Molte delle informazioni che possediamo sui templi etruschi provengono dal trattato De architectura dell’architetto romano
Vitruvio, che identifica in questi edifici un nuovo ordine architettonico, distinto da quelli greci: l’ordine tuscanico
(29). Egli si basava in particolare sull’aspetto delle colonne, che erano simili a quelle doriche, ma avevano il
fusto liscio e poggiavano su una base .
Il tempio etrusco, scrive Vitruvio, era collocato su un basamento costituito da grandi blocchi di pietra, cui si accedeva tramite una
scalinata posta sul fronte dell’edificio e orientata a mezzogiorno, cioè verso la parte del cielo da cui si credeva giungessero gli
auspici, i segnali inviati dagli dèi e interpretati dagli àuguri (i sacerdoti etruschi). Vitruvio descrive un tempio diviso in due zone: una anteriore,
detta prònao, con otto colonne in legno o mattoni di argilla cotti al sole, disposte in due file da quattro; e una posteriore
costituita da tre celle uguali e coperte, ognuna delle quali era dedicata a una particolare divinità. Studi recenti hanno però dimostrato che il tipico
tempio etrusco era a una sola cella, talora fiancheggiata da due alae (corridoi); la sua funzione originaria
era quella di spazio consacrato (da cui il termine templum, cioè tagliato, delimitato) nel quale l’augure (il sacerdote) osservava il cielo per
trarne auspici.