Glossario A Adynaton Figura retorica che consiste nell affermare l impossibilità che una cosa avvenga, subordinandone l avverarsi a un altro fatto ritenuto impossibile. Esempio: Cecco Angiolieri, S i fosse foco arderei l mondo. Alessandrino Verso della poesia classica francese, di 12 sillabe divise in 2 emistichi f di 6 sillabe, così chiamato perché adoperato la prima volta nel poema Roman d Alexandre del XII sec. La sua fortuna cominciò nel XVI sec. con il Ronsard, e divenne poi nel XVII sec. il verso proprio della drammatica. Fu imitato in Italia con il settenario f doppio o martelliano. Esempio: «Rosa fresca aulentis[s]ima // ch apari inver la state (Cielo d Alcamo, Contrasto, v. 1). Allegoria Figura retorica, per la quale si affida a una scrittura (o in genere a un contesto, anche orale) un senso riposto e allusivo, diverso da quello che è il contenuto logico delle parole. Diversamente dalla metafora f, la quale consiste in una parola, o tutt al più in una frase, trasferita dal concetto a cui solitamente e propriamente si applica ad altro che abbia qualche somiglianza col primo, l a. è il racconto di un azione che dev essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Esempio: l a. delle tre fiere nella Divina Commedia. Allitterazione Ripetizione, esatta o approssimativa, spontanea o ricercata, di lettere o sillabe, di solito iniziali, di due o più vocaboli successivi. Esempio: «di me medesmo meco mi vergogno (F. Petrarca, Canzoniere, 1, 11). Anadiplosi Figura retorica che consiste nella ripetizione dell ultima parte di un segmento sintattico (prosa) o metrico (verso) nella prima parte del segmento successivo; risponde a una semantica di tipo aggiuntivo e la seconda occorrenza è un espansione della prima. Esempi: «Ma passavam la selva tuttavia, / la selva, dico, di spiriti spessi (Dante, Inferno, IV, 65-66); «Più volte Amor m avea già detto: Scrivi, / scrivi quel che vedesti in lettre d oro (F. Petrarca, Canzoniere, 93, 1-2). Anafora Figura retorica che consiste nel ripetere, in principio di verso o di proposizione, una o più parole con cui ha inizio il verso o la proposizione precedente. Esempio: «Per me si va ne la città dolente, / per me si va ne l etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente (Dante, Inferno, III, 1-3). Analogia Procedimento di cui si valgono tendenze poetiche moderne, come l ermetismo e la poesia pura che, per esigenza di una maggiore intensità lirica, cercano di rinnovare il linguaggio poetico fuori d ogni comune nesso logico e sintattico, sostituendo al rapporto tradizionale della comparazione il rapporto di identità. Effetto primo del procedimento analogico è la soppressione del come . Esempi: «Le mani del pastore erano un vetro / levigato da fioca febbre (G. Ungaretti, L isola, vv. 23-24); «Si levano tremuli scricchi / di cicale dai calvi picchi (E. Montale, Meriggiare pallido e assorto, vv. 11-12). Esempi affini si riscontrano in ogni epoca, soprattutto nella letteratura secentesca, in rapporto con l uso e il gusto barocco della metafora f. Anastrofe Figura retorica che consiste nell inversione dell ordine delle parole all interno di un verso, allo scopo di ottenere particolari effetti di suono oppure dare rilevanza a un termine. Esempi: «di stare insieme crescesse l disio (Dante, Guido, i vorrei che tu e Lapo ed io, v. 8); «et gli occhi porto per fuggire intenti (F. Petrarca, Canzoniere, 35, 3); «Fulmini nel ferir le spade sono (T. Tasso, Gerusalemme liberata, VI, ott. 48). Antifrasi Figura retorica che consiste nell esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa, o per ironia o per eufemismo. Esempio: «Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: / tu ricca, tu con pace e tu con senno! (Dante, Purgatorio, VI, 136-137). Che si tratti di un a. sarcastica lo si può dedurre dal contesto in cui è introdotto il verso. Dante si sta rivolgendo alla città di Firenze nei versi conclusivi del canto VI: è questo un canto dominato da riflessioni di natura politica, dove il poeta illustra lo stato di decadenza e desolazione in cui versa l Italia, tra guerre fratricide, tirannie e corruzione. Firenze in particolare è teatro di tutti i mali elencati da Dante e dunque, scossa com è da sventure e avversità, ha ben poche ragioni per rallegrarsi. Antitesi Figura retorica consistente in un accostamento di parole o concetti contrapposti che acquistano maggior rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica. Si può ottenere sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria, sia mettendo a contrasto due fatti opposti e ambedue reali. Esempi: «Non fronda verde, ma di color fosco (Dante, Inferno, XIII, 4); «et nulla stringo, et tutto l mondo abbraccio (F. Petrarca, Canzoniere, 134, 4); «Presume di rifar tutto, perché nulla sa fare (G. Leopardi, Pensieri, XI). Antonomasia Figura retorica consistente nel sostituire il nome di una persona o di una cosa con un appellativo o una perifrasi f che lo identifichi inequivocabilmente. Esempio: il giullare di Dio per indicare san Francesco. Apostrofe Figura retorica per la quale chi parla interrompe la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a concetti personificati, a soggetti assenti o scomparsi, o anche al lettore. Quando è accompagnata da toni violenti, ironia o sarcasmo, è detta invettiva. Esempio: «Godi, Fiorenza, poi che se sì grande / che per mare e per terra batti l ali / e per lo n ferno tuo nome si spande! (Dante, Inferno, XXVI, 1-3). Asindeto Figura sintattica che consiste nella mancanza della congiunzione fra due o più termini in stretta coordinazione, per es., veni, vidi, vici (Cesare). Si adopera per maggiore efficacia espressiva. Esempio: «di qua, di là, di giù, di sù li mena (Dante, Inferno, V, 43). Assonanza Forma di rima f imperfetta, consistente nel chiudere due o più versi successivi con parole contenenti le stesse vocali a cominciare da quella accentata fino alla fine, mentre le consonanti sono diverse (ma per lo più di suono simile). Esempi: fame e pane, agosto e conosco, lento e tempo. Si ha invece un a. atona quando è identica solo la sillaba (o le sillabe) dopo la vocale accentata, che è però diversa. Esempi: amare e dolore, umile e simile. 609