L'ARTE CONTEMPORANEA Dopo la Seconda guerra mondiale il pianeta è attraversato da nuove tensioni, ma anche interessato da grandi trasformazioni economiche e culturali. IL TEMPO: Un mondo globalizzato La globalizzazione trasforma il mondo in un “ ”, in cui merci e informazioni viaggiano velocemente in tutto il pianeta. Emergono però anche nuovi problemi: il divario crescente tra Paesi ricchi e Paesi poveri, il degrado ambientale, le difficoltà legate all’integrazione culturale. villaggio globale DALLA GUERRA FREDDA ALLA MINACCIA DEL TERRORISMO Dopo la fine della Seconda guerra mondiale il mondo si suddivide in due grandi sfere di influenza: il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti d’America, al quale appartiene anche l’Europa occidentale; e quello orientale, con a capo l’Unione Sovietica, di cui fanno parte i Paesi dell’Est europeo. La Germania, uscita sconfitta dalla guerra, si ritrova divisa a metà: il Muro di Berlino, che attraversa la città, è il simbolo di questo mondo segnato dalla contrapposizione politica e ideologica. Ha inizio la “ ”, così definita perché non sfocia in un conflitto diretto, ma in forti tensioni politiche e in una continua corsa a nuovi e più potenti armamenti. Non mancano però lunghi e drammatici conflitti, come quelli in Vietnam (1960-1975) e in Afghanistan (1979-1989). Questa situazione genera un grande senso di insicurezza, che influenza l’arte e la cultura. La Guerra fredda ha termine nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino e, di lì a breve, la dissoluzione dell’Unione Sovietica. La fine della divisione del mondo in blocchi non segna però il venir meno di tensioni e conflitti in molte aree del pianeta. In questo contesto si è sviluppata la Guerra fredda , che si è rivelata in tutta la sua intensità con l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si sfidano anche nella “corsa allo spazio”: nel 1969 lo statunitense Neil Armstrong è il primo a mettere piede sul suolo lunare. Si tratta di un avvenimento che crea molte suggestioni nella gente comune e negli artisti. TRAMONTA IL COLONIALISMO E NASCE LA GLOBALIZZAZIONE Nella seconda metà del Novecento l’Europa perde il controllo coloniale sull’Africa e sull’Asia. Le colonie divengono indipendenti ma, a causa della povertà e dell’instabilità politica, mantengono a lungo una posizione svantaggiata rispetto ai Paesi cosiddetti “sviluppati”. Il “ ”, come viene definito l’insieme dei Paesi in via di sviluppo, compie comunque importanti progressi economici e, negli ultimi decenni, grandi Paesi come l’India, la Cina e il Brasile si affermano per la capacità di produrre ricchezza nel contesto economico internazionale. Intanto, la crescita dei commerci e le innovazioni tecnologiche – dai progressi nei trasporti all’invenzione di internet – favoriscono una più veloce circolazione delle persone, delle merci, degli stili di vita e di pensiero: il mondo è sempre più interconnesso, in un processo che gli studiosi hanno definito “globalizzazione”. La presenta luci e ombre. Ai vantaggi, infatti, si accompagna un aumento del divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri e, in molti casi, relazioni commerciali inique tra Nord e Sud del mondo. Terzo mondo globalizzazione Una favela ai margini della città di Rio de Janeiro, in Brasile. Il contrasto tra la distesa delle baraccopoli e gli alti grattacieli nelle città del Terzo mondo è emblematica del divario sempre maggiore che in questi Paesi si crea tra la parte ricca e la parte povera della popolazione. DA PERSONE A CONSUMATORI Lo sviluppo industriale, che conosce un vero e proprio boom nella seconda metà del Novecento, mette a disposizione delle persone prodotti di tutti i tipi: capi di vestiario, elettrodomestici, automobili, strumenti di comunicazione. Grazie alla produzione “in serie” tipica delle fabbriche moderne, i prezzi di queste merci diventano accessibili a gran parte della popolazione. La trasforma gli individui in soggetti centrali per le politiche di marketing e la pubblicità. I periodi di – l’ultimo dei quali è iniziato nel 2008 – mettono però in discussione l’idea che la crescita economica possa continuare all’infinito. cultura del consumo crisi Barbara Kruger, (1987), serigrafia. Untitled-I shop therefore I am Con la sua opera I shop therefore I am (Compro dunque sono) l’artista statunitense Barbara Kruger invita a riflettere sulla società del consumo. Nel tempo l’opera è diventata essa stessa un prodotto di consumo, replicata e diffusa su magliette e stampe.