Il Partenone
L’edificio maggiore dell’acropoli era l’enorme tempio dedicato ad Atena, la divinità poliadica (protettrice della pólis); esso prende il nome
dall’epiteto parthénos (“vergine”) attribuito alla dea. Realizzato in marmo pentelico (un marmo bianco cavato da una montagna
a nord di Atene), il Partenone viene costruito tra il 447 e il 432 a.C. dagli architetti Ictino e Callicrate, sotto la
supervisione di Fidia, che assume il ruolo di dirigente sommo (epískopos) di tutti i lavori: di Fidia è la concezione della
decorazione figurata, la creazione dei modelli, l’organizzazione dell’officina e il controllo della realizzazione, con intervento personale nelle parti
più impegnative (27-28-29).
Alla cella del tempio si accedeva attraverso un prònao con sei colonne doriche sulla facciata; all’interno, un
colonnato disposto a U era stato concepito per cingere la statua colossale della dea. Verso ovest, l’opistodomo
appariva simile al prònao, con sei colonne doriche sulla facciata: da esso si entrava in un grande ambiente il cui soffitto era sorretto da quattro
altissime colonne ioniche che, essendo più slanciate delle doriche, a parità di altezza avevano un diametro di base minore, occupando quindi meno
spazio. Qui venivano tenuti i sacri arredi, comprese le vesti che le vergini tessevano per la dea.
La peristasi aveva sulle facciate otto colonne (30): le sei centrali in corrispondenza delle sei
del prònao, più due d’angolo. Sui lati lunghi il colonnato aveva un numero di colonne pari al doppio più uno di quelle in facciata, cioè 17. Ogni
colonna misurava 1,9 metri di diametro, per un’altezza di 10,4 metri. Una fittissima rete di rapporti matematici presiedeva all’intera costruzione e una
serie di correzioni ottiche rendeva l’uso dell’ordine dorico più armonico: le colonne d’angolo, per esempio, hanno un diametro
leggermente maggiore delle altre, e tutte presentano l’entasi propria delle colonne di ordine dorico.
La presenza di elementi ionici in un edificio dorico caratterizza anche la decorazione scolpita del Partenone, che comprende i frontoni e il fregio con
metope e triglifi tipici del dorico, ma pure un fregio continuo ionico all’esterno della cella. Essa non deve essere interpretata come una forma di
eclettismo (combinazione disorganica di elementi eterogenei) ma come espressione della sintesi operata dalla cultura attica; questa sintesi non ha solo
un carattere estetico, ma stabilisce un legame con le città asiatiche ed esprime il ruolo di guida del mondo ellenico che l’Atene di Pericle tendeva ad
attribuirsi.
FOCUS
LA MATEMATICA NEL PARTENONE
L’effetto di perfetta armonia del Partenone deriva dai rapporti matematici che regolano le misure dell’edificio. Il rapporto tra il
diametro delle colonne e l’interasse (distanza tra i centri di due colonne consecutive) è 4:9; lo stesso rapporto (4:9) corre tra l’altezza (fino
alla cornice orizzontale) e la larghezza dei prospetti; i due numeri sono quadrati di due numeri interi consecutivi, 2 e 3. Sui fianchi, le colonne
sono 17 (cioè una più del doppio di quelle della fronte) e il rapporto tra altezza e larghezza è espresso dagli stessi numeri 4 e 9 elevati al
quadrato (16:81).
Secondo alcuni, invece, la relazione tra le misure del tempio può essere espressa non da numeri interi (il cui rapporto è un numero periodico, e
quindi razionale, cioè riducibile a una frazione) ma dalla cosiddetta “sezione aurea”. La sezione aurea di un segmento AB è la
parte di segmento AC che è medio proporzionale fra tutto il segmento e la parte che resta (il tutto sta alla parte come la parte sta al rimanente),
secondo la proporzione: AB:AC=AC:CB. Il rapporto è espresso da un numero irrazionale (cioè con infinite cifre decimali) pari a 1,61803,
contrassegnato con la lettera greca φ (phi) proprio in onore di Fidia.
Questo rapporto proporzionale venne individuato dal matematico greco Euclide attorno al 300 a.C., ma il nome “sezione aurea” e il simbolo φ sono
stati introdotti in tempi abbastanza recenti.
Secondo questa interpretazione, la facciata del tempio può essere scomposta in una serie di rettangoli aurei, nei quali cioè il
rapporto tra i due lati è φ.
È possibile che questo rapporto non sia frutto di una ricerca consapevole dei progettisti, ma sia stato raggiunto per la sua intrinseca armonia.
Infatti, esso è presente anche in molti elementi della natura, come vegetali e conchiglie, e risulta particolarmente gradevole all’occhio umano.
D’altra parte, misurazioni più accurate hanno mostrato che nel Partenone questa relazione è solo approssimativa.