la sintesi Umanesimo e Rinascimento Il Petrarchismo decoro misura canzonieri imitazione IL PETRARCHISMO Nel Quattrocento l imitazione in volgare di Petrarca costituisce la forma privilegiata di poesia, attuata con mescolanza di temi, linguaggi e metri differenti. Tale tendenza acquista rigore nuovo nel Cinquecento. Pietro Bembo è sia il teorizzatore dello stile di Petrarca quale modello esclusivo di lingua poetica (Prose della volgar lingua) sia uno dei maggiori esponenti della corrente petrarchista (Rime). La scrittura petrarcheggiante non è però solo prerogativa di letterati di professione: la sua capillare diffusione in Italia e in Europa la rende un mezzo di affermazione personale e di promozione sociale, consentendo per la prima volta in maniera non occasionale l accesso alla lirica anche alle donne. Modo di espressione della classe aristocratica, il Petrarchismo ne riflette le aspirazioni al decoro e alla misura, al bello assoluto e all amore ideale. Nei canzonieri l esperienza del quotidiano si rivela dunque priva di ogni aspetto concreto e la vicenda amorosa mette in scena, in conformità al modello, il dissidio tra amore spirituale e amore profano. Sul piano dello stile, l imitazione del monolinguismo di Petrarca produce un lessico astratto e forme retoriche ripetute all eccesso: una mancanza di originalità che rappresenta il limite maggiore del Petrarchismo. IACOPO SANNAZARO Poeta di nobile famiglia, Sannazaro (1456 ca-1530) frequenta l Accademia pontaniana e la corte aragonese di Napoli. La produzione in volgare comprende alcune filastrocche, Sonetti et canzoni e Arcadia (1504), romanzo pastorale in prose e versi di grande successo in Europa. In esso l autore traduce il desiderio di fuga e l esigenza di pace ed evasione assemblando reminiscenze di classici greci, latini (Virgilio) e italiani (Petrarca). Da ricordare tra le opere in latino le cinque Egloghe dei pescatori e il poemetto in esametri Il parto della Vergine. 624 GIOVANNI DELLA CASA Di tono cupo e drammatico, le Rime di Della Casa (1503-1556), pubblicate postume nel 1558, sono pervase da inquietudine e malessere interiore e anticipano, nelle forme e nel contenuto, le istanze della poesia manierista. Le Rime saranno molto apprezzate da Torquato Tasso. MICHELANGELO BUONARROTI Scultore, pittore e architetto di immensa fama, Michelangelo (1475-1564) si forma alla corte medicea ma soggiorna a varie riprese a Roma, dove si trasferisce definitivamente nel 1537. Nelle Rime rifiuta le regole e le convenzioni proposte da Bembo per esprimere la contraddittoria vitalità del suo animo, perennemente lacerato e in conflitto. Ne deriva uno stile spezzato e faticoso che richiama le asprezze del Dante delle rime petrose. GASPARA STAMPA Poetessa di grande cultura, Gaspara Stampa (1520/1525-1554) si trasferisce nel 1531 a Venezia dalla nativa Padova, entrando a far parte della società mondana della città grazie alla sua vita spregiudicata. Nelle Rime dà voce al suo impeto amoroso per Collatino di Collalto, uomo d armi e scienziato, e trasforma il modello petrarchesco nel resoconto autobiografico di un amore vissuto senza risparmio di energia e passione. ISABELLA DI MORRA Poetessa lucana (1520-1546), figlia del barone di Favale, è costretta a vivere in un castello insieme alla madre e ai sette fratelli dopo la fuga del padre dalla penisola, in seguito all arrivo degli spagnoli. Nelle sue poche Rime (13 composizioni in tutto), la giovane esprime il dolore per la condizione di solitudine e prefigura la tragica conclusione della propria esistenza.