Il Trecento – L'opera: Canzoniere T11 Italia mia, benché ’l parlar sia indarno , 128 Canzoniere Questa canzone segna un intervallo nel “romanzo d’amore di Laura” e affronta un tema politico. È rivolta ai signori italiani, colpevoli, secondo Petrarca, di combattersi, utilizzando anche truppe mercenarie, anziché allearsi e lottare per l’indipendenza della penisola dalle influenze straniere. La maggior parte degli studiosi ritiene che sia stata scritta nel 1344-1345 in occasione di una guerra tra i Gonzaga di Mantova e gli Estensi di Ferrara per il controllo di Parma. Canzone di 7 strofe di 16 versi ciascuna, con schema di rime AbCBaC (fronte) e cDEeDdfGfG (sirma); il congedo ha lo stesso schema della sirma. METRO L’indignazione per le fratricide fra gli lotte Stati italiani PARAFRASI Italia mia, benché ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio, piacemi almen che’ miei sospir’ sian quali spera ’l Tevero et l’Arno, e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio. Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paese. Vedi, Segnor cortese, di che lievi cagion’ che crudel guerra; e i cor’, che ’ndura et serra Marte superbo et fero, apri Tu, Padre, e ’ntenerisci et snoda; ivi fa’ che ’l Tuo vero, qual io mi sia, per la mia lingua s’oda. 5 10 15 O Italia mia, benché il parlare sia inutile ( ) per curare le ferite mortali che vedo così numerose nel tuo bel corpo, desidero almeno che i miei sospiri siano come si aspettano ( ) il Tevere e l’Arno e il Po, dove ora risiedo ( ), addolorato ( ) e pensoso ( ). Governatore del cielo, ti chiedo che la pietà che ti portò sulla terra ti faccia rivolgere lo sguardo al tuo amato ( ) e nobile ( ) paese. O Signore cortese, vedi da quali futili motivi che guerra crudele è sorta; e tu, o Padre, apri, intenerisci e libera ( ) i cuori che Marte, superbo e feroce, indurisce e chiude; fa’ che la tua verità venga udita ( ) in quei cuori ( ) attraverso la mia voce, per quanto poco io possa valere ( ). Lamento sulle sciagure dell’Italia e richiesta a Dio di proteggerla 1-16 indarno spera seggio doglioso grave dilecto almo snoda s’oda ivi qual io mi sia il poeta desidera che il suo dolore corrisponda alle speranze dell’Italia, definita attraverso una sineddoche basata sui suoi fiumi principali. sono sospiri di sconforto. Petrarca è a Parma, teatro della guerra che ispira la canzone. Dalle (V, 10) sappiamo che lo scoppio del conflitto lo costrinse a un’avventurosa fuga dalla città assediata. perifrasi per “Dio”. verso gli uomini. tramite l’incarnazione. l’Italia è amata da Dio in quanto sede del Papato e culla della cristianità. a corrispondono simmetricamente . Marte chiude i cuori degli italiani alla pace. nella mitologia romana era il dio della guerra. libera dall’odio. 4-6 piacemi… ’l Po: sospir’: 6 dove doglioso et grave or seggio: Familiares 7 Rettor del cielo: 8 pietà: Ti condusse in terra: 9 dilecto almo paese: 12-14 ’ndura… snoda: ’ndura et serra ’ntenerisci et snoda serra: Marte: snoda: Voi cui Fortuna à posto in mano il freno de le belle contrade, di che nulla pietà par che vi stringa, che fan qui tante pellegrine spade? perché ’l verde terreno del barbarico sangue si depinga? Vano error vi lusinga: poco vedete, et parvi veder molto, ché ’n cor venale amor cercate o fede. Qual più gente possede, colui è più da’ suoi nemici avolto. O diluvio raccolto di che deserti strani, per inondar i nostri dolci campi! Se da le proprie mani questo n’avene, or chi fia che ne scampi? 