La letteratura cortese-cavalleresca to tra il 1257 e il 1258) e soprattutto del lombardo Sordello da Goito (nato circa nel 1200 e morto dopo il 1269), che troviamo anche citato da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, VI). Un ulteriore fase del processo di assimilazione della poesia provenzale è ravvisabile più tardi nella produzione della Scuola siciliana sorta alla corte di Federico II, quando le movenze e le immagini della lirica cortese saranno rielaborate in un volgare italiano. Né, infine, va trascurato l esplicito omaggio tributato da Dante ad alcune personalità della tradizione trobadorica: è il caso di Folchetto di Marsiglia, ammirato nel De vulgari eloquentia come grande interprete della poesia amorosa e religiosa, e di Arnaut Daniel, le cui liriche, improntate al trobar clus, costituiscono per il poeta fiorentino un importante riferimento per la stesura delle sue rime cosiddette petrose . 4 Gli autori e i testi Chanson de Roland I 4002 versi del manoscritto della Chanson de Roland (custodito in Inghilterra, nella Biblioteca Bodleiana di Oxford), databili intorno al 1100, sono opera di un poeta la cui identità è sconosciuta. La storia che vi è raccontata, come abbiamo già detto, amplifica e in parte mistifica un episodio, militarmente irrilevante, della guerra tra i franchi e i saraceni: la cosiddetta rotta di Roncisvalle, sulle montagne dei Pirenei occidentali, al confine tra Spagna e Francia, quando, il 15 agosto del 778, la retroguardia dell esercito di Carlo Magno venne assalita e annientata. La Chanson attribuisce la responsabilità dell imboscata ai saraceni: in realtà, l azione fu messa in atto da un manipolo di montanari baschi, come attesta la biografia di Carlo Magno (Vita Karoli), scritta all epoca dei fatti da Eginardo, uno storico al servizio dell imperatore. La distorsione storica non è naturalmente casuale: all anonimo autore sta a cuore trasfigurare la vicenda in termini epici, sostenendo le aspirazioni dell aristocrazia feudale, tesa verso l espansione in Spagna e impegnata nelle Crociate contro gli infedeli . Orlando, l eroe protagonista, e il suo sacrificio glorioso vengono così avvolti in un atmosfera mitica, simbolo solenne di una fedeltà estrema al signore, alla patria e a Dio. Dopo sette anni di guerra contro Marsilio, re pagano di Spagna, Carlo Magno lascia l assedio della città di Saragozza al più valoroso tra i suoi cavalieri, Orlando. Un paladino cristiano, Gano di Maganza, accecato dalla gelosia per Orlando, si accorda con il re nemico, che finge di convertirsi e rinunciare alla guerra. In realtà, mentre il grosso dell esercito di Carlo si ritira, la retroguardia, capeggiata da Orlando, viene attaccata da migliaia di saraceni. Il paladino, assalito dal numero soverchiante dei nemici, si rifiuta tuttavia di suonare l olifante f e invocare il soccorso del sovrano, come gli suggerisce di fare il compagno Oliviero: glielo impedisce il senso dell onore. Solo alla fine, quando il campo è disseminato di morti e lui stesso sta per morire, si piega a suonare il corno per avvisare la parola La trama Olifante Il vocabolo olifante viene dal francese antico oliphant, alterazione del latino elephantus, cioè elefante e, per metonimia, avorio . Infatti con questo termine viene designato il corno da caccia in uso nel Medioevo, ricavato da zanne di elefante. Solitamente scolpito con rappresentazioni di figure animalesche, lo strumento era dotato di un intensità e una potenza straordinarie, tanto da venire impiegato esclusivamente all aperto. 63