LA POP ART IL LINGUAGGIO DEI MEDIA L’espressione “Pop Art”, abbreviazione di “Popular Art”, indica una tendenza artistica che nasce fra l’Europa e l’America negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento. Il nome stesso rivela l’intento di utilizzare un linguaggio comprensibile a tutti, che per comunicare e far riflettere gli spettatori adopera gli stessi , del cinema e della pubblicità. Sotto l’etichetta Pop Art sono raggruppati diversi artisti che hanno seguito strade originali, sviluppando ciascuno tecniche artistiche, soggetti e temi espressivi specifici e personali. La Pop Art giunge in Italia con la Biennale di Venezia del 1964. strumenti visivi della televisione SPETTATORE O CONSUMATORE? Questa celebre composizione ideata dall’artista americano Andy Warhol prevede la collocazione sulla parete di una serie di immagini raffiguranti dei barattoli di minestra in scatola, come se si trattasse di merce esposta sullo scaffale di un supermercato. Gli elementi sono 32, ovvero quanti erano i diversi gusti della minestra prodotta effettivamente dall’azienda Campbell. Warhol gioca continuamente con il linguaggio e lo stile della . pubblicità Andy Warhol, (1962), acrilico su 32 tavole, 50,8x40,6 cm (ciascuna tavola). New York, Museum of Modern Art (MoMA). Campbell Soup TRUCCHI PUBBLICITARI Lo statunitense Rosenquist proviene dal mondo della pubblicità e mostra di sapere sfruttare al meglio le tecniche e i procedimenti grafici di quell’ambito per ottenere composizioni di grande effetto. In questo caso, la scelta di – un’auto, un volto di donna e invitanti spaghetti – e di accostarli fra loro secondo logiche apparentemente fuori dal comune, genera un’opera che sviluppa con l’osservatore un dialogo del tutto soggettivo: ciascun particolare richiama sensazioni e sentimenti diversi, a seconda di chi lo guarda. dilatare i particolari James Rosenquist, (1961), olio su tavola, 100,1x257 cm. Stoccolma, Moderna Museet. Ti amo con la mia Ford FUMETTI ARTISTICI Nelle sue prime opere Lichtenstein instaura un rapporto molto stretto con il mondo dei fumetti – da cui trae vere e proprie citazioni – utilizzando una tecnica pittorica che riproduce gli effetti della stampa tipografica, come le cosiddette (cioè i puntini che compongono l’immagine a stampa) ingrandite. In questo caso l’artista ridisegna il dettaglio di una vignetta di un fumetto americano di grande successo, cambiando la frase pronunciata dalla ragazza, che assume in questo modo un tono ironico (“Non mi importa! Piuttosto che chiedere aiuto a Brad, annego!”). Così estrapolata, l’immagine acquista un nuovo significato, facendo riflettere l’osservatore sulle ambiguità generate dalla manipolazione delle immagini e dei testi nell’età dei nuovi media. “retinature” Roy Lichtenstein, (1963), olio e acrilico su tela, 171,6x169,5 cm. New York, Museum of Modern Art (MoMA). Ragazza che annega