20 25 30 O voi ai quali la sorte ha affidato il governo ( ) delle belle regioni ( ), delle quali sembra ( ) che non sentiate ( ) alcuna pietà, che cosa fanno qui in Italia tante spade straniere ( )? Sono forse qui perché il verde terreno si colori del sangue dei barbari? Vi lusinga un’illusione infondata ( ): vedete poco, eppure vi sembra ( ) di vedere molto, poiché cercate amore o fedeltà ( ) in un cuore mercenario ( ). Chi ha al proprio servizio più uomini, costui è maggiormente circondato dai suoi nemici. O diluvio raccolto da quali selvaggi luoghi ( ) stranieri ( ), per inondare i nostri dolci campi! Se questo ci ( ) accade per mano nostra, allora ( ) chi potrà salvarci? Rimprovero ai signori italiani per non avere a cuore il bene del paese, svenduto alle truppe mercenarie 17-32 freno contrade par vi stringa pellegrine Vano error parvi fede venale deserti strani n’ or per sineddoche si intende “soldati”. si riferisce ai soldati mercenari, che combattono dietro compenso. Petrarca inorridisce di fronte all’ininterrotto afflusso dei mercenari, metaforicamente indicato come un , una massa d’acqua minacciosa. per nostra libera scelta. 20 spade: 25 venale amor: 28-30 O diluvio… campi!: diluvio 31 da le… mani: >> pag. 358 Ben provide Natura al nostro stato, quando de l’Alpi schermo pose fra noi et la tedesca rabbia; ma ’l desir cieco, e ’ncontra ’l suo ben fermo, s’è poi tanto ingegnato, ch’al corpo sano à procurato scabbia. Or dentro ad una gabbia fiere selvagge et mansuete gregge s’annidan sì che sempre il miglior geme; et è questo del seme, per più dolor, del popol senza legge: al qual, come si legge, Mario aperse sì ’l fianco, che memoria de l’opra ancho non langue, quando assetato et stanco non più bevve del fiume acqua che sangue. 35 40 45 La Natura ha provveduto bene alla nostra sicurezza, quando pose fra noi e la ferocia dei germani il riparo delle Alpi; ma l’avidità cieca, e ostinata contro il proprio stesso interesse ( ), si è poi adoperata tanto da procurare il male ( ) al corpo sano. Ora belve feroci (gli stranieri) e greggi mansuete (gli italiani) convivono ( ) dentro a una medesima gabbia, così che a soffrire ( ) è sempre il migliore (gli italiani); e – motivo di ulteriore sofferenza ( ) – ciò ci viene ( ) da un popolo incivile ( ), al quale, come si legge, Mario inflisse una tale sconfitta ( ) che il ricordo di quell’evento ancora non muore ( ), quando, assetato e stanco, bevve dal fiume più sangue che acqua. Grazie alla conformazione naturale, l’Italia è protetta dai popoli germanici, che gli antichi romani hanno sempre respinto 33-48 ’ncontra ’l suo ben scabbia s’annidan geme per più dolor è senza legge aperse sì ’l fianco langue quello dell’Italia. una sola (latinismo). nella storia di Roma. il generale romano Gaio Mario, che nel 102 a.C. vinse i teutoni presso Aquae Sextiae, l’odierna Aix-en-Provence. 38 corpo: 39 una: 44 come si legge: 45 Mario: Cesare taccio, che per ogni piaggia fece l’erbe sanguigne di lor vene, ove ’l nostro ferro mise. Or par, non so per che stelle maligne, che ’l cielo in odio n’aggia: vostra mercé, cui tanto si commise. Vostre voglie divise guastan del mondo la più bella parte. Qual colpa, qual giudicio o qual destino fastidire il vicino povero, et le fortune afflicte et sparte perseguire, e ’n disparte cercar gente et gradire, che sparga ’l sangue et venda l’alma a prezzo? Io parlo per ver dire, non per odio d’altrui né per disprezzo. 50 55 60 Non parlerò di Cesare, che in ogni regione ( ) dove portò le nostre armi ( ) rese l’erba rossa del loro sangue ( ). Ora – non so per quale maligno influsso delle stelle – sembra che il cielo ci abbia ( ) in odio: grazie a voi, ai quali è stato affidato un compito così importante (quello di difendere l’Italia). I vostri interessi contrastanti recano danno all’Italia ( ). Quale colpa (umana), quale decisione (divina) o quale destino vi porta a opprimere i vicini più deboli, a infierire sui loro beni ( ) già impoveriti e dispersi e a cercare truppe ( ) in terra straniera ( ), tollerando ( ) che uccidano e vendano l’anima per denaro? Io parlo per dire la verità, non per odio o per disprezzo verso altri. Sdegno per l’evidente contrasto fra la gloria dell’antica Roma e l’odierna, colpevole tolleranza delle truppe straniere sul nostro territorio 49-64 per ogni piaggia ove ’l nostro ferro mise di lor vene n’aggia del mondo la più bella parte fortune gente ’n disparte et gradire Giulio Cesare; il riferimento è alle sue fortunate campagne militari in Gallia. 