7.  L'ELLENISMO >> L'arte ellenistica

Un’arte di evasione

Nel II secolo a.C. si afferma un filone dell’arte ellenistica che predilige soggetti “leggeri” (Afrodite, ninfe, satiri, fanciulli e varie personificazioni dell’Amore) e persegue il virtuosismo formale, soprattutto nella resa dei panneggi degli abiti femminili (per esempio nell’iconografia delle Muse). Questo stile è stato definito anche “Rococò antico”, ancora una volta in riferimento a uno stile scultoreo proprio di un’epoca di molto successiva, evoluzione del Barocco del XVII secolo. Ad accomunare i due periodi sono proprio il gusto per gli aspetti salaci e galanti dei miti, per i soggetti piacevoli e scherzosi, per le ambientazioni boschive o campestri.

Afrodite e il tema dell'amore

La fortuna di questi soggetti in età romana, molto richiesti soprattutto per l’abbellimento di ville e giardini, ha fatto sì che pervenissero a noi numerose copie, riconducibili essenzialmente al filone di Afrodite nuda e dei soggetti legati al tema dell’amore.

Venere di Milo

Una delle varianti più celebri di Afrodite è quella oggi nota come Venere di Milo (17). Trovata nel 1820 a Milo, isola dell’Egeo, fu portata a Parigi ed esposta al Museo del Louvre, dove fece scalpore per la sua nudità. Si tratta di una copia di un’Afrodite che si specchia nello scudo di Achille, databile alla fine del II secolo a.C. La dea, dalla figura sinuosa e sensuale, è parzialmente coperta da un morbido panneggio che dai fianchi scende fino ai piedi, velando anche la gamba sinistra che, piegandosi leggermente in avanti, dà all’intera figura il senso di un movimento spontaneo.