IL GOTICO 14. , , particolare, Giotto Isacco respinge Esaù 1290, affresco. Assisi, Basilica di San Francesco, chiesa superiore. All’inizio del XIII secolo la vita politica dell’Europa occidentale è ancora segnata dal contrasto tra i due grandi poteri universali, , che mostrano tuttavia chiari segni di crisi. Già nella seconda metà del secolo la curia papale risiede spesso fuori Roma (a Viterbo, Orvieto, Perugia, Anagni), fatto che contribuisce alla decadenza della Città Santa; pochi anni dopo la sede pontificia è trasferita da Clemente V ad , nel Sud della Francia. Nel 1377 il tentativo di riportare il Papato a Roma scatena una lotta di potere interna alla curia che si traduce in una vera e propria rottura, nota come . In conseguenza dello Scisma, fino al 1417 la Chiesa avrà due papi, uno a Roma e uno ad Avignone. L’Impero, dal canto suo, mantiene forti legami con i territori italiani fino alla metà del Duecento, grazie alla figura di (1194-1250), che riunisce nella sua persona la corona imperiale e quella di Sicilia. Nel corso del Trecento, però, i possedimenti imperiali si riducono essenzialmente ai territori germanici. Al declino del Papato e dell’Impero fa riscontro l’ascesa delle , destinate a dominare la scena europea nei secoli successivi. La stessa Guerra dei Cent’anni (1337-1453), che per circa un secolo, a partire dalla metà del Trecento, contrappone Francia e Inghilterra, contribuisce a consolidare su base nazionale le istituzioni monarchiche dei due più importanti regni europei. L'EPOCA E LE IDEE Il declino dei grandi poteri universali e l'ascesa delle monarchie nazionali Impero e Papato Avignone Scisma d’Occidente Federico II di Svevia monarchie nazionali L'Europa alla fine del XIII secolo. Nell’Italia centro-settentrionale, intanto, si verifica un’evoluzione degli ordinamenti comunali. Molte città si trasformano in , affidando il potere a un singolo e alla sua casata familiare. Le lotte interne alle città e fra centri diversi si esprimono spesso come contrasti tra , sostenitori del Papato, e , legati all’Impero. Nel corso del Trecento sembra che la , di estensione ormai regionale, possa allargare la propria influenza su vaste zone della Penisola, svolgendo un ruolo di unificazione analogo a quello delle casate reali francese e inglese. Il tentativo però fallisce, e l’Italia-centrosettentrionale rimane frazionata in Stati regionali, Signorie e Repubbliche cittadine: e sono dominate rispettivamente dai Gonzaga e dagli Este (che svolgono un ruolo importante anche nel campo delle committenze artistiche); e sono rette da regimi oligarchici; Venezia rivolge i propri interessi economici verso Oriente ma allo stesso tempo conquista vasti possedimenti in terraferma; a , infine, si instaura un governo fondato sulle corporazioni artigiane. Nel Meridione, invece, dopo la morte di Federico II e la sconfitta dei suoi successori si impone la dinastia di origine francese degli , di stretta osservanza guelfa, che cede però la Sicilia al dominio dei re spagnoli di . L'Italia fra Duecento e Trecento Signorie guelfi ghibellini signoria milanese dei Visconti Mantova Ferrara Genova Venezia Firenze Angiò Aragona Nel corso del Duecento nascono – tra cui i principali sono i e i – che assumono una grande importanza per la vita spirituale, civile e culturale europea, influendo sullo sviluppo urbano, sull’architettura e sull’arte. A differenza dei monaci benedettini, gli Ordini mendicanti (come sono definiti in relazione alla loro attività di predicazione e raccolta di offerte) si radicano nelle città, dove fondano chiese e conventi. Fra Duecento e Trecento gli elementi di fermento e innovazione riguardano anche la cultura, in tutti i suoi campi. Nascono numerose , mentre le raggiungono piena dignità letteraria; in Italia, l’opera di Dante, Petrarca e Boccaccio sancisce la supremazia del toscano. Alla filosofia scolastica si affianca un nuovo interesse per lo e per la , sempre più attenta al ritmo. L’adozione delle cifre arabe favorisce inoltre il progresso della . L’invenzione degli , dalla fine del Duecento, e quella degli meccanici, nel Trecento, consentono rispettivamente una visione più chiara e una misura del tempo meno approssimativa. II rafforzamento delle monarchie nazionali e delle Signorie cittadine favorisce la formazione di che ospitano anche numerosi letterati e artisti. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, la condizione di cortigiano consente spesso una maggiore autonomia di quella che l’artista avrebbe in città. A corte, infatti, gli artisti trovano occasioni di lavoro e privilegi, mentre in città la loro condizione è più simile a quella degli artigiani, alla cui attività non si riconosce ancora alcun prestigio intellettuale. I fermenti religiosi e culturali nuovi Ordini religiosi francescani domenicani università lingue volgari studio della natura musica matematica occhiali orologi corti