Il Trecento – L'opera: Decameron 4 Le novità dello stile Il è un'opera estremamente innovativa, non solo, come abbiamo visto, per i contenuti, ma anche per la struttura e le soluzioni stilistiche adottate dall'autore. Decameron Dal punto di vista formale, il primo aspetto caratteristico è senza dubbio la scelta dell'autore di affidare la narrazione a "narratori intermediari", quasi sempre portatori del suo punto di vista. Sono personaggi la cui caratterizzazione è quasi unicamente affidata al loro nome-simbolo e che all'occorrenza consentono all'autore una certa presa di distanza dalla materia trattata. In altre parole, non identificandosi con nessuno dei narratori in particolare, l'autore può introdurre nel testo una , corrispondenti a quelli dei dieci giovani della brigata; e ciò gli consente un'estrema libertà di sguardo, liberandolo da un eccessivo coinvolgimento psicologico e ideologico. molteplicità di punti di vista Il ruolo dei dieci narratori Boccaccio sa sempre delineare molto bene i caratteri dei delle varie novelle, sui quali è costantemente concentrata l'azione narrativa, senza cedimenti a particolari inutili o sovrabbondanti che distrarrebbero il lettore dallo svolgimento dell'azione stessa. Anche l' non è mai trascurato: lo sfondo in cui si svolgono le azioni è anzi sempre caratterizzato efficacemente, sebbene spesso con pochi ed essenziali tratti. Insomma, Boccaccio si rivela nel uno scrittore molto accorto e pienamente padrone della tecnica narrativa, della quale non a torto sarà a lungo considerato un maestro imprescindibile. personaggi ambiente Decameron L'efficacia della narrazione Per quanto riguarda, infine, le scelte sintattiche e lessicali, Boccaccio si dimostra sempre molto attento nell'adeguare il linguaggio ai personaggi, agli ambienti, alle situazioni e alle epoche. Ogni personaggio parla la "sua" lingua: a partire dalla base del codificato da Dante, Boccaccio riesce in ogni novella a caratterizzare, per alcuni particolari aspetti lessicali, la lingua dei personaggi in base alla classe sociale, al livello culturale, al luogo geografico e al momento storico. In tal modo e si intrecciano, da una novella all'altra, : da quello popolaresco a quello aristocratico, da quello commerciale a quello giuridico-notarile, da quello laico a quello ecclesiastico. Anche da questo punto di vista, dunque, il rappresenta un campionario di straordinaria ricchezza, una testimonianza di varietà linguistica davvero preziosa. Per questo possiamo parlare, a proposito del , di plurilinguismo e di pluristilismo (diversamente dal di Petrarca, caratterizzato dal monolinguismo e dal monostilismo). La di Boccaccio, però, è stilisticamente , soprattutto Cicerone e Livio: da qui una certa complessità della costruzione dei periodi, che in taluni passi può inibire un'immediata comprensione da parte del lettore odierno. La difficoltà è, dunque, più nella sintassi che nella lingua, che presenta ovviamente molti vocaboli per noi arcaici e desueti, ma non è poi così lontana dalla nostra. volgare fiorentino variano i registri linguistici Decameron Decameron Canzoniere prosa modellata sui classici latini La lingua e la sintassi Illustrazione per il Prologo del Decameron, Bookman Special, 1920, Londra.