49 Cesare: Né v’accorgete anchor per tante prove dal bavarico inganno ch’alzando il dito colla morte scherza? Peggio è lo strazio, al mio parer, che ’l danno; ma ’l vostro sangue piove più largamente, ch’altr’ira vi sferza. Da la matina a terza di voi pensate, et vederete come tien caro altrui che tien sé così vile. Latin sangue gentile, sgombra da te queste dannose some; non far idolo un nome vano, senza soggetto: ché ’l furor de lassù, gente ritrosa, vincerne d’intellecto, peccato è nostro, et non natural cosa. 65 70 75 80 E, dopo tante dimostrazioni, non vi accorgete ancora dell’inganno dei soldati bavaresi, che alzando il dito (in segno di resa) combattono per scherzo? A mio parere è peggio la beffa ( ) del danno; ma il vostro sangue viene versato più profusamente, poiché un odio più profondo (quello fratricida, tra gli stessi italiani) vi incita (a combattere tra voi). Per un momento riflettete su voi stessi e capirete quanto poco abbia a cuore gli altri chi considera sé stesso così vile. Nobile ( ) stirpe latina, liberati di questo peso rovinoso; non idolatrare una fama inconsistente ( ), senza fondamento reale ( ): poiché è colpa nostra e non un fatto inevitabile ( ) che la violenza di quei popoli nordici ( ), popolazione refrattaria alla civiltà ( ), ci superi in intelligenza ( ). Invito ai signori italiani a sbarazzarsi delle truppe mercenarie al loro servizio 65-80 strazio gentile nome vano senza soggetto natural cosa ’l furor de lassù gente ritrosa vincerne d’intellecto molti dei mercenari giunti in Italia provenivano dalla Baviera. i mercenari scherzano con la morte, cioè non l’affrontano sul serio, perché al primo pericolo alzano il dito, come facevano i gladiatori quando, sconfitti, imploravano di aver salva la vita. dall’alba alla terza ora del giorno, cioè le nove di mattina. la nomea del valore militare dei germani. 66 bavarico: 67 alzando… scherza: 71 Da la matina a terza: 76-77 un nome… soggetto: >> pag. 359 Non è questo ’l terren ch’i’ tocchai pria? Non è questo il mio nido ove nudrito fui sì dolcemente? Non è questa la patria in ch’io mi fido, madre benigna et pia, che copre l’un et l’altro mio parente? Perdio, questo la mente talor vi mova, et con pietà guardate le lagrime del popol doloroso, che sol da voi riposo dopo Dio spera; et pur che voi mostriate segno alcun di pietate, vertù contra furore prenderà l’arme, et fia ’l combatter corto: ché l’antiquo valore ne l’italici cor’ non è anchor morto. 85 90 95 Non è questa la terra che ho toccato appena nato ( )? Non è questa la dimora ( ) nella quale vissi ( ) con tanta dolcezza? Non è questa la patria nella quale confido, la madre benigna e pietosa, dove sono sepolti ( ) entrambi i miei genitori? In nome di Dio, ciò che ho appena detto ( ) talora vi muova la mente, e guardate con compassione le lacrime del popolo dolente, il quale, dopo che da Dio, soltanto da voi spera di ottenere la tranquillità ( ); e, purché voi mostriate qualche segno di pietà, il valore militare ( ) (degli italiani) prenderà le armi contro la furia ( ) (dei mercenari germanici), e il combattimento durerà poco: poiché l’antico valore nei cuori degli italiani non è ancora morto. Sogno di una riscossa degli italiani uniti contro gli stranieri 81-96 pria il mio nido nudrito fui che copre questo riposo vertù furore letteralmente, “per la prima volta”. genitore (latinismo). questi versi saranno posti da Niccolò Machiavelli a conclusione della sua opera più celebre, (1513), per esortare i signori del suo tempo a liberare l’Italia dal dominio straniero. 81 pria: 86 parente: 93-96 vertù… morto: Il Principe Signor’, mirate come ’l tempo vola, et sì come la vita fugge, et la morte n’è sovra le spalle. Voi siete or qui; pensate a la partita: ché l’alma ignuda et sola conven ch’arrive a quel dubbioso calle. Al passar questa valle piacciavi porre giù l’odio et lo sdegno, vènti contrari a la vita serena; et quel che ’n altrui pena tempo si spende, in qualche acto più degno o di mano o d’ingegno, in qualche bella lode, in qualche honesto studio si converta: così qua giù si gode, et la strada del ciel si trova aperta. 