Umanesimo e Rinascimento – L'opera Il Principe Niccolò Machiavelli al Magnifico Lorenzo de’ Medici (Dedica) I principati nuovi che si acquistano con le armi proprie e la virtù (VI) I principati nuovi che si acquistano con le armi altrui e con la fortuna (VII) Quali sono le cose per cui gli uomini e specialmente i principi sono lodati o biasimati (XV) In che modo la parola data debba essere mantenuta dai principi (XVIII) Quanto possa la fortuna nelle cose umane e in che modo sia possibile arginarla (XXV) Esortazione a conquistare l’Italia e a liberarla dalle mani dei barbari (XXVI) T4 T5 T6 T7 T8 T9 T10 Tipologia A: Perché i principi d’Italia hanno perso il loro regno (XXIV) Analisi del testo 1 Un trattato di attualità politica è un libro breve, scritto forse in un arco temporale molto ridotto, stimolato dalla solitudine, dalla meditazione, ma anche da un’energia che i fallimenti di una vita politica tormentata non avevano scalfito. A dispetto delle sue esibizioni di modestia, Machiavelli lo considerava un vero e proprio trattato politico, a lungo meditato e dotato di una sua sistematicità. Il Principe La composizione: datazione, dedica e obiettivi dell’opera Per la maggior parte degli studiosi è stato scritto da Machiavelli nel periodo di forzata inattività, tra luglio e dicembre del 1513, durante l'esilio nella casa di campagna nei pressi del borgo di San Casciano. Altri invece datano la stesura dell’opera in varie fasi, fino al 1515. La prima pubblicazione, postuma, risale al 1532. Inizialmente l’autore intendeva dedicare l’opera a Giuliano de’ Medici, ma dopo la morte di quest’ultimo (avvenuta nel marzo 1516) la dedica è indirizzata a , nipote del Magnifico, sul quale si appuntano le speranze della casata. Il Principe Lorenzo di Piero de’ Medici L’argomento e la dedica ai Medici sono importanti per capire le finalità con le quali il trattato viene composto: Machiavelli intende mettere a frutto tutte le esperienze degli anni precedenti, sia quelle del politico, protagonista in prima persona della scena fiorentina di inizio Cinquecento, sia quelle dello studioso, conoscitore della storia antica. Non è però un trattato di scienza pura, ma un libro di : le riflessioni in esso contenute costituiscono proposte concrete e operative per risollevare la penisola da quella rovina a cui l’ha abbandonata la stoltezza dei governanti a capo dei diversi Stati italiani. Allo stesso tempo, Machiavelli pone la propria candidatura come collaboratore dei nuovi signori di Firenze per la realizzazione di un principato forte e duraturo. La posizione repubblicana e antimedicea di Machiavelli era nota; tuttavia, con l’opera dedicata ai Medici, egli spera di rientrare nel gioco politico, riacquistando un ruolo importante come esperto consigliere al di sopra delle parti e delle fazioni. La speranza viene presto disillusa: il libro, che circola manoscritto a partire almeno dal 1517, è accolto freddamente e il suo autore è costretto a rimanere ancora ai margini della vita politica fiorentina e a dedicarsi ad altri interessi, meno politici e più letterari. attualità politica La natura e gli intenti dell’opera >> pag. 770 La struttura e i contenuti si compone di una Dedica e di 26 capitoli, tutti piuttosto brevi, preceduti da titoletti in latino, che ne riassumono il contenuto. Il Principe Da un punto di vista tematico, l’opera si può dividere in quattro parti fondamentali: l’analisi dei diversi (capitoli I-XI); l’ , mercenarie o proprie (capitoli XII-XIV); (capitoli XV-XXIII); la e l’esortazione ai Medici a liberare l’Italia (capitoli XXIV-XXVI). tipi di principato ordinamento delle milizie le virtù e i comportamenti adatti al principe situazione italiana Le quattro sezioni fondamentali Più nel dettaglio, nella prima sezione l’autore distingue tra principati di e : i primi sono le monarchie dinastiche già consolidate, i secondi sono formati dall’aggiunta di nuove conquiste a un nucleo preesistente, i terzi prevedono la distruzione violenta di un regime precedente. Tra i principati nuovi, vanno distinti