IL ROMANICO  13.  L’arte romanica Si definiscono romaniche l’architettura e le arti figurative sbocciate e maturate nel corso di duecento anni, . Queste date rappresentano però un’approssimazione, che conosce infinite declinazioni locali: in alcune zone, come nell’Île-de-France, alcuni edifici mostrano già caratteristiche proprie di un nuovo stile – il Gotico – alla metà del XII secolo, mentre può accadere che altre regioni si attardino, agli inizi del XIII secolo, in forme ancora romaniche. La nascita del Romanico (in francese , in inglese ) come categoria stilistica distinta dalla successiva arte gotica risale a due secoli fa, ed è stata fondamentale per iniziare a conoscere le opere di questo periodo. Sino all’Ottocento, infatti, non si distingueva nettamente fra le diverse espressioni figurative e architettoniche prodotte nel lungo periodo che va dalla caduta dell’Impero romano al Rinascimento (XV secolo). Per molto tempo esse furono definite "germaniche" o "gotiche", ovvero considerate in modo generico e detrattivo come barbare e primitive. Uno dei primi eruditi a utilizzare il termine Romanico fu il francese Charles de Gerville, che a proposito delle chiese normanne adottò nel 1818 il termine francese (da non confondere con che significa "romano"), già in uso per definire le , cioè le lingue sviluppatesi dal latino. Un anno dopo, nel 1819, lo storico inglese William Gunn definì con il termine – utilizzato per indicare il "dialetto romanesco", cioè un latino degradato – una cultura che, per quanto imperfetta e vivacemente fantasiosa, affondava le sue . Altri studiosi, italiani e francesi, avrebbero concordato in seguito sull’idea che il Romanico si fosse sviluppato dal filone più popolare dell’arte tardoromana, così come le lingue romanze si erano evolute non tanto dal latino classico, ufficiale e aulico, per secoli sopravvissuto nei documenti e nei testi liturgici, quanto da quello vernacolare, diffuso nelle province dell’Impero romano: il cosiddetto volgare (da intendere come "popolare", da , "popolo"). Sebbene queste definizioni avessero il vantaggio di attribuire al Romanico una specificità e un valore propri, non riuscivano tuttavia a spiegare l’arte sviluppatasi negli stessi secoli nelle aree di lingua tedesca o inglese o quella fiorita nella Sicilia normanna, influenzata anche dal mondo bizantino. La scoperta del Romanico tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo sino al termine del XII secolo Art roman Romanesque Art roman romain, lingue romanze romanesque radici nell’arte romana vulgus , inizi del XII secolo, marmi policromi. Pisa, Duomo, facciata.  Iscrizione elogiativa dell'architetto Rainaldo particolare del rivestimento parietale, fine del XII secolo, marmo. Firenze, Basilica di San Miniato al Monte.  Tarsia a elementi geometrici, Non è possibile spiegare l’arte romanica con una definizione univoca, data la e il che l’hanno di volta in volta influenzata, intrecciandosi fra loro. Elementi bizantini, arabi, sasanidi (cioè della tradizione persiana prima della conquista araba) e copti (propri della cultura degli egiziani rimasti cristiani dopo la conquista araba) possono convivere in un’opera romanica accanto a elementi derivati dai sarcofagi tardoromani o addirittura dalla statuaria antica. A questo proposito si parla spesso, per alcune zone specifiche come la Toscana, la Campania o la Provenza, di o , intesa come , della sua bellezza e della sua armonia. Una tale molteplicità di ispirazioni determina la formazione di stili molto differenti: ecco perché, piuttosto che uno stile, il Romanico va considerato come una , un insieme di forme. Le opere romaniche, che siano espressione di una cultura sofisticata o di tendenze più popolari, testimoniano sempre una , quasi incline al grottesco. Ed è questo un altro segno distintivo del Romanico: un ricco immaginario, che ha prodotto un’infinita varietà di soluzioni ed elementi ornamentali, mai più eguagliata nell’arte occidentale. Nel produrre questo repertorio di immagini sorprendenti e improbabili, eppure realisticamente espressive, anche se non sempre rispondenti ai canoni di bellezza e fedeltà del naturalismo antico, gli artisti romanici si sono avventurati a sperimentare i materiali più vari, talvolta adottando metodi piuttosto semplici, talaltra tecniche elaborate. La presenza di , l’esistenza di in una determinata produzione e la rendono impossibile studiare l’arte di questo periodo limitandosi a una sola regione, e spiegano perché opere concepite nella stessa epoca a distanza di centinaia o migliaia di chilometri mostrino caratteri simili, mentre altre, assai vicine, presentino forme e stili molto diversi. Bellezza e mostruosità varietà di forme carattere eterogeneo dei modelli rinascita rinascenza del XII secolo recupero della cultura classica pluralità di stili fantasia sfrenata influssi culturali molteplici centri specializzati mobilità di artisti e maestranze particolare, inizi del XII secolo, marmo. Bari, Basilica di San Nicola. Cattedra del vescovo Elia, , , particolare, 1159, pietra e stucco policromo. Moscufo (Pescara), Chiesa di Santa Maria del Lago. Nicodemo da Guardiagrele Pulpito