LA GRECIA CLASSICA 6. L'arte nell'Età Classica Per la cultura greca, fin dalle origini, l’errore più grave in cui può incorrere l’uomo è la , ossia l’eccesso, la tracotanza che lo induce a violare i limiti impostigli dagli dèi e dagli altri uomini. Al contrario, sono tenuti nella massima considerazione il senso della e dell’ e la fiducia nella . Sono questi i princìpi su cui si fonda la civiltà greca. Nel periodo compreso tra il V e il IV secolo a.C., che vede l’apice dello sviluppo delle e di Atene in particolare, nonché l’affermarsi della cultura greca in tutto il Mediterraneo, questi valori trovano espressione anche nelle opere d’arte. La produzione artistica di quest’epoca è definita "classica", con un termine che inizia a essere utilizzato nella tarda latinità per designare ciò che è eccellente, di prim’ordine, nella sua classe. Riferito all’ambito dello stile, connota ciò che è dotato di caratteristiche di , ed , adattandosi dunque perfettamente all’arte greca del V secolo a.C., da sempre considerata l’arte per eccellenza. In essa si manifestano con evidenza le conquiste dello spirito libero delle la nascita della filosofia incentrata sull’uomo e la diffusione della democrazia. In molte epoche storiche successive, il livello di perfezione raggiunto dall’arte greca classica sarà ritenuto insuperabile. Dalla Roma di Augusto all’Europa neoclassica, i capolavori dell’arte greca resteranno modelli al di fuori del tempo, tanto da assumere un valore che andrà ben oltre la finalità contingente per cui erano stati creati. Il concetto di classico hýbris misura equilibrio ragione póleis perfezione armonia equilibrio formale póleis, , 460 a.C. ca., marmo, h 62 cm. Atene, Nuovo Museo dell'Acropoli. Atena pensosa La produzione artistica classica attraversa tre diverse fasi stilistiche. Il passaggio dall’arcaismo all’arte classica vera e propria è contraddistinto dall’emergere del cosiddetto (dal 480 al 450 a.C. circa), così chiamato per la scomparsa del "sorriso arcaico": in questa fase il superamento della visione per piani paralleli consente la conquista di una piena corporeità dei volumi. Per si intende invece l’età di Pericle (461-429 a.C.), durante la quale Atene raggiunge l’apice della propria egemonia nel mondo greco. Città ricca e cosmopolita, meta per gli artisti provenienti dalle altre Atene è la sede del cantiere più importante di tutta l’antichità greca, quello dell’acropoli, diretto da Fidia. L’Età Classica piena è l’epoca dei , che divengono consapevoli delle proprie innovazioni, teorizzandole (come fa lo scultore Policleto nel suo trattato andato perduto, il ) e firmando le opere. La figura dell’artigiano si evolve in quella dell’artista vero e proprio, maestro riconosciuto pubblicamente e remunerato di conseguenza per il lavoro svolto. Infine, il periodo che va dallo scoppio della guerra del Peloponneso (431 a.C.) alla battaglia di Cheronea (338 a.C.) viene definito . In questa fase, segnata dalle gravi difficoltà attraversate dalle coinvolte nel conflitto, la produzione artistica tende a umanizzare il concetto di bellezza ideale proprio dello stile classico e a ripiegare su una maggiore . Le diverse fasi dell'Età Classica stile Severo Età Classica piena póleis, grandi artisti Canone Tardo Classicismo póleis introspezione L’arte greca classica è giunta fino a noi tramite "filtri": gran parte dei capolavori di questo periodo storico è infatti conosciuta attraverso copie degli originali, oppure è testimoniata soltanto dalle fonti letterarie. Per quanto riguarda la statuaria, possediamo pochissime opere originali: le statue erano per lo più realizzate in bronzo e sono andate quasi completamente perdute a causa del riutilizzo del metallo, rifuso in periodi storici successivi. I pochi originali di cui disponiamo sono stati rinvenuti sul fondo del mare o, come nel caso dell’ sotto un’antica frana; paradossalmente, sono stati degli eventi avversi a preservarli, impedendo che subissero la sorte di tante altre sculture. D’altra parte, godendo da subito di un grande successo, le opere più apprezzate sono state abbondantemente riprodotte: disponiamo infatti di un grande numero di , soprattutto di età romana, di qualità più o meno buona; da esse è possibile cogliere l’aspetto degli originali, sebbene non sia sempre facile capire se e quanto il copista abbia apportato varianti al modello sulla base della propria sensibilità o dei condizionamenti dovuti all’epoca e alla destinazione (per esempio modificando l’espressione del volto o coprendo le nudità). Per quanto riguarda la , possediamo resti ancora più scarsi, sebbene fosse la più apprezzata delle arti figurative e, di conseguenza, molto diffusa. Abbiamo notizia della pittura grazie alle e possiamo farci un’idea approssimativa della qualità raggiunta grazie alle raffigurazioni pittoriche su , agli e ai , anch’essi soprattutto di età romana, che si ispiravano ai grandi pittori greci nei motivi e nello stile. Un'arte mediata Auriga di Delfi, copie in marmo pittura fonti letterarie ceramica affreschi parietali mosaici , 447-438 a.C., marmo, h 124 cm. Londra, British Museum. Metopa del lato sud del Partenone con Centauro e Lapita , , 420-410 a.C., h 28 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale (da Populonia). Pittore di Meidias Hydría attica a figure rosse con le nozze di Adone e Afrodite