SPAZI E RELAZIONI LA CRISI IDRICA L'acqua dolce costituisce solo una minima parte dell'idrosfera: meno del 3%, mentre più del 97% è rappresentato dall'acqua salata di mari e oceani. È una risorsa preziosissima, indispensabile per la sopravvivenza dell'uomo (e di molte altre forme di vita) e per lo sviluppo dell'economia: l'agricoltura in particolare non ne può fare a meno, e l'industria ne consuma enormi quantità. Per questo l'acqua dolce viene spesso definita "oro blu". Oggi però è una : la quantità media a disposizione di ogni essere umano si sta riducendo anno dopo anno. Poiché l'acqua dolce è distribuita in modo diseguale sul pianeta, il problema è particolarmente grave in alcune macroregioni aride come l'Africa Sahariana e il Medio Oriente, mentre lo è molto meno in altre come l'Europa Settentrionale o il Canada. Ma è probabile che diverse altre aree del pianeta, in particolare l'Australia e l'Europa Meridionale, presto vivranno difficoltà simili. Secondo gli esperti, infatti, a livello mondiale è cominciata una vera e propria crisi idrica. risorsa a rischio L’ACQUA DOLCE DIMINUISCE, IL FABBISOGNO AUMENTA La crisi idrica nasce da un insieme di cause. Innanzitutto sta diminuendo la quantità complessiva di acqua dolce utilizzabile dall'uomo, cosa che dipende dal riscaldamento globale e dall'inquinamento. Come già abbiamo visto, a causa dell'aumento delle temperature molti in estate si sciolgono più di quanto riescano a riformarsi in inverno: in passato costituivano grandi riserve d'acqua dolce, ma oggi sembrano destinati a esaurirsi, mettendo a rischio la sopravvivenza di numerosi torrenti e fiumi. Inoltre, molte sono diventate inutilizzabili perché inquinate da elementi tossici provenienti dalle industrie, in particolare da quelle di base (petrolchimica, siderurgica e così via). In altri casi, l'aumento del livello dei mari fa sì che le acque marine si infiltrino nelle falde vicine alla costa, rendendole salate. Sulla Terra c'è insomma meno acqua dolce di un tempo; quella che rimane è sempre più spesso inquinata, o comunque non potabile. Contemporaneamente, la e lo di Paesi un tempo poveri fanno sì che, anno dopo anno, ci sia un fabbisogno sempre maggiore d'acqua dolce, e che dunque se ne consumi sempre di più. ghiacciai falde acquifere crescita demografica sviluppo economico delicati   EQUILIBRI EDUCAZIONE AMBIENTALE   IL CASO DEL LAGO D'ARAL Lo sfruttamento intensivo delle acque dolci può avere conseguenze drammatiche per gli equilibri ambientali: lo dimostra la trasformazione del Lago d'Aral, posto in un'area semidesertica tra Kazakistan e Uzbekistan (un tempo repubbliche dell'URSS). Agli inizi degli anni '60 del Novecento le autorità cominciarono a deviare le acque dagli immissari del lago per irrigare enormi coltivazioni di cotone; all'epoca l'Aral, particolarmente pescoso, era il quarto lago più vasto al mondo. Il prelievo d'acqua dai fiumi, però, ne ha causato il prosciugamento quasi completo: oggi si è ridotto di oltre il 90% (le tre foto risalgono rispettivamente al 2000, al 2004 e al 2009). Nel lago la pesca non si pratica più. L'evaporazione delle acque ha lasciato sulle rive un insieme di sali e sostanze inquinanti che vengono trasportate dal vento, ponendo gravi problemi ambientali. Anche il clima, non più sottoposto all'azione regolatrice delle acque del lago, è cambiato: gli inverni sono più freddi e lunghi e le estati più calde e asciutte.  Già oggi, in molte regioni del mondo, intere popolazioni non possono più coltivare i campi e devono affrontare terribili carestie; non hanno inoltre acqua per l'igiene personale e sono costrette a dissetarsi a fonti inquinate, andando incontro a epidemie e malattie. Secondo le statistiche dell'ONU, oltre un miliardo di persone non ha sufficiente acqua potabile per vivere in sicurezza, mentre un altro miliardo e mezzo vive in condizioni di : ha cioè difficoltà ad approvvigionarsi d'acqua. Questi dati sono in crescita e potrebbero presto raddoppiare. Un altro aspetto della crisi idrica sono le cosiddette " ": sempre più spesso, soprattutto in Africa e Asia, nascono tensioni politiche e vere guerre tra Stati per il controllo delle riserve d'acqua dolce, come laghi, fiumi e falde acquifere. Infine, si stima che ogni giorno circa 30.000 persone muoiano direttamente o indirettamente a causa della carenza d'acqua. LE CONSEGUENZE stress idrico guerre dell'acqua L'ONU ha dichiarato che l'acceso all'acqua potabile è un e si è impegnata a ridurre il numero di persone che ne sono escluse, per esempio finanziando la costruzione di acquedotti e sistemi di irrigazione più efficaci, educando al risparmio idrico e promuovendo la diffusione di impianti di dissalazione e potabilizzazione, che rendono utilizzabile l'acqua marina per l'agricoltura o per il consumo diretto. Tuttavia il problema non è solo tecnico. Come abbiamo visto, la crisi idrica ha radici profonde e dipende anche dall'alterazione degli equilibri ambientali: per ottenere risultati duraturi bisogna anche cercare di ridurre l'inquinamento e arginare il cambiamento climatico. GARANTIRE L'ACCESSO ALL'ACQUA diritto universale