100 105 110 O signori, considerate come il tempo trascorre rapidamente e come la vita passa e la morte ci incalza ( ). Voi ora siete su questa terra ( ); pensate alla morte ( ): poiché è inevitabile ( ) che l’anima giunga a quel passaggio rischioso ( ) nuda e sola. Nell’attraversare questa valle (cioè nella vita terrena), vi piaccia di deporre l’odio e l’ostilità ( ), passioni ( ) contrarie alla vita serena; e dedicate ( ) quel tempo che spendete a danneggiare gli altri ( ) in qualche più degna occupazione pratica o intellettuale ( ), in qualche atto degno di lode, in qualche impegno ( ) degno di onore ( ): comportandosi così qui sulla terra ( ) si è felici e si trova spianata la via verso il paradiso. Richiamo nei confronti dei potenti italiani alla loro responsabilità morale, nella prospettiva dell’eternità 97-112 n’è sovra le spalle qui partita conven dubbioso calle sdegno vènti si converta ’n altrui pena o di mano o d’ingegno studio honesto qua giù in base alla dottrina platonica per cui il corpo è carcere dell’anima. è inevitabile, come poi al v. 115. passaggio dalla vita alla morte. La morte è definita “passaggio rischioso”, poiché se non si lascia la vita nella grazia di Dio è possibile perdersi per l’eternità. “valle di lacrime” è detta la vita terrena nella preghiera del Salve Regina. 101 ignuda et sola: 102 conven: convene dubbioso calle: 103 valle: >> pag. 360 Canzone, io t’ammonisco che tua ragion cortesemente dica, perché fra gente altera ir ti convene, et le voglie son piene già de l’usanza pessima et antica, del ver sempre nemica. Proverai tua ventura fra’ magnanimi pochi a chi ’l ben piace. Di’ lor: «Chi m’assicura? I’ vo gridando: Pace, pace, pace». 115 120 O canzone, io ti invito a esporre con cortesia il tuo pensiero, poiché dovrai andare tra persone sdegnose ( ), e gli animi sono ormai pieni dell’abitudine pessima e radicata, nemica perenne della verità (l’adulazione). Troverai la tua fortuna ( ) fra i pochi animi nobili ( ) ai quali piace il bene. Di’ loro: «Chi mi protegge ( )? Io vado gridando: Pace, pace, pace». Congedo dell’autore dalla canzone 113-122 gente altera ventura magnanimi m’assicura secondo Petrarca la canzone non troverà buona accoglienza presso i signori italiani, troppo abituati a essere adulati (dai cortigiani e dai poeti prezzolati) e poco propensi a concedere ascolto a chi dica la verità. 115-118 perché… nemica: Dentro il testo I contenuti tematici , mentre al contrario ovunque infuriano battaglie tra i signori italiani. A questi Petrarca si rivolge esortandoli a riflettere sulla responsabilità che Dio ha loro affidato – in base a una concezione provvidenzialistica della Storia, tipicamente medievale – affinché si uniscano a beneficio della patria. Per questo è fondamentale sbarazzarsi delle truppe mercenarie straniere, inaffidabili e pericolose. Petrarca auspica un’Italia in pace Un appello alla nazione Nella canzone Petrarca attribuisce all’Italia una superiorità morale che richiama l’epoca romana, rispetto ai popoli nordici considerati incivili. Per questo testo, nell’Ottocento risorgimentale Petrarca sarà considerato un anticipatore della causa dell’Unità d’Italia. Tuttavia l’ è soprattutto e non a una struttura statale. Inoltre la visione geografica del poeta è limitata, come si comprende anche dai fiumi citati: il Po, l’Arno e il Tevere, dunque solo il Centro-Nord della penisola. idea di unità di Petrarca legata a una dimensione culturale Un concetto limitato dell’Italia Mentre Dante aveva come propri riferimenti il mondo comunale e insieme l’ideale dell’impero universale, qui Petrarca non si rivolge né ai Comuni né all’imperatore, ma direttamente ai signori italiani. Ciò evidenzia come, verso la metà del Trecento, la realtà delle signorie e delle corti sia ormai ben radicata nella situazione politica italiana. Il superamento della dimensione comunale