Le origini e il Duecento naggio di straordinaria potenza umana e religiosa, ma anche poetica; Iacopone da Todi è la più importante personalità letteraria prima di Dante. Leggendo i loro testi avremo modo di notare come queste due figure che pure si muovono all interno della cultura francescana umbra (Iacopone entra nell ordine fondato da Francesco) siano profondamente diverse sia sul piano ideologico sia su quello prettamente letterario. Per esempio, mentre Francesco è portatore di una religiosità più aperta e positiva, che tende a valorizzare la bontà del creato, Iacopone incarna una visione più cupa, dominata dal senso del peccato e della colpa, essendo vicino alla cultura dei flagellanti, la confraternita attiva nell Umbria del XIII secolo i cui membri praticavano la mortificazione corporale attraverso l autoflagellazione in pubblico. Una lingua per tutti Le esperienze letterarie di Francesco e Iacopone sono di fondamentale importanza anche per i futuri sviluppi della lingua italiana. Nel Duecento, per pregare anche al di fuori dei monasteri e a contatto con i fedeli più poveri e umili, viene percepita come sempre più urgente la necessità di un linguaggio che sia comprensibile a tutti, un linguaggio nuovo rispetto al latino della liturgia (cioè dei riti religiosi): il volgare, la lingua di uso comune. La scelta prima di Francesco e poi di Iacopone di utilizzare il volgare umbro del tempo per la scrittura letteraria rappresenta una decisione assolutamente innovativa e assai significativa, non solo sul piano religioso ma anche e soprattutto su quello culturale. 3 Gli autori e i testi Francesco d Assisi La vita Una scelta rivoluzionaria Francesco, nato ad Assisi nel 1182, è il figlio di un ricco mercante, ser Bernardone; la madre è francese, da cui il nome Francesco. Destinato a seguire le orme del padre, non intende occuparsi di stoffe in uno stanzone polveroso e pensare solo al guadagno. Le sue ambizioni sono diventare un cavaliere, dimostrare il suo valore in battaglia e sposare una giovane nobile. Una profonda crisi religiosa, tuttavia, opera in lui un importante cambiamento interiore. In tal senso è determinante l esperienza del carcere: dal 1202 al 1203 è fatto prigioniero dai perugini, contro i quali Assisi si era mossa in guerra. Nel 1206 giunge alla conversione religiosa e, successivamente, alla decisione di vendere tutti i suoi beni e distribuire il ricavato ai poveri. Francesco rinuncia a ogni possesso materiale, compresi gli abiti ricevuti dalla famiglia d origine, con un gesto eclatante: si denuda in pubblico di fronte al padre e al vescovo di Assisi, dimostrando così la scelta irrevocabile di una povertà radicale. La Chiesa si era sempre occupata dell assistenza ai poveri e ai bisognosi, senza abbandonare però privilegi e ricchezze. Francesco vuole farsi povero e stabilisce che allo stesso modo vivano anche i suoi compagni: essi dormono dove capita, indossano abiti poveri e camminano scalzi. In segno di umiltà decidono di chiamarsi frati minori. Francesco serve per molti anni insieme ai suoi compagni nei lebbrosari, assistendo gli infermi in condizioni difficilissime. Proibisce a chi lo segue di chiedere denaro in elemosina, perché così facendo dice si ruba la parte che spetta ai poveri. Tutti i frati devono mantenersi lavorando con le proprie mani, aiutando i contadini nei campi, oppure accettando qualsiasi lavoro, purché onesto. In cambio possono ricevere soltanto un po di cibo. Il riconoscimento da parte della Chiesa Inizialmente la scelta di Francesco non ha buona accoglienza presso le alte gerarchie ecclesiastiche, che la guardano con sospetto perché sembra mettere in discussione gli stili di vita consolidati del clero, abituato a vivere negli agi. Tuttavia Francesco non si pone mai in ur- 88