo periodo causa effetti negativi, anche dal punto di vista economico. Il terreno delle foreste pluviali, infatti, è costituito da uno strato superficiale molto fertile ma anche molto sottile, che senza la protezione degli alberi viene rapidamente eroso da piogge e vento: in pochi anni i terreni disboscati diventano , inutilizzabili anche per il pascolo; per avere nuova terra fertile i contadini disboscano altre aree di foresta, alimentando un processo di progressiva distruzione e desertificazione. A questo si aggiunge il fatto che uno dei metodi più utilizzati per disboscare è l' : quando si appicca il fuoco alle foreste, la combustione del legno libera nell'aria un'enorme quantità di anidride carbonica, che aumenta l'effetto serra, con le conseguenze che abbiamo visto. La deforestazione causa l'aumento dell'effetto serra anche in un altro modo: gli alberi effettuano infatti la , un processo chimico che assorbe dall'atmosfera grandi quantità di anidride carbonica e libera ossigeno, utile alla vita; proprio per il fatto che "danno aria" al pianeta, spesso le foreste sono definite i "polmoni della Terra". Quando abbattiamo gli alberi, rinunciamo a questa azione di filtro e assorbimento dell'anidride carbonica, accelerando indirettamente l'accumulo di questo gas serra nell'atmosfera. LA DISTRUZIONE DELLE FORESTE deforestazione foreste primarie sterili incendio fotosintesi clorofilliana PESCA DANNOSA Le politiche di alcuni Paesi permettono di cacciare animali protetti (come le balene) o di effettuare la pesca a strascico, che consiste nel trainare una grande rete da pesca che arriva a toccare il fondo del mare; è un sistema molto dannoso perché la rete trascina con sé non solo pesci ma anche alghe, coralli, molluschi e distrugge il fondale marino. Così come quello delle foreste, anche lo sfruttamento eccessivo dei mari praticato dall'uomo risulta essere eccessivo, e comporta gravi conseguenze ambientali. Questo problema è causato soprattutto dalla praticata dai pescherecci di Paesi come USA, Giappone, Russia, Cile, Perù e Cina, che catturano enormi quantità di pesce grazie a sistemi sofisticati: sonar sensibilissimi per individuare i banchi di tonni e di sgombri anche in profondità, navigazione assistita da computer e satelliti, supporto aereo alle navi e così via. Le zone più sfruttate per la pesca sono naturalmente le più ricche di pesce, perlopiù concentrate nei pressi delle : si tratta solo del 10% della superficie totale degli oceani, ma ospita la metà di tutti gli organismi marini e fornisce il 99% del pescato mondiale. A lungo ci si è preoccupati soltanto di riempire le reti, senza lasciare alla fauna marina il tempo di riprodursi; si è raggiunta (e a volte superata) la quantità di pescato che gli scienziati considerano il limite massimo sopportabile dagli oceani di tutto il mondo. Così, oggi le sono ridotte al minimo: zone un tempo molto ricche di pesce si sono spopolate, alcune specie si sono estinte, le dimensioni medie degli esemplari catturati continuano a diminuire. In zone particolarmente battute, come i banchi di Terranova e alcune fasce del Nord Atlantico, da alcuni anni si è sospesa temporaneamente la pesca per permettere ad aringhe e merluzzi di riprodursi. Ma si tratta di iniziative isolate e non sempre condivise da tutti gli Stati; non esiste ancora, infatti, un piano comune internazionale di sfruttamento razionale e sostenibile delle risorse del mare. LO SFRUTTAMENTO DEI MARI pesca industriale fasce costiere risorse del mare Una grave conseguenza dell'eccessivo sfruttamento delle foreste e dei mari è la riduzione della biodiversità (vedi a pagina 104), già oggi compromessa: se le foreste pluviali sparissero perderemmo la metà delle specie vegetali e animali del mondo, che nelle foreste trovano il loro habitat; un discorso analogo riguarda i mari e in particolare le , che ospitano una parte consistente della vita marina e che sono a rischio anche a causa del cambiamento climatico, cioè dell'innalzamento delle temperature e del livello degli oceani. Non si sa quante specie viventi popolino la Terra, forse decine di milioni, compresi i microrganismi vegetali e animali; è stato però calcolato che ogni venti minuti una specie scompare dal nostro pianeta. Secondo molti scienziati, ci troviamo di fronte alla sesta grande della storia: la prima a non essere causata solo dalla natura ma anche, e soprattutto, dall'uomo. LA BIODIVERSITÀ È MINACCIATA barriere coralline estinzione di massa