Il dolore per la patria trasformata in un campo di battaglia induce il poeta a intrecciare il desiderio rabbioso del riscatto – fondato sul mito dell’antica Roma, sulle vittorie di Mario e Cesare e sulla classica opposizione tra latini e tedeschi, civiltà e barbarie – con la delicata e pietosa evocazione dell’amore per il suolo natio e del legame quasi religioso con la terra, oltraggiata da una violenza estranea e feroce (vv. 81-91). Dal dolore alla riscossa >> pag. 361 L’appello alla riscossa prorompe non a caso da un’esigenza morale più ancora che militare: la (v. 93) e (v. 95) della stirpe italica sapranno rinnovare quel destino di grandezza e di pace che è inscritto nel disegno divino della Storia. È proprio questo a esercitare una grandissima suggestione sugli scrittori italiani successivi: da questa canzone infatti nasce l’idea, coltivata da poeti come Alfieri, Leopardi, Carducci e viva in tutto il Risorgimento, che l’identità italiana si basa sulla condivisione di un patrimonio storico e civile e sulla memoria dei valori e degli esempi del glorioso passato romano. vertù contra furore l’antiquo valore aspetto, culturale ed etico, del patriottismo petrarchesco L’italianità come patrimonio storico e culturale Il componimento di Petrarca tuttavia non si esaurisce nel motivo politico, che infatti è inserito all’interno di una più generale . Oltre al tono di preghiera, che appare nei primi versi con l’invocazione della grazia divina, l’ultima strofa prima del congedo invita a tener conto della brevità della vita (vv. 97-99) e dell’inutilità delle passioni destinate a essere travolte dallo scorrere del tempo e dall’approssimarsi della morte. meditazione esistenziale La caducità della vita Le scelte stilistiche La trova il proprio in scelte metriche, sintattiche, retoriche e lessicali impostate su un livello elevato, già a partire dalla scelta della . La sintassi, spesso concitata come a rendere l’urgenza emotiva dei concetti, è caratterizzata da riprese*, parallelismi* e antitesi*. Queste ultime, in particolare, appaiono volte a evidenziare il contrasto tra il bene e il male (cfr. vv. 29-30, 40, 93). tematica impegnata corrispettivo stilistico canzone, forma poetica nobile Un’impostazione elevata Il tono del componimento è reso solenne ed elevato attraverso diverse figure retoriche. La prima strofa si apre con una prosopopea*: la personificazione dell’Italia in una donna dal corpo martoriato ( , vv. 2-3). Si vedano poi le numerose metafore*, interrogative retoriche, invocazioni e apostrofi*. Ancora, al v. 49 ( ) si può notare una preterizione*: dicendo di non voler parlare di Cesare, di fatto il poeta lo ricorda. (vv. 117-118), infine, è una perifrasi* per indicare l’adulazione. Anche il lessico è solenne, come mostrano in particolare i latinismi che abbiamo evidenziato nelle note. a le piaghe mortali / che nel bel corpo tuo sì spesse veggio Cesare taccio L’usanza pessima et antica, / del ver sempre nemica La frequenza delle figure retoriche Verso le competenze COMPRENDERE Qual è la soluzione prospettata dall’autore in merito alla situazione politica dell’Italia del suo tempo? 1 Quali sono le ipotesi formulate nella quarta strofa per spiegare il comportamento dei signori italiani? 2 In che cosa consiste l’inganno messo in atto dai tedeschi ai danni degli italiani (quinta strofa)? 3 Nella sesta strofa Petrarca afferma che, se gli italiani affronteranno i mercenari, il combattimento sarà breve. Perché? Chi risulterebbe vincitore? 4 ANALIZZARE Individua la prosopopea nella terza strofa. 5 Individua, nella terza strofa, un chiasmo, spiegandone la funzione espressiva. 6 INTERPRETARE Come si concilia l’appello alla pace dell’ultimo verso con il precedente invito ai signori italiani a prendere le armi contro i mercenari stranieri? 7 PRODURRE Rintraccia nel profilo generale di Petrarca la sua concezione politica e scrivi un breve testo (circa 10 righe), citando esempi tratti dal componimento a supporto della tua trattazione. 8