I PITTORI FIAMMINGHI Una realtà fatta di luce e di piccole cose L’aggettivo “fiammingo” significa “relativo alle Fiandre”, regione tra Belgio e Olanda, vasta e florida di attività artigianali e commerci, e per questo in contatto con tutto il resto d’Europa. Nelle Fiandre, parallelamente a quello che accade in Italia, si assiste a “un altro Rinascimento”. Pittori come e compiono alcuni passi fondamentali verso una rappresentazione più realistica della figura umana, del paesaggio e degli ambienti, staccandosi, come gli artisti italiani, dalla tradizione del Gotico internazionale. Le differenze fondamentali tra la maniera italiana e quella fiamminga di procedere verso il realismo sono due: Rogier van der Weyden Jan van Eyck una di carattere tecnico, perché i fiamminghi utilizzano prevalentemente i , anziché a tempera: l’olio, che sostituisce l’albume dell’uovo come legante per i pigmenti, permette di ottenere effetti di trasparenza, e consente precisione nel dettaglio e nella realizzazione di effetti di lucentezza delle superfici che prima non erano possibili; colori a olio una di tipo concettuale, perché i fiamminghi non affidano la rappresentazione dello spazio reale alla prospettiva lineare, bensì alla , che definisce i dettagli di ogni oggetto, sfuma le cose in lontananza e unifica gli ambienti luce RITRATTO DI DAMA DI TRE QUARTI La giovane donna del ritratto è probabilmente una dama della corte del duca di Borgogna, Filippo il Buono, protettore dell’artista. Una delle innovazioni della pittura fiamminga è l’uso di raffigurare i soggetti di tre quarti, ottenendo – rispetto alla visione frontale o di profilo – una maggiore grazie all’effetto di profondità che scaturisce dalla posizione. Un altro effetto realistico è dato dalla posizione delle mani, che poggiano sul bordo del quadro creando un legame tra l’ambiente in cui si trova la donna e quello in cui ci troviamo noi che guardiamo il dipinto. naturalezza Rogier van der Weyden, (1460 ca.), olio su tavola, 37x27 cm. Washington, National Gallery of Art. Ritratto di giovane donna UN RITRATTO MATRIMONIALE L’uomo e la donna che si tengono per mano sono identificati con il mercante lucchese Giovanni Arnolfini e Giovanna Cenami, residenti a Bruges per gestire gli affari di famiglia, ma c’è chi pensa che potrebbero essere il pittore stesso e sua moglie. Quel che è certo è che si tratta di una coppia di agiati borghesi ritratti nella loro camera da letto, circondati da una serie di : di fedeltà (il cane), devozione religiosa (il rosario appeso alla parete di fondo), maternità (la mano della donna sul ventre), caducità della vita o forse amore coniugale (l’unica candela accesa del lampadario). Il pennello di Van Eyck descrive ogni oggetto con cura, perfino le macchie sulla parete, la frutta sul davanzale e gli zoccoli sul pavimento. simboli Occhio al dettaglio Nello specchio al centro del dipinto si vedono due personaggi sulla soglia, quasi dei testimoni (forse delle nozze). Alcuni studiosi sostengono che il pittore sia uno dei due. Pittore che nella scritta sopra lo specchio lascia la propria firma, “Johannes de Eyck fuit hic”, cioè “fu qui”, e la data, 1434 Jan van Eyck, o (1434), olio su tavola, 81,8x59,4 cm. Londra, National Gallery. I coniugi Arnolfini Presunto ritratto matrimoniale di Van Eyck con la moglie