SCOPRI L’ARTE GOTICA UN’ARTE PER L’EUROPA Il termine “Gotico” è stato usato per la prima volta nel XVI secolo per indicare un’arte “barbarica”, “dei Goti”, lontana dai canoni dell’arte classica. Nasce quindi come termine dispregiativo, ma oggi ha perso questo significato negativo ed è usato per indicare l’arte che si sviluppa in Francia a partire dal 1140 e si diffonde in Italia tra la fine del Duecento e l’inizio del Quattrocento. ARCHITETTURE VERTICALI Lo stile gotico prende avvio dall’architettura, in Francia, e si diffonde poi in tutta Europa, modificandosi a seconda delle circostanze storiche, politiche, culturali. L’architettura religiosa è la prima a cambiare, seguita poi anche da palazzi pubblici e case private. Nelle cattedrali gotiche si impiegano . Rispetto alle chiese romaniche, cambia il rapporto tra larghezza e altezza: lo sviluppo verticale crea uno , altissimo, in cui il fedele idealmente si avvicina a Dio. In questi edifici si trovano, all’esterno e all’interno, anche nuove tipologie di sculture, sia bassorilievi sia statue a tutto tondo, che si integrano nell’architettura e la completano. nuove tecniche costruttive spazio nuovo Coro dell’Abbazia di Saint-Denis con volte a crociera (1140-1144 ca.). Parigi. Nel 1140 Suger, abate dell’abbazia benedettina di Saint-Denis (Parigi), dà inizio alla ristrutturazione dell’abside della chiesa, destinata ad accogliere le tombe dei re di Francia. Suger, che è un uomo coltissimo e potente, consigliere del re di Francia, progetta uno spazio totalmente nuovo, che diventerà il modello delle chiese gotiche in Francia, poi in Inghilterra, Germania e infine in Italia. La sistemazione della chiesa inizia dal coro, la zona dietro l’altare: è una ed eccezionalmente spaziosa, dove sette cappelle si dispongono intorno all’abside come i petali di un fiore; in ogni cappella si aprono due grandi finestre che lasciano passare la luce filtrata dalle vetrate colorate. IL NUOVO CORO DI SAINT-DENIS zona altissima L’ATTENZIONE AL VERO Tra Duecento e Trecento, in Italia, prima in scultura e poi in pittura, si assiste a una vera e propria rivoluzione: si abbandonano definitivamente le convenzioni dell’arte bizantina in favore di nuovi modi di raffigurare la realtà, il paesaggio, il e i . Rispetto all’arte bizantina, basata su raffigurazioni piatte e bidimensionali, si recupera dalla tradizione classica una rappresentazione del corpo – della sua anatomia, ma anche dei sentimenti e delle emozioni che esprime – più vicina alla realtà, come si è visto nel Crocifisso di Giotto. Gli artisti osservano e rappresentano lo spazio con un’attenzione sempre maggiore alla naturalezza delle composizioni e ai volumi occupati dalle figure. Nascono così le prime rappresentazioni capaci di rendere l’ : questo avviene soprattutto grazie al , cioè all’alternanza di diverse tonalità di colore, “chiare” e “scure”, per creare effetti di luce e di ombra. corpo umano sentimenti illusione della profondità chiaroscuro Giotto, (1303-1305), affresco. Padova, Cappella degli Scrovegni. Coretto prospettico L’affresco è un esempio dell’abilità di Giotto nell’osservare e riprodurre la profondità dello spazio. L’artista crea nell’osservatore l’illusione che esistano due piccole cappelle a lato della vera abside della Cappella degli Scrovegni di Padova, e realizza così una delle prime convincenti dello spazio. UNA FINTA CAPPELLA rappresentazioni tridimensionali LA PREZIOSITÀ DELL’ORO Gli artisti utilizzano e ricercano una vicinanza sempre maggiore al vero: cieli blu, alberi verdi, rocce marroni. Restano però vive alcune tradizioni artistiche ereditate dal mondo bizantino, come l’ per decorare il fondo delle tavole dipinte e per impreziosire alcuni dettagli, come abiti e aureole. L’oro ha un significato simbolico: serve per ricordare che i soggetti sacri (la Madonna con il Bambino, i santi) appartengono al mondo divino. Accanto al significato simbolico, però, queste decorazioni hanno anche un valore estetico: le tavole dipinte divengono così quasi come gioielli, lavorati e decorati fin nei più piccoli dettagli. colori chiari e brillanti uso dell’oro Simone Martini, (1317), tempera su tavola su fondo oro, 200x138 cm. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte. San Ludovico da Tolosa La tavola raffigura san Ludovico che pone la corona sul capo del fratello Roberto d’Angiò: Ludovico infatti aveva rinunciato al trono di Napoli in favore del fratello minore per entrare in un convento francescano. L’ è usato non solo per il fondo, ma anche per impreziosire una serie di dettagli: il bordo del mantello di broccato che copre il saio francescano, le due corone, il cappello vescovile, il pastorale retto dalla mano ingioiellata. DETTAGLI PREZIOSI oro