9.  ROMA REPUBBLICANA >> La formazione dell'arte romana

Il ritratto

Il ritratto è uno dei generi prediletti dell’arte romana, nel cui ambito diviene espressione del desiderio di affermazione individuale. Nel II secolo a.C. si affermano a Roma due tipologie di ritratto: quello di tradizione ellenistica e quello di tradizione italica.
Il ritratto di tradizione ellenistica, imitazione dei ritratti dei principi, è più idealizzato, cioè reso il più possibile armonico, pur conservando i tratti fisionomici che consentono l’immediata identificazione della persona rappresentata. Compare soprattutto nei ritratti ufficiali, fatti eseguire dallo Stato e pubblicamente esposti a gloria dei cittadini meritevoli, patrizi o plebei.
Il ritratto di tradizione italica, più realistico, vuole esprimere invece i valori tipici dell’antico patriziato attraverso la voluta ricerca di severità e sobrietà. Non è un caso che la grande diffusione dei ritratti di questo tipo sia contemporanea al trionfo del partito aristocratico, negli anni di Silla, tra il 90 e l’80 a.C. Il ritratto realistico riproduce l’aspetto della persona, colta con l’espressione che più ne evidenzia le qualità morali; in alcuni casi però, dato che tali caratteristiche vengono selezionate e messe in evidenza, il soggetto non appare più come nella vita quotidiana, ma presenta delle esasperazioni che lo rendono più significativo, più "vero" di come appare normalmente. Uno stile ben diverso da quello della tradizione greca, che preferiva rendere più distesi e più armonici i volti dei personaggi, togliendo i segni dei turbamenti momentanei, delle contrazioni dei muscoli facciali, delle imperfezioni.
Già all’epoca di Cesare, e poi con Augusto, si arriverà a una sintesi, a una mediazione tra i diversi generi; con la fine della Repubblica, poi, si esaurirà anche il ritratto aristocratico e i ritratti privati dell’epoca imperiale prenderanno a modello unicamente quelli degli imperatori.