quelli acquistati grazie alla virtù o alla fortuna da quelli ottenuti con armi proprie o altrui. Il caso di chi sia divenuto principe per fortuna, confidando nelle armi altrui, è incarnato dall’esempio di Cesare Borgia, detto duca Valentino ( p. 791), che Machiavelli indica come modello di «principe nuovo» (capitolo VII, T6, p. 784). La soluzione preferita dall’autore è però costituita dal principato , ottenuto e conservato con il consenso popolare, che garantisce stabilità per il monarca e prosperità per i cittadini. Infine Machiavelli prende in esame i principati che, avendo natura atipica, obbediscono a regole proprie, diverse da quelle indicate per gli altri principati. natura ereditaria, misti nuovi ► ► civile ecclesiastici La prima parte: i diversi tipi di principato Il secondo nucleo del costituisce un sintetico trattato sulle milizie, contenente argomenti che l’autore riprenderà qualche anno più tardi con la stesura dell’ . Attraverso la consueta classificazione oppositiva cara a Machiavelli, le milizie vengono dette proprie o mercenarie. Solo , cioè quelle guidate dal principe e composte dai suoi sudditi, . Machiavelli, a cui sta a cuore evidenziare il legame tra esercito e strutture civili, sottolinea l’inaffidabilità delle cosiddette compagnie di ventura (le masnade di soldati di mestiere al soldo di un condottiero, p. 775) e vede nel massiccio ricorso alle truppe mercenarie una delle cause principali della cronica debolezza degli Stati italiani. Principe Arte della guerra le milizie proprie sono in grado di garantire la sicurezza dello Stato ► La seconda parte: il problema delle milizie Albrecht Dürer, , 1510. Londra, British Museum. La morte e il lanzichenecco La terza sezione dell’opera è quella più rivoluzionaria, essendo imperniata su un profilo dell’uomo di governo non aderente all’etica tradizionale. Machiavelli infatti dichiara subito che lo e per questo preferisce riferirsi alla realtà, piuttosto che al «modo con cui essa viene immaginata», cioè a un ideale astratto. Se un principe «accorto» si pone come obiettivo la sicurezza e la conservazione dello Stato, dovrà imparare «a non essere buono» ( T7, p. 792), a privilegiare la parsimonia alla magnificenza, la crudeltà all’indulgenza, l’opportunismo alla lealtà, assumendo quindi anche comportamenti moralmente negativi, se lo richiedono i «tempi». Per non correre il rischio di fallire, deve sapere «usare sia la bestia che l’uomo» ( T8, p. 795), utilizzando, nei casi in cui la «pietà» sia inutile o dannosa, l’astuzia e la forza (simboleggiate nel testo rispettivamente dalla volpe e dal leone). scopo della sua opera è l’utilità ► ► La terza parte: etica e virtù del principe >> pag. 771 I tre capitoli conclusivi si concentrano sulla situazione politica dell’Italia contemporanea, la cui rovina non dipende dalla fortuna avversa, ma dall’ . Dopo aver riflettuto sull’incidenza della fortuna sulla vita degli uomini e sulla capacità della virtù di controllare la metà delle vicende umane ( T9, p. 799), Machiavelli chiude l’opera con un’appassionata affinché si facciano promotori di un’impresa capace di riscattare l’Italia e di affrancarla dal dominio straniero ( T10, p. 803). incapacità dei suoi principi ► esortazione ai Medici ► La quarta parte: la situazione italiana La struttura e i contenuti del Principe Prima parte: capitoli I-XI I vari tipi di principato ereditari misti (in parte ereditari e in parte nuovi) nuovi come fondare e governare un principato nuovo con la violenza con il consenso dei sudditi (principato civile) ecclesiastici Seconda parte: capitoli XII-XIV L’ordinamento delle milizie inaffidabilità delle milizie mercenarie necessità di milizie proprie Terza parte: capitoli XV-XXIII Le qualità del principe parsimonioso più che generoso temuto più che amato spergiuro più che leale capace di usare la forza e la frode Quarta parte: capitoli XXIV-XXVI La situazione italiana la crisi contemporanea la fortuna arginata dalla virtù di uomini forti l’esortazione a un «principe nuovo» a restituire la libertà agli italiani